Cosa fare di un tablet quando non lo si usa come tablet? Una domanda sensata, alla quale Google tenta di dare una risposta con Pixel Tablet, appena arrivato in Italia, a un anno dal lancio negli Usa. La soluzione che hanno pensato a Mountain View è semplice ma, a prima vista, geniale: trasformare il tablet in uno smart display. Non sono i primi ad averci pensato, visto che Lenovo aveva in catalogo lo Smart tab M10 HD già quattro anni fa. Era un tablet di fascia media con un dock opzionale che faceva da base e da speaker; l’assistente vocale in questo caso non era Google ma Alexa.
Il Pixel Tablet è basato sullo stesso principio, con in più il vantaggio di poter contare su una maggiore integrazione tra l’assistente vocale e il resto delle app Android, e sulla lunga esperienza di Google con la serie di smart display Nest. Questo almeno sulla carta, perché, come poi vedremo, non sempre queste premesse portano al risultato desiderato.
Design
Il Pixel Tablet è ben costruito, con un involucro in alluminio rivestito in quella che l’azienda chiama “nano ceramica”, che restituisce conferisce una sensazione di robustezza e di qualità, oltre a essere poco sensibile alle impronte digitali e allo sporco. In Italia è disponibile in due colori neutri, perfetti per ogni ambiente: grigio creta e grigio verde. Abbastanza anonimo nel complesso (ma si potrebbe anche dire “discreto”), agganciato al dock assomiglia molto a una versione extra large del Nest Hub.
Lo schermo da quasi 11 pollici è abbastanza ampio da consentire una visione piacevole e un’esperienza interattiva senza essere eccessivamente ingombrante; la risoluzione è buona (2560×1600 pixel), e le immagini sono nitide e vivaci. Questo lo rende eccellente per il consumo di contenuti multimediali, come video e foto: più in casa che fuori, visto che la luminosità invece non è da primato. E il refresh rate è di soli 60 Hz, meno di quasi tutti i concorrenti, che offrono un’esperienza visiva più fluida.
Il suono
Il Pixel Tablet include quattro altoparlanti laterali che funzionano abbastanza bene, a patto di non alzare troppo il volume (e di non coprirli con le mani, cosa assai facile). Non dispone di un jack per le cuffie, per cui ci si deve affidare ad auricolari cablati con USB-C o Bluetooth. Oppure, per migliorare la qualità del suono, si può usare la base, che costa altri 100 euro. Si fissa magneticamente al tablet e l’audio passa automaticamente dal tablet alla base, sfruttando dei connettori metallici. Il vantaggio, in termini di volume, è evidente, ma è difficile parlare di vera fedeltà: nel dock c’è un solo altoparlante da poco più di 4 cm, così la riproduzione delle alte frequenze non è ideale, e in più si perde ogni effetto stereo. Il dock permette di ricaricare il Pixel tablet mentre è collegato, ma curiosamente fa uso di un alimentatore con connettore proprietario, non Usb-C come sarebbe più ovvio, e ricarica solo fino al 90% per preservare la durata della batteria: per arrivare al 100% bisogna impostare manualmente il Pixel Tablet ogni volta. Quando la base non è collegata all’alimentazione, lo speaker non funziona. Ma quando non è collegata al tablet, non serve davvero a niente: non ha Bluetooth nè wi-fi, quindi non si può usare come speaker, magari in multiroom o per avere un effetto stereo decente.
In casa
Quando è agganciato al dock, il Pixel Tablet entra in modalità Hub, trasformandosi in un display intelligente in grado di controllare dispositivi IoT, riprodurre contenuti multimediali e interagire con Google Assistant. Attenzione, l’interfaccia non è la stessa del Nest Hub, ma semmai una specie di ibrido tra quella e un normale tablet Android. Il vantaggio è che si possono usare tutte le app del Play Store, compresi ad esempio Whatsapp o Telegram, anche se poi quelle ottimizzate sono poche; tra queste, Google Meet che regola automaticamente l’illuminazione durante le videochiamate e aggiunge sfondi a 360 gradi, magari non indispensabili per le call di lavoro, ma piuttosto divertenti.
Tuttavia, il Pixel Tablet non è un hub per domotica come il Nest Hub Max; in primis manca il supporto per Thread, quindi non può fungere da hub per i dispositivi Matter per la casa intelligente. Poi bisogna spesso sbloccarlo prima di usarlo: se si chiede ad esempio una precisa canzone su YouTube, di solito la riproduzione parte automaticamente; se invece si chiede di cercare una band, bisogna inserire il pin per vedere i risultati. Nel complesso, l’esperienza è piuttosto frustrante.
Il Pixel Tablet si connette solo al wi-fi, non è disponibile in versione con Sim o eSim, quindi non si potrà usare, ad esempio, per avere connessione internet nella casa in montagna o al mare. Ma almeno, grazie al sistema di trascrizione automatica dell’audio, se messo accanto alla tv, sarà in grado di fornire sottotitoli in tempo reale per tutte le lingue.
A tavoletta
Meglio, invece, l’uso come tablet, anche se le proporzioni dello schermo – più largo del normale – spesso si traducono in app ingrandite male, deformate o non visualizzate al meglio. Chi è abituato a iPad si renderà subito conto di quanto sia più evoluto l’ecosistema Apple, anche se Android ha alcuni vantaggi, come la possibilità di avere più profili utenti sullo stesso dispositivo; abbinando a ciascuno un’impronta digitale passare dall’uno all’altro è facilissimo. Questa funzione si può usare per impostare uno o più account apposta per i più piccoli, con tutte le limitazioni parentali del caso. Abbinata a una gestione intelligente del multitasking, avrebbe molto senso anche in ambito professionale, ma Google non fa il passo successivo: non produce un case con tastiera incorporata, e nemmeno uno stilo. Così il Pixel Tablet rimane un dispositivo più adatto per consumare contenuti che per crearli o modificarli.
Ci piace
- L’idea
- Compatibile con tutte le app del Play Store
- Garantiti 5 anni di aggiornamenti sicurezza
Non ci piace
- Dock inutile quando non è collegato al tablet
- Interfaccia ed esperienza utente Hub da migliorare
- Prezzo elevato
In fine
Nel mondo Android i tablet Samsung, come il Galaxy Tab, offrono alternative simili con migliori specifiche hardware e supporto a una più ampia gamma di accessori per la produttività. Molto interessante anche l’offerta Lenovo. E, scendendo di prezzo, i tablet Amazon Fire possono rappresentare una scelta più economica per l’intrattenimento multimediale, specie se sono destinati ai bambini. Ma Google ha mostrato una strada che potrebbe valere la pena esplorare, lavorando sul software come sull’hardware per migliorare i difetti e le incongruenze di questa prima versione. E magari rivedendo il prezzo, che non è bassissimo, specie per un prodotto presentato lo scorso anno: va da 499 euro per la versione da 128 GB senza dock a 719 euro per quella da 256 GB con il dock.
Fonte : Repubblica