Una delle novità più interessanti dell’ultimo Google I/O che si è svolto a Mountain View, la città della Silicon Valley che ospita il campus di Google, è stata “Project Astra”, una nuova intelligenza artificiale basata su Gemini che può “vedere” il mondo reale e commentarlo – oppure rispondere a domande su ciò che vede – proprio come farebbe una persona in carne e ossa che sta guardando le stesse cose.
Per dimostrare le capacità di questa tecnologia, Google ha usato una video dimostrazione in cui l’IA riesce a “vedere” l’ambiente circostante grazie a un flusso di immagini in tempo reale proveniente da uno smartphone.
Al termine di questo filmato, però, la ricercatrice di Google che sta conversando con l’IA indossa un paio di occhiali e la visuale cambia. A questo punto le immagini diventano in soggettiva, e l’IA continua a “guardare” il mondo attraverso le videocamere integrate in quelli che sono, palesemente, degli “smart glasses”.
È stata questa, probabilmente, la più grande “easter egg” di Google I/O. Una “easter egg”, solitamente, è un contenuto nascosto. In questo caso, invece, gli occhiali per la realtà aumentata di Google erano fin troppo evidenti.
L’azienda ha poi dichiarato che quegli occhiali sono un “prototipo funzionante creato dal team di Google che si occupa di realtà aumentata”. Google ha comunicato, inoltre, che non ha “alcun lancio in programma” di un simile dispositivo, ma che “le capacità dimostrate da Project Astra potranno essere utilizzate su wearable e sulle prossime generazioni di dispositivi”.
Eppure il giorno dopo Google I/O, parlando con i media provenienti da ogni angolo del mondo, il Ceo di Google e Alphabet, Sundar Pichai, non ha escluso un clamoroso ritorno di un dispositivo indossabile che viene istintivo chiamare, con un certo amarcord, “Google Glass”.
“L’IA, è vero, è potente sugli smartphone, ma raggiunge il suo pieno potenziale in un formato come gli occhiali – ha detto Pichai – E noi abbiamo sempre avuto una visione per quel tipo di dispositivo. Penso che, come azienda, siamo profondamente impegnati a essere all’avanguardia dell’informatica, mentre questa va oltre gli smartphone”.
Poi il Ceo di Google, sfoggiando un sorriso di chi la sa lunga, ha detto: “Stiamo investendo, ovviamente, nel nostro ecosistema. E negli occhiali per la realtà aumentata. Con il tempo, saranno prodotti interessanti di cui parlare”.
Facciamo un piccolo passo indietro.
I Google Glass erano un paio di occhiali smart che Big G ha provato a sviluppare e vendere dal 2012 al 2015. Erano un oggetto in cui all’epoca credeva molto Sergej Brin, uno dei due fondatori di Google rimasto al timone dell’azienda fino al 2014.
Ma i “glass” erano fin troppo avanti per il loro tempo, e Google li ha accantonati quasi subito.
Il prototipo che abbiamo visto a Mountain View, invece, potrebbe essere quello a cui Google sta lavorando da circa due anni. Ad agosto 2022, in punta di piedi e attraverso un comunicato sul suo blog ufficiale, Big G aveva annunciato che sarebbe ripartito il test di un nuovo prototipo di occhiali smart “nel mondo reale”.
Ora torniamo al presente.
Il prototipo di occhiali per la realtà aumentata annunciato da Google nel 2022, e mostrati anche in un video ufficiale, avevano videocamere, microfono e speaker integrati e addirittura un display sulle lenti.
Tutte caratteristiche che abbiamo osservato nella demo diffusa durante Google I/O.
Ora sappiamo, insomma, che Google sta lavorando a occhiali smart appositamente studiati per veicolare l’intelligenza artificiale. Qualcosa di simile a ciò che avviene sui Ray-Ban Meta, che sfruttano la Meta AI per offrire a chi li indossa informazioni utili sull’ambiente circostante.
Il punto è: in futuro Google produrrà in proprio i nuovi “glass”, come avviene con gli smartphone Pixel, oppure svilupperà un sistema operativo per i wearable dotati di IA che produrranno altre aziende?
Questo ancora non lo sappiamo. Ma un altro indizio lo abbiamo raccolto.
Koray Kavukcuoglu, vicepresidente della ricerca di Google DeepMind, la divisione dell’azienda che si occupa di sviluppare l’IA più avanzata, ci ha detto che “i modelli di IA e le tecnologie diventano sempre più capaci”. E Google intende concentrarsi su tecnologie “che siano tanto capaci quanto utilizzabili”.
Di certo sarebbe stato bello se Sundar Pichai avesse riservato gli ultimi minuti del Google I/O alla promessa di un nuovo dispositivo indossabile, invece di spenderli in una battuta su quante volte è stata pronunciata la parola “AI” sul palco della conferenza.
Fonte : Repubblica