Truffe sui social, sempre di più: Revolut accusa Meta

Sono i social network l’habitat perfetto delle truffe online? Lo crede Revolut, società tecnologica finanziaria inglese, che ha appena pubblicato un report, basato su dati della seconda metà del 2023, nel quale sostiene che il 77% dei casi totali di truffa avverrebbe sui social e per quasi il 60% riguarderebbe Meta (Facebook, Instagram, Whatsapp, Messenger). Tra tutti gli attori social coinvolti, Revolut punta il dito dritto contro Meta e chiede una mano alle istituzioni nazionali ed europee per spegnere questo “focolaio”.

A Wired David Eborne, responsabile dei rischi di frode all’interno di Revolut, ha spiegato che “i dati che abbiamo raccolto dimostrano come, non solo le truffe vengono agevolate dai social media, ma che quando si verificano portano al furto di grosse somme di denaro. Il consiglio che diamo ai clienti è sempre lo stesso: se qualcosa sembra troppo bello per essere vero, probabilmente siete in presenza di una truffa”.

L’origine delle truffe e l’impatto economico

Dall’indagine condotta da Revolut emergerebbe come i social siano lo spazio dove si concretizzano la maggior parte delle truffe, ma un attore su tutti apparirebbe maggiormente coinvolto per il numero di truffe presenti: Meta. “L’obiettivo non è quello di criticare gli altri, ma di andare a individuare i truffatori. Questo è il primo passo, poi Meta ha molti utenti, quindi non sorprende che il 61% di tutti i casi di truffa segnalati e il 40% degli importi totali rubati arrivino proprio dalle loro piattaforme social“, dice il manager. Che per dare un termine di paragone, aggiunge come “attualmente soltanto meno dell’1% dei casi si sono verificati su TikTok. Ci auguriamo che obblighi chiari e giusti incentivi finanziari per le big tech possano ridurre i livelli di frodi authorised push payment (App) nell’Ue. Sono delle tipologie di truffe in cui le vittime vengono plagiate dagli autori a effettuare dei pagamenti in tempo reale –”.

Ovviamente non tutte le truffe sono uguali. Dietro agli schermi si celano dei veri e propri professionisti, che studiano nuovi metodi e le persone da colpire, spesso, approfittando delle loro vulnerabilità. “Oggi ci sono delle reti criminali sempre più sofisticate, ben organizzate e senza scrupoli che prendono di mira la persona – dice Eborne –. È importante che la gente sia istruita e consapevole in modo da riconoscere le truffe ed evitarle. Per questo motivo monitoriamo le transazioni dei nostri clienti e cerchiamo di avvisarli quando c’è il concreto pericolo di truffa. L’intento è quello di fermare il cliente prima che concluda il pagamento”. Non sempre però si arriva per tempo. Secondo il report della fintech, la cifra media persa con le truffe sugli investimenti – in cui alle vittime vengono promesse opportunità di “arricchirsi rapidamente” a patto di “investire” grandi quantità di denaro – è stata di oltre 5.300 euro e costituisce solo il 12% dei casi, anche se si sale fino al 61% per denaro perso. Mentre la classica truffa sugli acquisti – prodotti che non esistono o che non sono come pubblicizzati – vale in media 350 euro. Che a dispetto della bassa cifra, è la truffa più diffusa.

La richiesta alle istituzioni

Se da un lato Revolut elogia il buon lavoro svolto negli anni a livello europeo, dall’altro esorta le istituzioni sui prossimi passi ancora da compiere per contrastare questo fenomeno. Dice il manager: “Le nuove proposte sui servizi di pagamento rappresentano un enorme passo avanti nell’affrontare queste sfide e riteniamo che le proposte promuoveranno anche la fiducia nei pagamenti introducendo nuove norme antifrode. Il panorama delle frodi è infatti in continua evoluzione e, se vogliamo affrontarlo in modo efficace, dobbiamo intaccare l’intera catena dove hanno origine truffe e frodi, come sulle piattaforme social. Crediamo inoltre nel valore di una strategia comune, poiché la frode non ha confini. Per questo chiediamo alle istituzioni locali ed europee di fare di più per contribuire a contrastare le frodi alla fonte, che al momento sono proprio sui social”.

C’è da dire che Meta ha deciso di agire dal suo punto di vista. Con Match Group e Coinbase hanno da poco costituito la Tech Against Scams, un’alleanza finalizzata ad “agire contro gli strumenti utilizzati dai truffatori, educare e proteggere i consumatori, e interrompere le truffe finanziarie in rapida evoluzione”.

Fonte : Wired