“Anora” è l’ennesimo graffiante e feroce sberleffo di Sean Baker

Anora prometteva fuoco e fiamme e così è stato. Il nuovo film di Sean Baker, tra i cineasti più controversi, provocatori e maligni della sua generazione, è una comedy che mette alla berlina il mito del Principe Azzurro moderno, i nuovi ricchi dell’Est, che ci parla bene o male dell’oggettificazione femminile come nessun altro aveva pensato o proposto recentemente. Sesso, scandali, povertà, ricatti e solitudine, tutti uniti dentro la folle avventura di una spogliarettista, un rampollo di oligarchi festaiolo e un matrimonio che forse non è quella grande idea che potrebbe sembrare. 

Anora – la trama

Per Anora (Mikey Madison) la vita è una monotematica e anche abbastanza squallida occupazione in uno strip club di Brooklyn, dove come molte altre sue coetanee si esibisce sul palco o privatamente per questo o quel maschione in cerca di distrazioni, fingendo interesse, allegria e spensieratezza. Tutto nella sua vita appare però improvvisamente cambiare quando tra i suoi clienti compare il giovane Ivan (Mark Eidelstein), poco più di un ragazzino, sempre intento a fare festa con altri ragazzi russi della zona. Ivan rimane affascinato da Anora, le chiede di venire a casa sua e in breve tempo, quelle che erano semplicemente prestazioni sessuali a pagamento, diventano nel giro di di settimane la base per una frequentazione che porta ad una sorprendente proposta di matrimonio a Las Vegas. Anora però non sa che in realtà Ivan non è così libero e spensierato come sembra, ha una famiglia potente e famosa a cui rispondere, nonché un protettore locale, chiamato Toros (Karren Karagulian) un vescovo ortodosso del posto. Questi, assieme a due tirapiedi come Igor (Yuriy Borisov) e Garnick (Vache Tovmasyan) cercherà in tutti i modi di far annullare quel matrimonio, che agli occhi di Anora è la miglior possibilità della sua vita per smettere di essere una sex worker. O forse no? Anora come molti altri film di Sean Baker, anzi sostanzialmente tutti, unisce dramma e commedia grottesca, in questo caso è anche una sorta di teen movie con al centro una ragazza più furba che intelligente. Anora è egoista, materialista, ma allo stesso tempo quasi disperatamente inerme nel cercare in tutti i modi di credere che quel ragazzino sia veramente innamorato di lei, di non essere più semplicemente un escort o un corpo da utilizzare. Ciò che segue, grazie alla sceneggiatore di Sean Baker, è una specie di gigantesca sbornia fatta di risate, equivoci, una parodia di genere così assurda, da essere in realtà profondamente realistica, ed in cui Baker come al solito non risparmia niente e nessuno.

L’avventura folle di una ragazza di periferia senza prospettive

Sean Baker anche in Anora non ha filtri, non ha alcun tipo di pudore e ritegno. La protagonista corre sulle curve flessuose della Madison, che usa il sesso come mestiere ma anche come distrazione, in lei Baker crea il sogno erotico di ogni ragazzino di Instagram, di ogni quarantenne o cinquantenne che vuole sentirsi ancora giovane. Tutto in Anora è carnale, immediato, senza filtri, avviene velocemente, a passo di corsa, ma il tono è quasi sempre quello della commedia agrodolce, mentre guardiamo questa ragazza che si rifiuta di mollare l’osso, per così dire, mentre Baker si diverte a sfottere i ricchi russi che hanno invaso l’America, tutto l’occidente, con le loro satrapie volgari, materialistiche, ipocrite. Parlano di sacri valori mentre si stordiscono di vodka, droghe, promiscuità sessuale malata e golosa. Anora come ogni altro film di Sean Becker è in realtà molto tenero con i suoi personaggi, con la protagonista che lentamente deve capire cosa fare, se può o meno salvare quel matrimonio da strapazzo o guadagnarci qualcosa, che forse pure questa volta l’opportunità è andata a vuoto. Ma Baker ha la maestria di farlo con un’enorme tenerezza, compassione, per questa venere di periferia, sensuale ma spezzata nell’anima, 23 anni ma solo sulla carta, dentro è come se ne avesse 100. Ogni personaggio in Anora ha un significato, uno scopo, che poi è quello di demitizzare il cosiddetto “maschio di alto valore”, parlarci di un’avventura giovanile per illuminarci su come vengono viste le donne da certi uomini, come si vedono anche loro stesse, in un’epoca in cui conta solo l’individualismo, l’arraffare quello che si può finché si può. Non c’è un vero sentimento, non esiste altro che una sorta di contrattazione. Di Anora c’è ne sono tante nel mondo reale, spesso fanno una bruttissima fine, molto peggiore di quella che ci regala nel finale Baker, uno dei più intelligenti, a modo suo anche romantici visti quest’anno a Cannes. Sapremo tra poco se sarà valso qualche premio, ma di certo è un film semplice quanto intelligente, opprimente nel suo realismo a singhiozzo, nelle battute che fanno crepare dalle risate, nell’enorme malinconia nel guardare una ragazza che, oggettivamente, è una delle tante vittime delle circostanze con cui questo regista ha saputo catturarci nel suo percorso. 

Voto: 8,5

Fonte : Today