Perché le gogne social di Matteo Salvini sono un pericolo per la sicurezza

La campagna elettorale per le elezioni europee entra nel vivo e Matteo Salvini si distingue ancora una volta per  la violenza della sua comunicazione sui social network. Il vicepremier, che non riesce a risalire nei consensi malgrado la candidatura del generale Roberto Vannacci, che correrà nelle liste della Lega alle elezioni europee, rispolvera con sempre più frequenza le vecchie cattive pratiche della famigerata “bestia” di Luca Morisi, il suo ex stratega digitale che subì la legge del contrappasso e fu costretto a sparire dalla circolazione.

Dai nordafricani che “puzzano” ai “puttan tour” con gli amici: il generale Vannacci senza freni

La strategia social messa in atto dal corposo (e costoso…) staff della comunicazione del capo del Carroccio è sempre la stessa, ormai da molti anni. Che sia al governo o all’opposizione, i suoi profili sono pieni di fatti di cronaca, che lui “denuncia” come fosse un blog anti-degrado tipo “Roma fa Schifo” o “Milano Bella da Dio”, pagina da cui “saccheggia” molti dei contenuti che pubblica. Ovviamente, i presunti colpevoli dei fatti di cronaca rilanciati sono i soliti immigrati, le Ong, gli avversari politici, giornalisti, intellettuali, quelli che maltrattano gli animali, i giovani che manifestano per il clima, Richard Gere (sì, proprio lui…) e tutti i possibili bersagli che possono scatenare facile indignazione, odio, razzismo. Inutile ricordare che la quasi totalità dei fatti riportati sarebbero competenza specifica di quel Matteo Piantedosi imposto dallo stesso Salvini al ministero dell’Interno, non certo del sindaco di Milano o della solita sinistra che per Salvini è la fonte di tutti i mali della galassia.

Cosa rischiano le persone comuni esposte all’odio dei follower di Matteo Salvini

C’è però una pratica, periodicamente messa in atto, che va oltre il semplice discorso d’odio e potrebbe creare persino problemi di ordine pubblico: la gogna social. In passato a subirla sono stati sia personaggi pubblici come Roberto Saviano o l’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, ma anche persone comuni, come due ragazze minorenni che avevano “osato” contestare il leghista quando era ministro dell’Interno del primo governo Conte, o un giovane dislessico che salì sul palco durante una manifestazione delle “sardine” e fu ridicolizzato per il suo disturbo. Una pratica da Far West indegna di un uomo delle istituzioni che espone persone comuni a tremende shitstorm che spesso le costringono a chiudere i loro profili social, ma che porta anche rischi concreti per l’incolumità delle stesse. Il diretto interessato si è sempre difeso usando l’arma del vittimismo, lamentando di essere a sua volta vittima di insulti e minacce.

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Probabile che sia così, ma stupisce che un uomo che ha superato i cinquanta e ricopre da anni ruoli apicali, non comprenda che un ministro della Repubblica non può fare “gne gne gne” a una ragazzina di 16 anni che espone un cartello contro di lui durante una manifestazione, perché mettere la faccia di quella ragazza sui social di un politico seguito da milioni di persone mette in pericolo la sua incolumità. Un pericolo reso ancora più concreto dalla natura della fanbase del vicepremier, che al suo interno contiene frange di militanti di estrema destra e ultras delle curve degli stadi, come i membri dell’associazione “Curva Sud” del Milan, che ospita personaggi come il capo tifoseria Luca Lucci, condannato per violenza e spaccio di droga. Proprio a Lucci l’ex ministro dell’interno strinse la mano durante l’intervallo di una partita, prima di definirsi “un indagato in mezzo agli indagati” partecipando alla festa dell’associazione. 

I commenti su castrazioni e forni crematori

L’ultima gogna, in ordine cronologico, Salvini o chi per lui l’ha montata contro l’aggressore dell’agente di polizia Christian Di Martino alla stazione di Lambrate. Nella foto postata sui profili del leader leghista, si vede chiaramente il volto dell’uomo (con delle ferite probabilmente dovute alla colluttazione con gli agenti che lo hanno fermato) e la didascalia recita: “Ecco chi ha gravemente accoltellato l’agente di polizia nella stazione di Lambrate a Milano. Faccia da criminale. In galera, ma a casa tua!”.

post salvini gogna

Sorvolando sul commento da osteria sull’aspetto fisico dell’arrestato (su quello di alcuni politici italiani Lombroso avrebbe potuto scrivere un trattato…) quello che più spaventa è il tono dei migliaia di commenti sotto il post. Si va da una banale richiesta di “pena di morte” a torture di vario tipo, Dalla castrazione all’incenerimento (ovviamente da vivo…) in un forno crematorio. Saventoso notare come lo strumento utilizzato dai nazisti nei campi di sterminio torni molto frequentemente nei commenti ai post dell’attuale vicepresidente del Consiglio della Repubblica Italiana. Ovviamente il punto non è difendere un uomo che ha accoltellato un poliziotto e che ora dovrà rispondere in un tribunale delle sue azioni, ma quanto la gogna possa causare ulteriori problemi, oltre ad essere totalmente inutile. In parole povere: di chi sarà la colpa quando un perfetto sconosciuto esposto all’odio di centinaia di migliaia di persone (o qualcuno che somiglia a quel perfetto sconosciuto…) subirà una violenza perché sarà riconosciuto in un contesto pubblico? Può un rappresentante delle istituzioni utilizzare i suoi canali di comunicazione per istigare alla violenza, spingendo potenziali criminali a commettere atti illeciti? Domande che in un Paese civile 

Fonte : Today