Addio a Car Thing, lo sfortunato accessorio Spotify per l’auto

Spotify Car Thing è un accessorio pensato per collegare l’impianto audio dell’auto all’app su smartphone per diffondere in modo più pratico la musica agli speaker nell’abitacolo. Presentato nel febbraio 2022, è uscito di produzione pochi mesi dopo, in estate: nonostante la breve vita commerciale, c’è una piccola community che continua a utilizzarlo con soddisfazione, ma Spotify ha deciso di mettere una parola fine al gadget. I possessori hanno infatti ricevuto una notifica che informa come Car Thing smetterà di funzionare il prossimo 9 dicembre 2024. E scatta la polemica.

Capita spesso che un dispositivo esca di produzione, ma ciò non implica la possibilità di poterlo utilizzare anche per svariati anni, fino a quando non è più riparabile e/o non si recuperano più pezzi di ricambio. Ma per Car Thing la data di scadenza dipende soltanto da una scelta di Spotify, che – di fatto – lo disattiverà in modo permanente, anche se tutto funziona normalmente. “Vorrei ricevere indietro i soldi che ho speso per il mio accessorio per auto perfettamente funzionante, che cesserà di funzionare a fine anno, grazie“, scrive per esempio l’utente @sightofthesun_ su X. Il commento sottolinea bene il malcontento di chi ha speso circa 85 euro meno di due anni fa, per portarsi a casa una sorta di mini controller multimediale bluetooth per navigare nella collezione personale e ascoltare canzoni, playlist e podcast dalla propria utenza del servizio in streaming. Un’opzione utile per auto magari non proprio nuovissime, alla stregua dei vari dongle per trasformare televisioni economiche o vecchie in smart tv.

Spotify ha già predisposto una pagina di supporto per suggerire ai proprietari di Car Thing come smaltire correttamente quello che diventerà presto e a tutti gli effetti un rifiuto elettronico che sarebbe stato del tutto evitabile; una scelta poco coerente con lo spirito sempre più ecosostenibile dei brand tecnologici di primo piano. Difficile che si torni indietro, quindi, mentre è possibile che i consumatori possano richiedere un rimborso e magari avanzare anche una class action.

Fonte : Wired