C’è poi la questione del prezzo. Il pollo di Good Meat sarà venduto a 5,35 dollari (4,92 euro) per una porzione da 120 grammi di prodotto congelato, un prezzo molto più alto rispetto ai tagli simili venduti nei supermercati di Singapore. Sappiamo già che i prezzi elevati sono uno dei principali fattori che scoraggiano l’acquisto di carne vegetale e se gli acquirenti si dimostreranno tiepidi nei confronti del pollo di Good Meat, alcuni potrebbero sostenere che si tratti di un problema di prezzo e non di prodotto.
In un certo senso, tutto questo non ha importanza. È molto probabile che gli abitanti di Singapore non siano i veri destinatari del pollo di Good Meat: le persone che contano davvero in questo momento sono gli investitori.
Dopo un’ondata iniziale di entusiasmo, negli ultimi tempi le startup che si occupano di carne coltivata hanno avuto difficoltà a raccogliere fondi. Il settore ha raccolto 226 milioni di dollari nel 2023, contro i 922 milioni del 2022, un calo più accentuato rispetto alla generale flessione dei finanziamenti di rischio. Eat Just, in particolare, è invischiata in una dispendiosa causa con un ex fornitore ed è alla disperata ricerca di nuovi fondi per mandare avanti l’attività.
La spinta al settore è stata anche smorzata dai divieti alla carne coltivata, come quello approvato in Italia e più recentemente in Florida e Alabama. Lo sbarco dell’alimento in un negozio al dettaglio regala a Good Meat una storia positiva da raccontare agli investitori, che si spera possano garantire l’iniezione di liquidità di cui il settore ha bisogno per proseguire.
Il futuro della carne coltivata
Come nel caso dei primi ristoranti che negli Stati Uniti hanno inserito (per poco) la carne coltivata nei menu, non dobbiamo aspettarci che ogni nuovo passo porti alla fase successiva. Il settore sta ancora muovendo i primissimi passi e questi esperimenti servono sia ad attirare l’attenzione degli investitori che ad alimentare le aspettative dei consumatori.
È possibile che i nuovi filetti di pollo a base prevalentemente vegetale non suscitino l’entusiasmo di investitori e consumatori. Altre startup del settore stanno cercando di aggirare il problema dei costi imitando prodotti di fascia alta come il salmone per il sushi o le bistecche. Altre ancora puntano sull’originalità: è il caso della startup australiana Vow, che sta vendendo un parfait di quaglia coltivata in un ristorante di Singapore. Ma è ancora troppo presto per dire se e quale di questi approcci avrà successo.
Tutto questo non significa che la carne coltivata non abbia possibilità di imporsi. Semplicemente ci vorrà parecchio tempo per capire se l’industria è sulla buona strada per risolvere le principali difficoltà legate ai costi delle cellule animali prodotte e se la carne coltivata riuscirà a stupire i consumatori come non è riuscita a fare quella vegetale. Per le risposte a queste domande, dovremo aspettare ancora a lungo.
Questo articolo è precedentemente apparso su Wired US.
Fonte : Wired