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Anche in Germania, come sta accadendo in altri Paesi europei, le forze di estrema destra vedono i consensi a proprio favore salire in vista delle elezioni europee del 6 e 9 giugno. Ma la società tedesca, di fronte all’ascesa di Alternative für Deutschland, è scesa in piazza a manifestare.
In Germania l’estrema destra avanza e si prende sempre più spazio nello scenario politico. Come sta avvenendo anche in altri Paesi europei, del resto. Ma c’è una grossa differenza, e cioè che i tedeschi stanno discutendo se partiti come Alternative für Deutschland siano accettabili o meno. E se, in caso, vadano banditi.
Ci sono ovvie ragioni storiche dietro a questo dibattito. A inizio anno circa un milione e mezzo di persone sono scese in piazza in tutte le principali città tedesche a manifestare contro l’estrema destra. Non è un caso che questo avvenga in Germania e non altrove. Tanti Paesi europei si stanno misurando con l’ascesa di forze nazionaliste e di destra più o meno radicale, ma in Germania questo processo politico è vissuto con una singolare consapevolezza. Prima di instaurare un regime totalitario, Hitler e il partito nazionalsocialista hanno vinto le elezioni. Per quanto uno schieramento politico sia popolare – AfD è il secondo partito nel Paese secondo i sondaggi in vista delle elezioni europee – in Germania alcune idee e posizioni aprono per forza di cose a una discussione di legittimità.
Il rapporto dei tedeschi con la loro eredità storica è particolare. Berlino, proprio a causa della diversa concatenazione di eventi che ha portato Hitler al potere, alla fine della guerra ha scelto di porre dei paletti più severi per la protezione delle democrazia, in modo da lasciare fuori dal perimetro democratico tutte le forze potenzialmente eversive. In primo luogo i neonazisti chiaramente. Le manifestazioni in Germania sono scoppiate dopo che un’inchiesta giornalistica ha rivelato un piano di cosiddetta “remigrazione” sostenuta da diversi esponenti di AfD, che avrebbe puntato a espellere dalla Germania richiedenti asilo, immigrati e anche cittadini tedeschi di origine straniera.
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Sulla possibilità di sciogliere AfD la discussione è aperta. Ci sono anche tanti esponenti delle forze liberali e progressiste che non sono d’accordo e che sostengono che più che alcune idee, sarebbe antidemocratico mettere al bando il partito che le esprime.
Gli equilibri politici in Germania
C’è un dato che non si può ignorare. Alternative für Deutschland è diventato il secondo partito nel Paese, dopo l’Unione cristiano democratica – la CDU – il principale schieramento conservatore nel Paese che conta esponenti come l’attuale presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e l’ex Cancelliera Angela Merkel.
Non è però la CDU a governare la Germania attualmente. Dopo le ultime elezioni federali del 2021, il Partito socialdemocratico – la SPD – era riuscito a formare una coalizione con Verdi e Liberali (la cosiddetta coalizione semaforo per i colori rappresentativi degli schieramenti politici), nominando Olaf Scholz come Cancelliere.
Scholz rimane uno dei pochi leader di centrosinistra a capo di un Paese dell’Unione europea. La maggior parte degli Stati membri è infatti rappresentata da un premier o un presidente conservatore. Anche in Germania, comunque, i sondaggi danno le forze di centrodestra ed estrema destra in netto vantaggio. E le elezioni del prossimo giungo potrebbero mettere in difficoltà il Cancelliere e il suo governo.
La delegazione più numerosa al Parlamento europeo
La Germania è il Paese con più eurodeputati al Parlamento europeo, 96 in totale. Di questi, 30 fanno parte del gruppo del Partito popolare europeo, il principale, a cui appartiene appunto anche la presidente von der Leyen. Ben 25, invece, militano tra i Verdi. E ancora: 16 eurodeputati appartengono al gruppo dei Socialisti, 9 a Identità e democrazia, 7 a Renew, 5 alla Sinistra e 3 non fanno parte di nessuna famiglia europea.
Alternative für Deutschland rientra in quella di Identità e democrazia, ID. Di questa fanno parte anche partiti come la Lega di Matteo Salvini in Italia e il Rassemblement National di Marine Le Pen in Francia. Proprio Le Pen, che non è decisamente esponente di una forza moderata, quando sono scoppiate le manifestazioni contro l’estrema destra in Germania ha criticato AfD e il suo presunto piano di remigrazione, mettendo in discussione l’appartenenza dello schieramento al suo stesso gruppo in Europa.
Come è nata AfD e l’inchiesta sul progetto di “remigrazione”
I leader di AfD hanno negato che un progetto di espulsione di massa di questo tipo sia parte del loro programma politico. In tanti, in Germania, continuano però a chiederne lo scioglimento, chiamando in causa l’articolo 21 della Costituzione, secondo cui è da dichiararsi incostituzionale ogni partito che con i suoi obiettivi o comportamenti cerca di minare l’ordine democratico libero.
AfD è nato come un movimento euroscettico, che chiedeva l’uscita dall’Euro della Germania e il recupero della sovranità del Paese. Si oppone al matrimonio omosessuale, all’aborto, a una generale equiparazione. Ha criticato le politiche migratorie che negli anni della crisi dei rifugiati hanno aperto le porte a oltre un milione di richiedenti asilo. Nega il cambiamento climatico e il riscaldamento globale.
Il Cancelliere Scholz ha accusato le forze di estrema destra come Afd di rappresentare un attacco alla democrazia, affermando che in Germania non c’è più posto per “l’ideologia razzista dei nazional-socialisti”. E ha definito i piani di espulsione dei migranti come ripugnanti, invitando tutti a scendere in piazza per proteggere i valori democratici. Anche il presidente dei Popolari europei, Manfred Weber, ha usato parole durissime, chiedendo alla società tedesca di opporsi – e cito – a un “pensiero disumano e razzista, che mette a rischio lo Stato e la democrazia”.
Una presa di posizione, quella di Weber, che sembrerebbe mettere in chiaro come in Germania non ci sia spazio per un’alleanza tra la destra tradizionale e quella più estrema. La CDU è ancora la prima forza politica nel Paese, ma anche lei – come la SPD – risente della crisi dei partiti tradizionali, alimentata da una serie di congiunture particolarmente complicate: la difficile situazione economica, la crisi energetica pesantissima scoppiata dopo la guerra in Ucraina, e le dure proteste degli agricoltori.
Il peso delle proteste degli agricoltori
Le manifestazioni degli agricoltori non pesano solo sul governo in carica, che ha deciso di ridurre progressivamente i sussidi per il gasolio agricolo, ma anche sulla destra tradizionale. Von der Leyen, del resto, ha messo il Green Deal al centro del suo mandato alla Commissione. Per la presidente della Commissione c’è molto in gioco: da un lato a livello europeo ha lavorato molto negli ultimi mesi fianco a fianco con Giorgia Meloni che, lo ricordiamo, è a capo dei Conservatori europei. Dall’altro, una sua riconferma a Bruxelles, dipende tantissimo anche da come si spostano gli equilibri in Germania, a casa sua.
L’AfD sta cercando di cavalcare le manifestazioni e farsi portavoce del malcontento degli agricoltori, ma non solo, proponendo la soluzione per cui il partito è nato, oltre dieci anni fa: la Dexit, cioè l’uscita della Germania dall’Unione, o quantomeno un recupero della sovranità nazionale.
Fonte : Fanpage