Incentivi auto 2024, che fine hanno fatto?

L’allungamento dei tempi per il licenziamento del decreto della presidenza del Consiglio dei ministri (dpcm) sulla rimodulazione degli incentivi auto per l’acquisto di veicoli a basse emissioni sta iniziando a far spazientire le associazioni di categoria del comparto dell’automotive. Come riporta Il Sole 24 Ore, Federauto e Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri (Unrae) hanno scritto ufficialmente al governo per chiedere di accelerare le procedure di pubblicazione in gazzetta ufficiale della normativa e per attivare al più presto la piattaforma informatica utile alla prenotazione degli incentivi.

Cosa c’è nel decreto?

Intanto gli ultimi giorni di maggio dovrebbero essere quelli della effettiva pubblicazione in gazzetta ufficiale del dpcm sugli incentivi auto, che stanzierà in tutto 950 milioni. Esso prevedrà nel dettaglio incentivi fino a 13.750 euro per acquistare un’automobile elettrica nuova rottamandone una vecchia da Euro 0 fino a Euro 2 e nel caso in cui si abbia un reddito famigliare inferiore ai 30mila euro.

Rottamando una Euro 3 si avrà diritto a un incentivo pari a 10mila euro, che potranno diventare 12.500 in base al reddito. Gli stessi meccanismi varranno per i veicoli ibridi plug-in, mentre per le termiche il contributo ci sarà solo in caso di rottamazione e senza extra parametrati al reddito. Si andrà da un minimo di 1.500 a un massimo di 3.000 euro.

Il dibattito

Tuttavia c’è maretta sui tempi e sulle modalità di sviluppo del decreto. Come dimostrano le lagnanze di Federauto e Unrae. Le due realtà giudicano “non più giustificabilii quasi sei mesi trascorsi dall’annuncio del dpcm, anche alla luce del fatto che a inizio febbraio esso era stato presentato dettagliatamente nel corso del Tavolo Automotive al ministero delle Imprese e del Made in Italy e che gli incentivi, non ancora entrati in vigore, saranno operativi solo fino a fine 2024. Per Federauto e Unrae, oltre ad aver causato “un clima di attesa e la conseguente paralisi del mercato”, il ritardo accumulato “ha generato il blocco delle attività delle reti di distribuzione, delle agenzie di comunicazione, delle ⁠concessionarie di pubblicità, delle società finanziarie e delle imprese di autonoleggio”.

Fonte : Wired