Obesità grave nei bambini, gli effetti sull’aspettativa di vita secondo un nuovo studio

L’obesità grave durante l’infanzia può ridurre sensibilmente l’aspettativa di vita, arrivando anche a dimezzarla. Ma il dimagrimento può restituire decenni di vita. A indicarlo è un nuovo studio presentato al Congresso europeo sull’obesità, che ha analizzato i dati di oltre 10 milioni di persone

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L’obesità grave durante l’infanzia può ridurre sensibilmente l’aspettativa di vita, arrivando anche a dimezzarla. Ma il dimagrimento può restituire decenni di vita. A indicarlo è un nuovo studio osservazionale, presentato al Congresso europeo sull’obesità (Eco 24) tenutosi a Venezia, che ha analizzato i dati di oltre 10 milioni di persone. La ricerca per la prima volta ha quantificato l’impatto di diversi stadi dell’obesità infantile sulla salute a lungo termine e sull’aspettativa di vita, confrontando i risultati emersi da 50 studi clinici di settore sull’obesità e sulle patologie correlate, come il diabete di tipo 2, gli eventi cardiovascolari e il fegato grasso.

Lo studio nel dettaglio

Lo studio, condotto da Stradoo GmbH, una società di consulenza nel settore delle scienze della vita di Monaco di Baviera, ha coinvolto ricercatori di università e ospedali tra Regno Unito, Paesi Bassi, Francia, Svezia, Spagna, Stati Uniti e Germania. “Lo sviluppo dell’obesità in età molto giovane ha un effetto particolarmente incisivo. Mentre è ampiamente accettato che l’obesità infantile aumenti il ​​rischio di malattie cardiovascolari e condizioni come il diabete di tipo 2 e che possa ridurre l’aspettativa di vita, le prove sulla dimensione dell’impatto erano frammentarie”, ha spiegato il ricercatore Urs Wiedemann di Stradoo, al Congresso europeo sull’obesità. Per ovviare a questa mancanza, il team di ricerca ha studiato l’impatto dell’obesità grave durante l’infanzia su un campione composto da oltre 10 milioni di soggetti (di cui 2,7 milioni con età compresa tra 2 e 29 anni), coinvolti in oltre 50 studi di settore. Nell’analisi, in particolare, sono state incluse 4 variabili chiave: età di insorgenza dell’obesità, durata dell’obesità, accumulo di rischio irreversibile (una misura dei rischi irreversibili dell’obesità, ovvero gli effetti sulla salute che permangono anche dopo la perdita di peso) e gravità dell’obesità. La gravità dell’obesità era basata sui punteggi Z del Bmi (indice di massa corporea), una misura ampiamente utilizzata nell’infanzia e nell’adolescenza: i punteggi Z del Bmi indicano quanto fortemente il Bmi di un individuo si discosta dal Bmi normale per la sua età e il suo sesso, con valori più alti che rappresentano un peso maggiore. All’aumentare del punteggio Z aumenta, infatti, il grado di obesità: è pari a 1 se il soggetto è normopeso, ed arriva a 3,5 con un’obesità grave.

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I risultati della ricerca

Nel corso dello studio, gli scienziati hanno creato un modello di obesità a esordio precoce, che ha permesso di stimare l’effetto dell’obesità infantile sulle malattie cardiovascolari e sulle condizioni correlate come il diabete di tipo 2, nonché sull’aspettativa di vita. La ricerca ha confermato che l’insorgenza precoce e l’obesità grave aumentano la probabilità di sviluppare comorbidità correlate. Nello specifico, dallo studio è emerso che un individuo con obesità grave (punteggio Z Bmi di 3,5) all’età di 4 anni, e che non perde peso, ha una probabilità del 27% di sviluppare diabete di tipo 2, entro i 25 anni, e una probabilità del 45% di soffrirne entro i 35 anni. Invece, un individuo con un punteggio Z Bmi pari a 2 all’età di 4 anni corre un rischio del 6,5% di sviluppare diabete di tipo 2 entro i 25 anni e del 22% entro i 35 anni. Quanto all’aspettativa di vita, il modello dell’obesità a esordio precoce ha mostrato che un punteggio Z Bmi più elevato in tenera età porta ad una aspettativa di vita inferiore e che una perdita di peso precoce restituisce più anni di vita rispetto a una perdita di peso successiva. Nello specifico, un punteggio pari a 2 all’età di 4 anni senza successiva riduzione del peso riduce l’aspettativa di vita media da 80 a 65 anni. Aspettativa che è ulteriormente ridotta a 50 anni per un punteggio Z Bmi di 2,5, e a 39 anni per un punteggio di 3,5. Lo stesso punteggio all’età di 12 anni, senza successiva riduzione di peso, produce un’aspettativa di vita media di 42 anni.
“L’impatto dell’obesità infantile sull’aspettativa di vita è profondo”, ha concluso Wiedemann, evidenziando che questa malattia nell’infanzia “dovrebbe essere considerata pericolosa per la vita”. “È fondamentale che il trattamento non venga rimandato fino allo sviluppo del diabete di tipo 2, dell’ipertensione o di altri segnali d’allarme, ma inizi presto. La diagnosi precoce dovrebbe e può migliorare la qualità e la durata della vita”.

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Fonte : Sky Tg24