Nonostante l’opinione comune sia fermamente convinta che essere connessi non faccia affatto bene alla salute, sembrerebbe non essere affatto così. Usare internet, a quanto pare, ha un impatto positivo sul nostro benessere. A dimostrarlo è uno studio condotto dal professor Andrew Przybylski dell’Università di Oxford, in collaborazione con il dottor Matti Vuorre, dell’Università di Tilburg. “La nostra ricerca è la prima a verificare se l’accesso a internet, l’accesso a internet mobile e l’uso regolare di internet siano o meno correlati al benessere a livello globale”, ha dichiarato Przybylski, convinto che i risultati precedenti siano stati limitati da studi condotti in modo inadeguato, che hanno finito con il concentrarsi quasi esclusivamente sul rapporto potenzialmente pericoloso tra tecnologia e adolescenti.
Per rendere la ricerca quanto più veritiera possibile, quindi, il team di studiosi guidato da Przybylski e Vuorre ha analizzato una notevole mole di dati raccolti tra il 2006 e il 2021. Quindici lunghi anni durante i quali sono state intervistate ben 2,4 milioni di persone, di età pari o superiore ai 15 anni, a cui i ricercatori hanno posto domande sia sull’uso di internet, sia sui criteri di comprensione e valutazione del benessere personale. Elaborando le risposte degli intervistati e correlandole tra loro, lo studio ha rilevato che nell’84.9% dei casi esiste una correlazione tra l’uso di internet e il benessere. Nello specifico, chi ha un accesso costante alla rete sembra dimostrare un tasso di soddisfazione della propria vita superiore dell’8,5% rispetto a chi non la utilizza affatto.
Eppure, nonostante i dati raccolti da Przybylski e Vuorre sovvertano l’idea di un’internet nociva per la salute dei suoi utenti, gli esperti del settore non sembrano essere intenzionati a cambiare la propria opinione. “Per quanto mi piacerebbe essere d’accordo con questi risultati e desiderare davvero che siano veri nella loro totalità, purtroppo ci sono controprove e argomentazioni che suggeriscono che non è necessariamente così”, ha dichiarato la dottoressa Shweta Singh dell’Università di Warwick, che ha fatto notare che i casi di sextortion ai danni dei minori sono in crescita un po’ ovunque nel mondo. Ma forse, come riferisce il professor Simeon Yates dell’Università di Liverpool, la verità è nel mezzo: “Solo perché le persone citano un livello di benessere più elevato, non significa quindi che non stiano accadendo loro cose negative online”.
Fonte : Wired