Aumai, il proprietario è stato arrestato con l’accusa di frode

Un sistema di frode fiscale sofisticato, basato su false fatture, ha permesso al proprietario della catena di supermercati Aumai di evadere oltre sei milioni di euro di imposte in soli due anni. Come riportato dal Corriere Monza, è questa la scoperta fatta dalla Guardia di Finanza di Monza, che ha portato all’arresto di Chen Wen Xu, noto anche come “Sandro”. Aumai è una catena di supermercati cinesi con numerosi punti vendita in tutta Italia. L’operazione è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Monza e ha coinvolto cinque persone, tra cui Chen Wen Xu. L’imprenditore è stato posto in custodia cautelare in carcere, mentre una manager di origine cinese è stata sottoposta agli arresti domiciliari. Altri due collaboratori, anche loro cittadini cinesi, sono stati interdetti dallo svolgimento di attività imprenditoriali e un quinto, anch’esso indagato, ha ricevuto il divieto di espatrio.

Le indagini e le perquisizioni

Le indagini hanno rivelato un complesso sistema di frode, strutturato attraverso una rete di società “emittenti“, “filtro” e “beneficiarie“, che operavano tramite l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. Queste società, pur avendo una parvenza di legittimità, erano in realtà prive di strutture operative reali, come unità produttive, magazzini, uffici e dipendenti. Operavano con l’unico scopo di consentire alle aziende titolari dei supermercati di evadere le imposte. Le perquisizioni, condotte nelle province di Monza e della Brianza e Brescia, sono state eseguite con l’ausilio di unità cinofile specializzate nel rilevamento di contanti.

Sono stati sequestrati beni per oltre sei milioni di euro, inclusi soldi contanti, orologi di lusso, disponibilità finanziarie e quote societarie, pari ai profitti illeciti ipotizzati. Secondo le indagini, le società coinvolte avevano un fatturato annuo di circa sessanta milioni di euro. Tra il 2019 e il 2020, avrebbero utilizzato fatture per operazioni inesistenti per oltre venti milioni di euro, consentendo un’evasione fiscale di oltre sei milioni di euro. Le operazioni di frode coinvolgevano venti imprese “cartiere“, tutte gestite da cittadini di origine cinese senza precedenti penali.

Fonte : Wired