AGI – Aveva ricevuto un’email, apparentemente inviata da autorità giudiziarie o di polizia, con la quale era stato informato dell’esistenza di un procedimento penale a suo carico per reati di pedopornografia online seguita un’intimazione a pagare una somma di denaro a titolo di “multa” per chiudere il procedimento penale prima dell’instaurazione del processo vero e proprio. È il caso che ha dato origine all’operazione “Polo Est”, condotta dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per la Lombardia e coordinata dalla Procura di Bergamo.
Vittima un cittadino italiano residente in Cina che, ritenendo autentica un’e-mail col logo della Polizia Postale e la firma di un funzionario di polizia (attualmente in pensione, ma citato in diversi siti internet), ha ceduto al ricatto pagando la somma complessiva di 117.500 euro. Preoccupato per gli effetti che un’accusa così infamante avrebbe avuto sulla propria reputazione, la vittima ha pagato una prima “multa” di 7.800 euro. Dopo pochissimo tempo, ha ricevuto dal ricattatore ulteriori e-mail contenenti finti atti giudiziari che intimavano il pagamento di ulteriori sanzioni in conseguenza di decisioni assunte da una fantomatica “Corte d’Appello”. Dopo mesi di minacce e vessazioni, resosi conto dell’inganno, ha sporto querela alla Polizia Postale di Milano che ha ricostruito le movimentazioni di denaro tra vittima ed estorsori, nonché, parallelamente, tra questi e la rete di “money mule” a cui era affidato il compito di riciclare i proventi illeciti. Hanno quindi individuato nel bergamasco i locali in cui gli indagati vivevano e operavano.
Le 12 perquisizioni eseguite nei confronti di altrettante persone (un cittadino italiano, un senegalese e dieci nigeriani, di età compresa tra i 25 e i 54 anni) hanno consentito di rinvenire una copiosa documentazione inerente alle movimentazioni di denaro provenienti dalla vittima, nonché quelle riferibili all’attività di riciclaggio dei proventi illeciti. La Polizia di Stato tiene a sottolineare che in nessun caso comunicazioni ufficiali e notifiche di atti giudiziari o amministrativi (come, appunto, sanzioni pecuniarie) vengono effettuate utilizzando la posta elettronica, nè tantomeno mediante comunicazioni telefoniche, ancorché provenienti da numeri di telefono corrispondenti a quelli reali. I criminali utilizzano infatti tecniche di spoofing che permettono di modificare a proprio piacimento l’indirizzo e-mail del mittente, così come il numero di telefono chiamante. Eventuali e-mail recanti loghi araldici della Polizia di Stato e/o di suoi reparti specialistici, da soli o associati a quelli di altre autorità, sono da ritenersi assolutamente false.
Fonte : Agi