Il nuovo album di Ultimo non è niente di nuovo (ma c’è una canzone che dovreste ascoltare)

È uscito oggi, venerdì 17 maggio, il nuovo album di Ultimo. Sotto etichetta indipendente Ultimo Records, distribuito da Believe, il disco si compone di 8 tracce: “Altrove”, “Lunedì”, “Quando saremo vecchi”, “Neve al sole”, “Quei due innamorati”, “Amore di strada”, “Occhi lucidi”, “Diluvio universale”. Il celebre cantautore romano, che non ha certo bisogno di presentazioni, è ormai una figura ben nota del panorama musicale italiano. Amato, quasi venerato dal suo pubblico (una delle ultime dimostrazioni è stata al Circo Massimo per il concertone del Primo Maggio).

Nel corso degli anni è riuscito a costruire un proprio pubblico, incondizionatamente fedele. Un tratto distintivo, questo, che solo le vere star della musica posseggono. I numeri, poi, sono tutti dalla sua parte: il cantante – classe 1996 – ha all’attivo 68 Dischi di Platino, 21 Dischi d’Oro, più di 2.000.000 di dischi venduti e più di 2 miliardi di stream collezionati su Spotify. Numeri da capogiro.

Tuttavia, non è detto che la voce e la sua musica incontrino il gusto di tutti. E qui un sussulto nel cuore dei fan, che di certo continueranno ad amarlo anche dopo questa recensione, com’è giusto che sia. Tornando a Ultimo. Tra gli aggettivi che si potrebbero utilizzare per definirlo (non come persona, bensì come cantante, va da sé) c’è sicuramente “ripetitivo”. Della serie: è sufficiente l’ascolto di una sola canzone per apprezzare (o meno) un intero disco. Il motivo? Si somigliano tutte. La composizione della melodia segue spesso la stessa struttura e altrettanto spesso si sviluppa nel medesimo modo. Ne scaturisce una di quelle frasi “mi sembra di averla già sentita..”. Probabilmente era in un altro album di Ultimo.

Le ballad, il feat. (e non solo)

Non si smentisce neanche in “Altrove”, in cui le prime due tracce seguono lo stesso sound, ripreso poi anche in “Amore di strada”. Ma stavolta un aspetto positivo c’è: è meno “lagnoso” del solito. Sì che “lagnoso” non è il massimo come definizione. Se si volesse andare più cauti, si potrebbe definire “sdolcinato”, “monotono”. Ma, ahinoi, non renderebbe l’idea. Se invece qualcuno apprezza particolarmente quella versione del cantante – quella delle ballad romantiche per intenderci – allora “Quando saremo vecchi”, “Quei due innamorati” e “Occhi Lucidi” fanno proprio al caso loro. 

L’ultima traccia è interessante

Interessante, infine, l’ultima traccia. Si tratta di “Diluvio universale”, feat. Mezzosangue e scritto da Niccolò Moriconi e Luca Ferrazzi, ovvero proprio Ultimo e Mezzosangue (rapper romano). Qui Ultimo canta: “Non è più quanto forte spingi che più in alto arrivi, come non è più quanto preghi che più a lungo vivi. Sono un campione a perdere le ore con l’anima in ferie e il cuore che non vede”. Una versione più sussurrata e ritmata di Ultimo, decisamente godibile. 

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Fonte : Today