Victor Hugo Morales, autore della celebre telecronaca del gol del secolo di Maradona all’Inghilterra nei Mondiali del 1986, ha rilasciato una lunga intervista a Fanpage.it: i retroscena, gli aneddoti e i ricordi di un rapporto speciale con il Pibe de Oro.
Victor Hugo Morales. Per chi conosce il calcio, per chi ama il calcio non c’è bisogno di tante parole per parlare dell’uomo che ha raccontato in modo meraviglioso, emozionante e magistrale il gol del secolo, quello che Diego Armando Maradona realizzò contro l’Inghilterra nei quarti di finale di Messico ’86. La voce del gol del secolo, il narratore del gol del secolo non è solo un uomo di calcio, certo ha raccontato dieci Mondiali dell’Argentina, lui che non è nato lì ma in Uruguay, ha visto finali, partite epiche, gol leggendari, ma pure la Mano de Dios le finali del ’90 e del 2022. Ma Victor Hugo Morales, che ha un destino da narratore già segnato dal nome di battesimo, è un uomo di cultura che prima di rilasciare l’intervista a Fanpage.it ha chiacchierato di cinema italiano, di musica, di Omero e pure di Mario e Silla. Solo una persona così poteva raccontare il gol del secolo.
Lei ha racconto magistralmente il gol più bello della storia del calcio. Il suo relato (racconto) fa parte della storia del calcio. Non era facile in pochi istanti raccontare un’azione così bella, un’azione magica chiusasi con un gol?
La magia credo rappresenti la poesia del calcio, la magia di giocatori come Diego che può inventare quella giocata correndo. Diego corre, e ha il coraggio di continuare, potrebbe passare il pallone, invece non butta via la propria responsabilità, e fa quella giocata contro gli inglesi, che pochi anni prima avevano invaso le Malvinas. Il ricordo della guerra che era presente negli argentini. A me è venuto tutto naturale.
Dalla tua radiocronaca traspare un’emozione fortissima, dopo la corsa di Diego e il gol dici: “Scusatemi, ma viene da piangere”. Per poi aggiungere: “Da che pianeta sei venuto”.
Non era solo Maradona, non era solo quella giocata meravigliosa. Ma era tutto l’insieme. L’Argentina in quel momento era rifiutata dai tifosi della tribuna. I messicani non volevano che l’Argentina vincesse. Va sottolineato che quella squadra era molto criticata, per me senza ragione. E poi ovviamente fare quella giocata contro gli inglesi vale tantissimo, perché il ricordo della guerra (delle Malvinas ndr.) cera presente negli argentini.
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Prima del ‘gol del secolo’ c’era stata la cosiddetta ‘Mano de Dios’. In pochi minuti l’essenza di Maradona: prima una furbata e poi una giocata spaziale.
Quel gol, il primo gol di quella partita, Diego lo ha segnato con la trappola della mano, sì. Ma questo indica solo che la trappola è parte del gioco. Quante volte Maradona non ha segnato dei gol perché la trappola degli avversari gli ha impedito di non poter continuare la giocata. Credo che questo sia parte del gioco. Esiste una forma di filosofia che sostiene questo, a partire dal gol di Diego con la mano.
Perché definì Barrilete Cosmico Maradona?
L’aquilone per natura non sa dove atterra. Io credo che Diego un istante, un secondo prima di ogni giocata, di quel gol non sapeva cosa avrebbe fatto. Ha deciso tutto mentre correva. Era la magia dell’invenzione, lui inventava mentre correva. Credo che quel gol faccia capire perfettamente quale fosse la sua idea di magia.
Maradona è venerato tanto a Napoli quanto in Argentina, lei lo hai definito San Diego.
Il suo viso lo si può vedere su molti palazzi in Argentina. Ci sono decine di murales, uno diverso dall’altro. Lo puoi vedere con il volto illuminato, ma puoi vedere anche Diego con la luce sulla testa, proprio come un santo. Se vai a Buenos Aires trovi un’autostrada molto trafficata. Lì c’è un edificio enorme, un edificio di una ventina di piani, dove si vede Diego con un barrilete (un acquilone) che vola. Per Maradona è giustizia, per me un onore incredibile.
Il 4 luglio del 1990 a Napoli si giocò Italia-Argentina. Di quella semifinale si parla ancora adesso. Maradona giocò nel ‘suo’ stadio, per la prima volta da avversario. Quando si presentò dal dischetto ci fu silenzio, né fischi né applausi. L’Argentina vinse, ma poi ‘pagò’ ciò nella finale con la Germania, che ricordi ha?
Io ero qui. Sappiamo com’è l’Italia. Napoli, però, non è come il resto dell’Italia. Il Nord del paese ha sempre visto Diego come un uomo polemico. Io posso dire che tutt’ora tanto a Napoli che in Argentina c’è un amore enorme per lui. E mi sembra quasi logico considerate le due attitudini. In ogni modo quella era una situazione particolare che in ogni caso provocava dolore. Io capì perfettamente la rabbia di Maradona quando prima della finale di Italia ’90 venne fischiato l’inno dell’Argentina; anche perché penso che a livello ‘spirituale’ l’Argentina sia molto più prossima all’Italia rispetto alla Germania.
Negli Stati Uniti Maradona ha vissuto l’ultimo Mondiale da calciatore, nella prima partita realizzò un gol favoloso che chiuse un’azione bellissima. Anche quella sua radiocronaca ha fatto storia.
Quel gol, che è stato l’ultimo di Maradona ai Mondiali, è assolutamente affascinante. Se non fosse per quello agli inglesi sarebbe stato il più bello di Diego insieme a uno dei due siglati contro il Belgio nelle semifinali di Messico ’86. Il gol all’Inghilterra impedisce al calcio di dire che quei due gol sono i più belli di sempre.
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Assieme a Maradona hai condotto due programmi televisivi. Il primo in occasione dei Mondiali 2014 in Brasile, l’altro per i Mondiali di Russia 2018. Ci può raccontare qualcosa d’inedito a proposito di Maradona?
Una sera dopo una puntata della trasmissione, quando eravamo in Braisle, gli ho detto: “Dai andiamo a cena”. Lui dissi sì ma chiese di andare in un posto dove potevamo stare tranquilli. Ci andammo. E in un momento in cui lui stava tagliando qualcosa si ferma, mi guarda e mi dice: ‘Tutto questo è fantastico per me. Perché normalmente devo mangiare in una camera d’albergo’. Si trovava a 50 metri dalla spiaggia più bella del mondo e non è riuscito mai a mettere i piedi in acqua. Credo che quella sia la manifestazione perfetta dell’impotenza di essere Maradona.
Hai ricordato che grazie a Diego ricevesti un cospicuo aumento per uno dei programmi TV fatti in occasione dei Mondiali di calcio.
Diego sul campo è sempre stato molto serio, era concentrato. Non ricordo una sola giocata in cui non rispettava l’avversario, lui si preoccupava sempre di quanto i compagni ottenessero di ingaggio e si interessava pure ai loro premi. E anche nel mio caso è stato così. Infatti quando seppe che guadagnavo una determinata cifra disse è poco.
Quanto era difficile essere Maradona per Diego?
La sua è stata una vita complicata, non poteva vivere come noi. Se andava al ristorante non passava un minuto che qualcuno non andasse da lui e gli chiedesse una foto o un autografo. Era bello essere Maradona, ma era difficile, molto difficile. Diego era una persona speciale, aveva un cuore enorme e una mentalità incomparabile. Credo che considerando tutto, la sua vita e il suo modo di essere, c’è una sintesi della difficoltà di Diego.
Nel calcio di oggi chi si può avvicinare a Maradona? Forse Messi?
Messi si, senza forse, anche lui è uno straordinario campione. Diego era un genio come Mozart lo è stato nella musica, Picasso nella pittura, o come Leonardo da Vinci e Michelangelo. Tutti loro hanno elevato la condizione umana a uno stato più alto, ma di geni non ce ne sono tanti.
Se avesse Maradona davanti cosa gli direbbe?
Diego grazie. Diego, la mia vita è cambiata grazie a te. Devi sapere che noi ci siamo sempre dati del lei. Ma stavolta è diverso e ti dò del tu. Grazie Diego, la mia vita è cambiata grazie a te. Ti dico grazie Diego, grazie a te e all’invenzione meravigliosa del gol agli inglesi, e grazie per aver condiviso due programmi in TV. Dopo Diego la vita non mi deve niente.
Fonte : Fanpage