Patto europeo sulla migrazione e l’asilo, come funziona?

Addio al regolamento di Dublino, avanti con il Patto europeo sulla migrazione e l’asilo. L’Unione europea cambia le sue regole per le migrazioni. L’approvazione del Patto europeo sulla migrazione e l’asilo rappresenta il risultato di discussioni durate oltre un decennio e modifica il regolamento di Dublino. Dopo un percorso tumultuoso, gli Stati membri nella riunione dell’Ecofin, il parlamentino dei ministri delle Finanze del Consiglio europeo, si sono riuniti per dare il 14 maggio l’approvazione finale dei regolamenti che costituiscono il nuovo patto. Questa revisione completa mira a garantire un’equa ripartizione degli oneri tra tutti gli Stati membri e a introdurre misure più severe per gestire efficacemente la migrazione.

Tutti i 10 atti legislativi che compongono l’insieme delle nuove norme del Patto sulla migrazione e l’asilo sono stati approvati a maggioranza dal Consiglio europeo. Nello specifico, l’Italia ha votato a favore di tutti e dieci i testi che compongono il pacchetto, mentre Ungheria e Polonia hanno espresso voto contrario in tutti i voti.

La solidarietà obbligatoria e le posizioni critiche

Una caratteristica fondamentale del nuovo patto è l’introduzione della solidarietà obbligatoria, in base alla quale gli Stati membri sono tenuti a scegliere tra tre opzioni per gestire i richiedenti asilo: ricollocare un numero specifico di persone, pagare un importo fisso per ogni richiedente respinto o fornire un sostegno finanziario per l’assistenza operativa. Questo passaggio cerca di risolvere le disparità di lunga data nella condivisione delle responsabilità tra le nazioni dell’Unione. Tuttavia, il percorso verso il consenso non è stato privo di ostacoli. Non a caso la Polonia e l’Ungheria, note per la loro ferma opposizione alla solidarietà obbligatoria, hanno votato contro il pacchetto, anteponendo le loro preoccupazioni per le possibili violazioni della sovranità nazionale.

Il nuovo patto rappresenta, sulla carta, uno sforzo concertato per affrontare le prossime sfide, stabilendo all’interno di un quadro comune la gestione della migrazione. Per le istituzioni europee, così, vengono introdotte delle misure per migliorare la sicurezza alle frontiere, snellire le procedure di asilo e garantire un trattamento equo dei richiedenti. Inoltre, pone le basi per un sistema più solido di solidarietà e condivisione delle responsabilità, volto a promuovere una maggiore coesione all’interno dell’Ue. Sebbene sia stato salutato come un risultato storico, il disegno europeo non è esente da critiche. Alcuni sostengono che manchi di sufficienti garanzie per i richiedenti asilo e che possa esacerbare le loro vulnerabilità. Le organizzazioni umanitarie hanno espresso preoccupazione per il potenziale impatto sulla qualità dei processi di asilo e sul benessere dei migranti. E sui potenziali abusi che potrebbero essere perpetrati ai loro danni, anche sul fronte della gestione dei dati e delle informazioni.

I prossimi ostacoli

In prospettiva, l’attenzione si sposterà sull’attuazione e sull’applicazione. La Commissione europea presenterà a giugno un piano di attuazione che delineerà i passi legali e operativi necessari per realizzare gli obiettivi del patto. Gli Stati membri avranno il compito di presentare i propri piani nazionali, evidenziando i requisiti di risorse e le strategie operative. Tuttavia, i disaccordi sull’assegnazione dei fondi e sulla conformità ai nuovi regolamenti potrebbero riaccendere le tensioni politiche all’interno del blocco. La riluttanza di alcuni Stati membri ad abbracciare pienamente i principi di solidarietà rappresenta un rischio significativo per l’efficacia del patto e sarà sicuramente uno degli elementi che agiterà la Commissione che sarà espressa dal Parlamento europeo dopo le elezioni di giugno.

Fonte : Wired