Perché gli Stati Uniti quadruplicano le tariffe sulle importazioni delle auto elettriche cinesi

In piena campagna elettorale per le presidenziali statunitensi, il candidato democratico rispolvera e rafforza uno dei temi tanto cari all’ex inquilino della Casa Bianca Donald Trump: la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti. Dopo diverse ore di indiscrezioni, Joe Biden ha sollevato ogni dubbio: Washington aumenterà le tariffe su alcune importazioni di prodotti cinesi, comprese quelle di veicoli elettrici, batterie e semiconduttori, per un valore di 18 miliardi di dollari.

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La vergata sul settore delle auto elettriche

Il settore maggiormente colpito è quello delle auto elettriche, che già soffrivano di tariffe al 25 per cento. Ora, la Casa Bianca vuole quadruplicare i dazi, portandoli al 100 per cento. Raddoppiati, dal 25 al 50 per cento, i dazi sui pannelli solari. Le aliquote tarrifarie su alcune importazioni di alluminio e acciaio passeranno dall’attuale 7,5 per cento al 25 per cento. Più che triplicate le tariffe sulle batterie al litio per le auto elettriche e quelle per altri usi. C’è poi una novità: dal 2025, i dazi sui semiconduttori importati dalla Cina passeranno dal 25 per cento al 50 per cento. Per la prima volta, dei dazi saranno imposti su siringhe e aghi medici, come anche sulle gru portuali. Dazi più alti, poi, per guanti medicali di gomma, per respiratori e mascherine.

biden dazi

L’amministrazione Biden conferma il giro di vite che punta a proteggere i posti di lavoro negli Stati Uniti in vista delle elezioni di novembre, sottolineando che al momento il principale produttore di auto elettriche cinesi, la Byd, vende vetture di ultima generazione anche a 10mila dollari.

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La stretta di Washington non si concentra però solo le auto elettriche. Perché l’amministrazione statunitense teme che i sussidi del governo cinese al settore dell’energia pulita stiano aiutando le aziende a produrre pannelli solari e auto elettriche in quantità superiore alla domanda interna e a costi molto bassi. Questo significa che questi prodotti sono pronti per finire sul mercato mondiale, rendendo quasi impossibile la concorrenza delle aziende del settore negli altri Paesi.

La risposta di Pechino

Pechino da parte sua bolla come “infondate” le accuse di Washington, che viene a sua volta accusata di voler impedire la competizione globale, ed esprime “forte insoddisfazione” per la revisione al rialzo delle tariffe su alcuni prodotti cinesi. Per la Cina, l’incremento dei dazi viola gli impegni presi dal presidente americano Biden per evitare di frenare lo sviluppo economico cinese e rischiano di “compromettere seriamente” il clima di cooperazione tra i due Paesi. 

Il ministero degli Esteri cinese oggi ha dichiarato che Pechino “si oppone in modo consistente all’aumento dei dazi” che violano le regole del Wto. La Cina “adotterà tutte le misure necessarie per salvaguardare i suoi diritti legittimi e interessi”, ha dichiarato il portavoce, Wang Wenbin.

Trump: “Metterò tasse al 200 per cento su ogni auto cinese”

Il presidente Biden rafforza così le tariffe imposte nel 2018 da Trump, con l’obiettivo di togliere terreno all’avversario di novembre e dimostrare agli elettori americani, in particolare negli stati della Rust Belt, di avere il miglior piano per difendere l’industria automobilistica americana dalla competizione cinese. La mossa dell’amministrazione oltre che in chiave di politica commerciale deve quindi essere letta però anche in chiave elettorale, con Biden che ha bisogno di contrastare l’ex presidente repubblicano che promette, una volta tornato dalla Casa Bianca, di imporre tariffe sulle auto elettriche cinesi che arrivano da Paesi terzi.

Secondo fonti dalla campagna di Trump, citate da Politico, l’ex presidente e i suoi consiglieri progettano di imporre dazi maggiori sulle auto che entrano dal Messico se questo non accetta di fermare l’invio di auto elettriche prodotte in Cina negli Stati Uniti. “Metterò tasse al 200 per cento su ogni auto che viene dai loro impianti”, ha detto Trump in un comizio sabato scorso, riferendosi agli impianti di auto cinesi in Messico.

Il governo italiano spera in una maggiore tutela nazionale

Nel frattempo, la Commissione europea si dice pronta a studiare le nuove tariffe che gli Stati Uniti hanno deciso di imporre sulle importazioni di veicoli elettrici dalla Cina per il loro possibile impatto sul mercato del Vecchio Continente. E subito arrivano le indicazioni – se non richieste – del governo italiano.

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Se il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti invoca una svolta strategica sul settore dell’automotive che “deve entrare nei pilastri della politica per la competitività europea, da finanziare con nuovi strumenti di capacità fiscale europea oltre il Pnrr”, il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, ha ribadito la necessità per Bruxelles di tutelare “la produzione europea e nazionale da fenomeni di concorrenza sleale”. “Sono convinto che il prossimo Parlamento e la Commissione dovrà necessariamente andare su questa strada”, allineandosi a quanto fatto dagli Usa “per contrastare l’egemonia della Cina”, ha affermato Urso. 

Fonte : Today