Lai alla cerimonia di insediamento: mantenere lo status quo con la Cina

A Taipei il nuovo presidente, rivolgendosi a Pechino, ha chiesto la fine delle minacce politiche e militari, segnalando ancora una volta continuità con la linea politica di Tsai Ing-wen. Non mancano anche le sfide interne: un Parlamento profondamente diviso e l’aumento del costo della vita.

Taipei (AsiaNews/Agenzie) – Lai Ching-te è da oggi ufficialmente il nuovo presidente di Taiwan: durante il suo discorso di insediamento ha chiesto alla Cina di porre fine alle minacce politiche e militari e di sostituire il confronto con il dialogo a favore di una pace duratura. Parole che segnalano la volontà di mantenere lo status quo e non andare allo scontro diretto con Pechino, che considera l’isola una “provincia ribelle” parte del proprio territorio.

“Voglio anche esortare la Cina a smettere di intimidire Taiwan politicamente e militarmente, e ad assumersi davanti al mondo la responsabilità con Taiwan di lavorare duramente per mantenere la pace e la stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan e nella regione, per garantire che il mondo non abbia paura che scoppi una guerra”, ha detto Lai, conosciuto anche con il nome inglese di William. “Vogliamo anche dichiarare questo al mondo: Taiwan non fa concessioni sulla democrazia e sulla libertà. La pace è l’unica opzione e la prosperità è il nostro obiettivo per la pace e la stabilità a lungo termine”.

Non c’è stata subito una reazione immediata da parte della Cina, che ha più volte definito Lai un “separatista”. Prima delle elezioni, tenutesi a gennaio, Pechino aveva persino proposto che Lai venisse perseguito per secessione perché all’inizio della carriera politica era schierato a favore della piena indipendenza di Taiwan. Il 64enne oggi si mostra fedele alla linea politica della presidente Tsai Ing-wen, di cui è stato vice per quattro anni. Medico di formazione, Lai è riuscito ad assicurare un terzo mandato al Partito progressista democratico, nonostante un calo della popolarità tra i giovani.

“Concittadini, abbiamo l’ obiettivo di perseguire la pace, ma non dobbiamo farci illusioni”, ha detto Lai questa mattina. “Prima che la Cina rinunci a usare la forza per invadere Taiwan, i cittadini devono capire questo: anche se accettiamo tutte le rivendicazioni della Cina e rinunciamo alla nostra sovranità, l’ambizione della Cina di annettere Taiwan non scomparirà”, ha aggiunto, ribadendo che la Repubblica di Cina – il nome ufficiale di Taiwan – e la Repubblica Popolare Cinese “non sono subordinate l’una all’altra”, parole che indicano la volontà di voler mantenere l’eredità politica della presidente Tsai. L’ex presidente riteneva che rafforzare la difesa e ottenere il sostegno di alleati importanti come gli Stati Uniti e il Giappone fosse fondamentale per scoraggiare i piani di invasione cinesi. Tuttavia l’opposizione, rappresentata dal partito del Kuomintang, sostiene che questa retorica rischia al contrario di provocare Pechino. 

Negli ultimi anni le incursioni militari della Cina nelle acque e nello spazio aereo dell’isola sono diventate di routine. Il ministero della Difesa, nel suo rapporto quotidiano sulle attività militari cinesi delle ultime 24 ore, ha segnalato che sei aerei cinesi hanno attraversato la linea mediana dello Stretto di Taiwan (una sorta di confine informale mai riconosciuto da Pechino). Nel frattempo Taiwan ha aumentato la propria spesa militare arrivando a 20 miliardi di dollari durante la presidenza di Tsai. Taiwan ha acquistato nuovi carri armati, aerei da combattimento e navi missilistiche per pattugliare lo Stretto e a settembre ha costruito il primo sottomarino sviluppato interamente in loco. Lai ha promesso fondi ancora maggiori nel settore della difesa.

Alla cerimonia di insediamento di questa mattina erano presenti ex funzionari statunitensi e politici di vari Paesi, tra cui Giappone, Germania e Canada, nonché i leader di alcuni dei 12 Paesi che mantengono ancora legami diplomatici con Taiwan. Il segretario di Stato americano Antony Blinken si è congratulato con Lai, dicendo che gli Stati Uniti non vedono l’ora di lavorare insieme “per promuovere i nostri interessi e valori condivisi e mantenere la pace e la stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan”.

Non mancheranno le sfide interne per il nuovo presidente: oltra a dover affrontare il problema della disoccupazione e l’aumento del costo della vita, a gennaio il Partito progressista democratico ha perso la maggioranza in Parlamento, che oggi risulta diviso. Nei giorni scorsi alcuni deputati hanno fatto a botte durante una discussione su una proposta di legge per la riforma del potere legislativo.

Fonte : Asia