Perché sempre più giovani si ammalano di tumore

I medici di tutto il mondo lanciano l’allarme: c’è un incremento di giovani pazienti a cui vengono diagnosticati tumori di prassi associati agli anziani. La conferma più recente dell’aumento di neoplasie negli under 50 giunge da uno studio pubblicato su Bmj Oncology. Tra il 1990 e il 2019, i casi di cancro in giovani pazienti sono saliti del 79 per cento e le morti del 28 per cento. Nel 2030, le diagnosi previste dai progetti di studio aumenteranno del 31 per cento e i decessi del 21 per cento. In tutto, la ricerca ha individuato 3,26 milioni di casi di tumore ad esordio precoce nel 2019 (che si traduce in un incremento dell’80 per cento delle diagnosi rispetto al 1990).

In particolare, negli Stati Uniti i tumori del colon-retto negli under 50 sono quasi raddoppiati (in numero assoluto) con cifre che già costituiscono un problema di salute pubblica. Restando nel nostro Paese, dal rapporto “I numeri del cancro in Italia 2023” emerge che il tumore del colon-retto rappresenta la terza neoplasia negli uomini. E ancora, nell’ambito della campagna nazionale “Non sono tutti uguali” viene rammentato che in Italia, nell’arco di dieci anni, i casi di tumore della mammella risultano aumentati del 16 per cento: erano 48mila nel 2013 e sono stati 55.900 nel 2023.

Stili di vita e rischio di cancro

Perché si assiste a un preoccupante aumento di tumori giovanili? “La risposta non è una – spiega Giuliano Aureliano Stingi, dottore di ricerca in biologia molecolare, a Today.it -, poiché ci sono numerosi fattori da considerare: dal miglioramento degli screening oncologici (che consentono di individuare più casi) ai fattori ambientali come l’inquinamento di terra, aria e acqua fino ad alcuni stili di vita (il sovrappeso e l’obesità, un’alimentazione non equilibrata, l’abitudine al fumo, la scarsa attività fisica, la sedentarietà)”. Certo, ad oggi non c’è alcun dato che possa mettere in relazione diretta tali ipotesi con l’effettivo aumento delle neoplasie. Ma l’allerta rimane alta.

Tra i principali imputati, dunque, ci sono una serie di abitudini sbagliate. “Certamente la prevenzione è basilare – riprende Stingi – ma è indispensabile fare ricerca per comprendere in che modo i vari fattori possono combinarsi”. Su questo aspetto interviene Fotios Loupakis, medico oncologo e presidente dell’associazione Kiss against cancer, che illustra a Today.it: “Sono soprattutto quelle persone che oggi hanno 45-50 anni, e che già in età adolescenziale – e poi progressivamente – avrebbero vissuto in modo diverso dalle generazioni precedenti, assumendo cibi ultra processati (in primis, bevande gassate) e conducendo uno stile di vita più sedentario”.

Affrontare la colonscopia senza timore

Nonostante la portata del problema (“che, ribadisco, è in crescita. Si tratta di un aumento indiscusso in termini di numeri, non di un fenomeno ridotto”, puntualizza Loupakis) sussistono ancora, in particolare tra gli under 50, significative barriere legate allo screening per il cancro del colon-retto. Parliamo di un esame diagnostico importante, volto a individuare eventuali polipi o adenomi – responsabili del sanguinamento – prima che possano degenerare in tumore, oppure forme tumorali in una fase precoce.

“Di fatto, già a partire dai 40-45 anni di età, la colonscopia è un dono da farsi. E, in caso di esito negativo, l’invito è a ripetere il test ogni due anni”, continua il medico oncologo. Che conclude: “Io stesso, che ho da poco compiuto 45 anni, me la sono regalata per il compleanno. Oggi la scienza sta facendo di tutto per mettere in campo delle tecniche alternative e non invasive, ma permangono ancora troppi tabù. Così paura e stigma frenano lo screening”.

Il boom dei tumori tra gli under 50 allarma i ricercatori: quali sono i più diagnosticati 

Fonte : Today