“Se Putin fermasse i bombardamenti ci potrebbero essere negoziati di pace il giorno dopo” ma “il processo di pace deve essere guidato dagli ucraini. È loro diritto farlo”. Lo ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen nel corso di un incontro con il ministro degli Esteri Antonio Tajani e i giovani di Forza Italia alla Fondazione De Gasperi. Parole che arrivano nel pieno dell’avanzata russa nella regione di Kharkiv, che sta mettendo a nudo le difficoltà dell’esercito di Kiev. Le stesse autorità ucraine hanno parlato di “momento difficile” ammettendo che Mosca sta conseguendo “successi tattici”.
In questo clima di preoccupazione per l’Ucraina, il messaggio di von der Leyen sembra dimenticare un particolare non da poco: il ritiro delle truppe del presidente Vladimir Putin dalle regioni ucraine occupate. Non è la prima volta, infatti, che la leader Ue apre ai negoziati di pace, ma finora lo ha fatto ponendo sempre la condizione, richiesta da Kiev, che Mosca restituisca agli ucraini i territori sottratti in seguito all’invasione (fino a non molto tempo fa, Volodymyr Zelensky chiedeva anche la Crimea).
Non è chiaro se quella di von der Leyen sia stata o meno una dimenticanza dovuta all’ambiente informale (l’incontro in questione è avvenuto nel quadro della sua campagna elettorale per la rielezione alla guida della Commissione e con un pubblico ‘amico’). Fra un mese, il 15 e il 16 giugno, si terrà in Svizzera un summit internazionale sul futuro dell’Ucraina che, almeno nelle speranze dei promotori, dovrebbe porre le basi per futuri negoziati di pace.
Berna ha assicurato la sua volontà di avere al tavolo la Russia, che però sostiene di non essere stata invitata. Di sicuro c’è che il summit, richiesto dallo stesso Zelensky, partirà da un assunto: il ritiro delle truppe russe dai territori occupati. Un assunto condiviso finora dall’Ue (salvo alcune eccezioni, come l’Ungheria di Viktor Orban). Ma Mosca, su questo, non intende fare passi indietro.
Fonte : Today