Fuel cell, arriva il primo superyacht italiano

Partendo da questo presupposto si può intuire perché il sistema Reformer Fuel Cell di Sanlorenzo non solo ha un senso reale in ottica di riduzione delle emissioni, ma è anche un vero passo in avanti tecnologico per il mondo della nautica da diporto. Il sistema realizzato dal cantiere di Ameglia (per la prima volta su un superyacht italiano) nasce sulla base di un accordo esclusivo con Siemens Energy e garantisce la produzione fino ad un massimo di 100 kW. È un impianto carbon neutral che nutre le esigenze di bordo proprio per quel 90% di tempo della crociera in cui armatori ed ospiti sono a bordo, ma la barca non naviga. Certo, com’ è facile immaginare, in navigazione il 50 metri di Sanlorenzo, spinto da due MAN da 1500 cavalli ciascuno, carbon neutral certo non lo è. Anche se, attenendoci ai calcoli svolti dal costruttore, le emissioni calano complessivamente del 20/30%.

Come funziona?

In sintesi: il sistema modulare Fuel Cell completa due processi, prima, trasforma l’acqua distillata e il metanolo in idrogeno e dopo questo viene tramutato in energia elettrica. L’aspetto veramente innovativo di questo sistema è che permette di non imbarcare direttamente l’idrogeno, bensì il metanolo verde (un biofuel di seconda generazione, quindi ricavato da fonti rinnovabili e non da combustibili fossili) conservato in un serbatoio da 5000 litri: in questo modo viene stoccata a bordo la stessa quantità di energia in uno spazio molto più ridotto, problema non da poco su uno yacht.

Inoltre, supera i limiti imposti dai rischi di stoccaggio e reperimento dell’idrogeno puro (che, in ambiente marino, sono particolarmente alti). Il sistema è dotato da un Reformer in grado di trasformare il metanolo verde in idrogeno e contestualmente attraverso le Fuel Cell alimentare tutti gli apparati di bordo senza stoccaggio. L’azione di reforming avviene a condizioni normali di pressione e ad una temperatura leggermente più elevata rispetto ad una Fuel Cell tradizionale. Anche qui, quindi, si migliorano le condizioni di sicurezza. La cella a combustibile produce come unico residuo vapore acqueo. Questo non viene rilasciato nell’ambiente, ma attraverso un condensatore viene riconvertito in acqua, che poi verrà riutilizzata per produrre la miscela per la cella a combustibile. ll sistema è composto da 20 moduli che generano ciascuno 5 kW, per un totale di 100 kW. In caso di picchi di domanda di energia.

Fonte : Wired