Una proposta di legge punta a rimettere il computer quantistico al centro delle strategie italiane e, magari, provare a farla diventare leader nel settore. Ormai, siamo dentro a quella che viene definita la seconda rivoluzione quantistica, un passaggio epocale, che ci ha permesso di fare un salto enorme rispetto ai vecchi computer tradizionali. Infatti, questa nuova tecnologia ci consente di eseguire dei calcoli sempre più complessi in un tempo molto più breve, con inevitabili ricadute in tutti i settori, da quello medico, passando al finanziario, fino ad arrivare al militare. Cosa che ha già spinto molti paesi a investire nel computer quantistico pesantemente per avere un vantaggio tattico sugli altri. L’Italia in questo scenario si muove un pò timidamente, ma anche noi vogliamo ritagliarci un nostro spazio nel futuro.
La proposta di legge
La legge presentata dal senatore Lorenzo Basso, vicepresidente della Commissione trasporti e innovazione tecnologica in quota Partito democratico, ha tra i vari obiettivi proprio quello di favorire, attraverso la creazione di un’adeguata base normativa (che al momento manca), lo sviluppo delle tecnologie quantistiche. Innanzitutto, attraverso la creazione di un Coordinamento nazionale quantistico che sarebbe composto da: membri del governo (ministeri), università, centri di ricerca e rappresentanti del mondo dell’impresa.
In secondo luogo, c’è la volontà di potenziare economicamente il settore, attraverso il finanziamento di 1 miliardo di euro in cinque anni al Centro nazionale per la ricerca di high performance computing, big data e quantum computing. Risorse queste, che si vanno a sommare con gli ulteriori 300 milioni previsti per le startup che operano nel settore delle tecnologie quantistiche, accelerando la commercializzazione e l’industrializzazione delle soluzioni tecnologiche.
“La nostra proposta di legge rappresenta un passo fondamentale per il futuro tecnologico dell’Italia, allineandosi con le iniziative globali e rafforzando la posizione del Paese come hub di eccellenza nello sviluppo delle tecnologie quantistiche – dice il senatore Basso -. La collaborazione tra istituzioni pubbliche e private, unita a un significativo investimento finanziario, creerà un ecosistema favorevole all’innovazione e alla crescita economica, per essere protagonisti nel nuovo scenario tecnologico. Nel corso dei prossimi dieci anni, si prevede che le tecnologie quantistiche rivoluzioneranno molti aspetti della vita di tutti noi, l’Italia si pone l’obiettivo di diventare un leader nell’innovazione tecnologica quantistica, un settore con potenzialità economiche e sociali immense.
I supercomputer in Italia e nel mondo
In questo momento, se da un lato l’Italia riesce a formare importanti talenti nell’ambito delle tecnologie quantistiche, dall’altro non ha la stessa capacità strutturale di altri paesi. Infatti, tra gli Stati che sono più avanti in questo senso ci sono gli Stati Uniti, il Regno Unito e il Canada, che hanno potuto godere di importanti investimenti privati. Anche a livello europeo qualcosa negli anni si è mosso, alcuni miliardi sono stati messi in gioco nel corso di un piano decennale per Francia, Germania, Spagna, Finlandia e Olanda.
La situazione italiana è certamente diversa, perché se per tanto tempo è rimasta ferma in questo settore, sempre per mancanza di risorse. I fondi arrivati con il Pnrr hanno finalmente muovere qualcosa in questo senso. In particolare, c’è il Centro Nazionale per l’high performance computing, i big data e il quantum computing (per cui sono stati investiti circa 320 milioni) e il partenariato National quantum science and technology institute (Nqsti), con un budget di 116 milioni di euro in tre anni, che coinvolge 20 istituzioni tra università, centri di ricerca e imprese, e si dedica principalmente alla ricerca fondamentale in scienze quantistiche con un basso livello di preparazione tecnologica. Queste iniziative, nonostante, rappresentino un passo in avanti molto positivo per le risorse investite nello sviluppo delle tecnologie quantistiche, anche se importanti, non raggiungono i livelli di finanziamento di altri paesi europei, che hanno predisposto nei loro piani ben altre cifre.
Fonte : Wired