Baby Reindeer, la vera “Martha” può fare causa a Netflix?

Le discussioni attorno a Baby Reindeer non accennano a diminuire anche dopo settimane dal debutto della serie su Netflix, questo a dimostrazione del suo successo ma anche delle spinose questioni che la trama raccontata porta con sé. Fin da subito il creatore e protagonista Richard Gadd ha sottolineato come la vicenda, su una stalker che l’ha perseguitato con email e altri atteggiamenti persecutori per mesi e mesi, prendesse le mosse da una storia vera, realmente accadutagli. Nel frattempo la presunta stalker che ha ispirato il personaggio controverso di Martha è stata individuata e ha iniziato a rilasciare dichiarazioni: si tratta di Fiona Harvey, una donna scozzese di mezza età che però in una recente intervista al giornalista britannico Piers Morgan ha negato di aver perseguitato Gadd, asserendo di non avergli mandato che “un paio di email” e che molti dei fatti raccontati nella serie non sono vere.

Le accuse di Fiona Harvey

Harvey sostiene che molte cose viste nella serie, come il fatto di essere finita in prigione proprio per l’accusa di stalking nei confronti di Gadd, non corrispondono al vero e quindi minaccia di intraprendere azioni legali non solo nei confronti dell’autore stesso ma anche di Netflix (e, aggiunge, anche del quotidiano Daily Mail che avrebbe riportato informazioni tendenziose sul suo conto). La donna sostiene appunto di non aver mai perseguitato Gadd, anzi che fosse stato lui stesso a farle delle avance. Gadd da parte sua ha dichiarato fin dall’inizio di aver modificato alcuni aspetti salienti, per coprire la privacy di alcuni personaggi ma anche per ovvie precauzioni legali: “Non può essere l’esatta verità, per ragioni sia legali sia artistiche”, ha detto. Ora però ci si chiede se l’eventualità di un processo sia a sua volta realistica.

Al momento Harvey pare non aver ancora intrapreso nessun procedimento legale concreto, anche se l’avvocato britannico Chris Daw ha dichiarato al magazine americano Variety di star mettendo assieme “un team di avvocati per valutare il caso di Fiona e intraprendere potenziali azioni legali contro Richard Gadd, Clerkenwell Films [la casa di produzione, ndr] e Netflix”. Le possibili accuse potrebbero andare dalla diffamazione alla violazione della privacy, oltre – ma forse in modo meno puntuale – anche la violazione di copyright in quanto Baby Reindeer cita le vere mail inviate da Harvey a Gadd. Secondo alcuni specialisti legali sentiti dallo stesso Variety è improbabile che tutta la vicenda finisca davvero a processo: le licenze artistiche insite nella creazione della serie potrebbero salvaguardare Netflix da accuse effettive e comunque la stessa piattaforma di streaming avrebbe tutto l’interesse a cercare un accordo prima di arrivare in tribunale, percorso in ogni caso lungo, dispendioso e per certi versi rischioso. Ciò che è certo è che da tempo una serie tv non attirava attorno a sé una bufera anche giudiziaria di questo tipo.

Fonte : Wired