I nuovi adesivi di Instagram? Servono a raccogliere i nostri dati

Non so se vi è capitato negli ultimi giorni di vedere persone scuotere il loro smartphone. Ecco, non c’è un’epidemia di gente che vorrebbe lanciare via il proprio cellulare; è solo un nuovo adesivo di Instagram.

Il social network guidato da Adam Mosseri ne ha lanciati quattro di recente. Si tratta di funzioni aggiuntive per le Stories, per pubblicare contenuti un po’ diversi dal solito. Quello delle persone che scuotono lo smartphone si chiama ‘Cornice’ e prevede la possibilità di postare una foto che diventa visibile solo se, appunto, si scuote il cellulare, un po’ come si faceva con le vecchie istantanee. Ma c’è anche ‘Rivela’, che permette di pubblicare una storia nascosta, che viene rivelata solo in caso di invio di un messaggio privato all’autore. Ci sono, poi, altri due nuovi format: uno che prevede l’aggiunta di musica alle storie, con la possibilità di invitare gli altri utenti a fare altrettanto; l’altro che permette di creare adesivi a partire da foto e video.

Non sono un particolare appassionato di adesivi. Mi sembra, però, si possa dare una lettura un po’ più ampia a queste nuove funzioni introdotte da Instagram, che vada oltre la semplice volontà di fornire nuovi strumenti espressivi ai propri utenti.

Troppe critiche all’algoritmo di Instagram. La risposta? Raccogliere nuovi dati

La piattaforma di proprietà di Meta, come ogni social network al mondo, è alla costante ricerca di nuovi dati sugli utenti e su cosa vorrebbero vedere. È il punto di partenza dell’algoritmo che ci raccomanda i contenuti sulla piattaforma: il sistema funziona bene solo se raccoglie abbastanza informazioni. Ecco, di recente, non è che dell’algoritmo di Instagram si sia parlato così bene: se uno scorre il feed Threads di Adam Mosseri una parte consistente di quello che trova riguarda le lamentele di creator e utenti sull’incapacità del sistema di diffondere in modo adeguato i loro contenuti.

Instagram lo sa e, non a caso, poco prima del lancio degli adesivi ha annunciato un aggiornamento dell’algoritmo. Una nuova policy che dovrebbe portare il sistema a dare una maggiore distribuzione ai creator con un pubblico più limitato, per permettere loro di raggiungere nuovi utenti. “Ogni contenuto idoneo – si legge nel post sul blog ufficiale – viene mostrato a un piccolo pubblico che riteniamo lo apprezzerà, indipendentemente dal fatto che segua o meno l’account che lo ha pubblicato. Man mano che questo pubblico interagisce con il contenuto, i reels che funzionano meglio vengono mostrati a un pubblico leggermente più ampio, quindi i migliori di questi vengono mostrati a un gruppo ancora più ampio, e così via”.

L’obiettivo è sempre lo stesso: avvicinarsi al potere di creazione di fama di TikTok, che qualcuno ha definito la fabbrica da un milione di follower. Magari sfruttando un momento in cui la piattaforma cinese bene non se la passa, con la legge approvata da Biden che potrebbe terminare l’avventura del social network in terra statunitense.

Ecco, perché l’algoritmo funzioni bene come quello di TikTok, e sia quindi in grado di individuare il giusto pubblico di partenza per ciascun contenuto, servono dati.

Il social network di ByteDance questo problema lo ha risolto tempo fa, con il design. Il format a tutto schermo permette al sistema di raccogliere informazioni sugli utenti sempre, in qualunque momento, qualunque cosa questi facciano. Ogni interazione con TikTok è un’espressione di interesse o disinteresse nei confronti del contenuto che viene mostrato: del resto, sullo schermo c’è solo su quello.

Su Instagram che, per inciso, aveva provato tempo fa a passare a un feed a tutto schermo, la situazione è diversa. Ci sono molti più spazi di fuga, dai messaggi alle stories, fino allo spazio tra un post e l’altro. E allora servono (ancora) altri modi per raccogliere dati. Come dichiarazioni di interesse un po’ più esplicite: se io voglio vedere una foto che hai pubblicato e per farlo devo compiere un’azione (scuotere il telefono o inviare un messaggio), questo testimonia un interesse. È un dato, un’informazione che, magari, prima l’utente avrebbe omesso e che aiuta il sistema a comprenderne gli interessi, le tipologie di creator e contenuti che gli piacciono. E, così, nelle intenzioni della piattaforma, l’algoritmo migliora, diventa più preciso nell’individuazione dei nostri gusti e nella distribuzione corretta dei contenuti.

Fonte : Today