Cosa sta succedendo con Israele all’Eurovision

Come spesso capita, e lo dimostra la vicenda di Israele all’edizione in corso in Svezia, Eurovision Song Contest riesce a essere un contesto ben più politico di una sessione plenaria del parlamento europeo. Tanto più in un periodo in cui i Paesi dell’Unione sono chiamati a prendere decisioni importanti e divisive rispetto alla politica estera. Parecchi osservatori sono convinti che il miglior termometro sull’opinione pubblica europea possa essere il risultato di Israele in classifica, che potrebbe andare malissimo (boicottata e punita dal voto popolare dopo che l’Unione dei broadcaster europei, Ebu, ha deciso di non bandirla dalla gara, come invece ha fatto in passato con altri stati giudicati belligeranti, come la Russia) o benissimo (premiata dalla solidarietà dei telespettatori dopo i terribili attentati di Hamas). Se così fosse, però, ci troviamo davanti a una situazione del tutto inedita, perché nel corso della semifinale del 9 maggio il televoto ha dato un segnale che pochi si aspettavano. Soprattutto il televoto italiano.

Israele in gara

Sull’opportunità di ammettere Israele in gara si è molto dibattuto, nei mesi scorsi. Come accade nelle competizioni sportive, Israele partecipa anche alle competizioni televisive europee, tanto più perché è parte della European broadcasting union, la federazione delle radiotelevisioni pubbliche del nostro continente. Dopo l’esclusione della Russia dalla gara, molti ipotizzavano che anche Israele avrebbe subito la stessa sorte: così non è stato ed Ebu, ben conscia che la decisione avrebbe suscitato parecchie polemiche, si è preparata a rispondere ad ogni domanda sulla questione, tanto che ha dedicato un’apposita sezione delle domande frequenti del suo sito a spiegarne le motivazioni. “Il servizio pubblico di Israele è un membro dell’Ebu da 60 anni” spiega. “Il servizio pubblico russo, invece, è stato sospeso dall’Ebu nel 2022 per via delle sue significative violazioni degli obblighi dei membri, e per aver violato i valori del servizio pubblico”. Il problema, insomma, non sarebbe l’invasione dell’Ucraina, ma il fatto di aver mal rappresentato l’invasione di un altro Stato sovrano con una narrazione tendenziosa e non corretta.

Cosa è successo nella semifinale

Nonostante questo, l’Ebu ha comunque adottato parecchie precauzioni per evitare che l’Eurovision Song Contest si trasformasse in un riflesso del conflitto: ha rifiutato la prima canzone presentata dalla delegazione israeliana (si intitolava October Rain e sembrava contenere impliciti riferimenti agli attentati di Hamas) e ha anche proibito esplicitamente la presenza di bandiere palestinesi all’interno dell’arena di Malmö. E sembrava avere funzionato: l’unica manifestazione di solidarietà alla Palestina andata in onda finora è stata quella di Eric Saade, cantante svedese fuori gara, che nella sua esibizione durante la prima semifinale ha indossato sul polso una kefiah. Nella semifinale del 9, invece, la cantante che rappresenta Israele, Eden Golan, si è esibita per la prima volta; i Paesi che non sono membri fondatori dell’Ebu, come Israele, devono qualificarsi tramite il televoto per avere accesso alla finalissima di sabato. Durante la performance della sua canzone, Hurricane, nella diretta televisiva si sono sentiti distintamente parecchi fischi e grida di disapprovazione provenire dal pubblico, e si sentono ancora più distintamente nei video dei fan girati direttamente nell’arena (tanto che parecchi commentatori su X sono convinti che la regia abbia aggiunto degli applausi pre-registrati per celare il dissenso almeno a chi seguiva la trasmissione da casa). Data l’accoglienza, ci si aspettava quindi che Golan fosse tra gli eliminati. E invece, a sorpresa, si è qualificata per la finale.

Il televoto

Ma la vera sorpresa, in particolare per i telespettatori italiani, è arrivata dopo l’annuncio dei finalisti, durante i titoli di coda, quando nei sottopancia sono state rivelate le percentuali di questo televoto: la canzone di Israele risultava votata con il 39,31% delle preferenze. Un’enormità, considerando che tutti gli altri Paesi superavano a stento il 5-6%. Si tratta però dei dati di voto della sola Italia, rivelati per errore dalla Rai. La Radiotelevisione italiana, infatti, è abituata per regolamento interno a dover divulgare sempre le percentuali dei votanti nelle sue trasmissioni, ed evidentemente per automatismo lo ha fatto anche stavolta, nonostante sia in realtà vietato dal regolamento Ebu fornire questi dettagli prima della fine della finale. Una grave irregolarità che secondo gli appassionati di Eurovision Song Contest potrebbe costare una penalizzazione all’Italia. La notizia, comunque, ha fatto il giro del mondo. Ma al di là delle possibili ripercussioni per la delegazione italiana, a livello geopolitico il punto è un altro: ovvero che, se anche le altre platee europee fossero allineate con quella italiana, Israele potrebbe stravincere Eurovision, con buona pace di tutti coloro che chiedevano che fosse bandita dalla gara. Come è noto nessun Paese può votare per se stesso, ragion per cui tutti i voti confluiti su Israele arrivano evidentemente dall’estero, anche se non sappiamo ancora da dove, visto che i dati aggregati ci sono per ora preclusi.

Gli scenari possibili

Ricordiamo però che il meccanismo di voto di Eurovision è complicatissimo, con un sistema di pesi e contrappesi che rendono impossibile fare previsioni reali. Nella semifinale di ieri contava solo il televoto, e televotava solo la metà dei Paesi dell’Ebu, ovvero quella che aveva partecipato alla semifinale precedente: Serbia, Portogallo, Slovenia, Ucraina, Lituania, Finlandia, Cipro, Croazia, Irlanda, Lussemburgo, Polonia, Islanda, Moldavia, Azerbaijan, Australia, Gran Bretagna, Germania e Svezia. Nella finalissima, invece, voteranno tutte le nazioni, con due diversi sistemi: ogni stato si avvale di una giuria di professionisti (cinque membri con solida esperienza musicale scelti dalla radiotelevisione nazionale, che assegnano fino a un massimo di 12 punti a ogni nazione) e del televoto, e pesano ciascuno per il 50%. Ancora tutto è possibile, insomma, ivi comprese prese di coscienza da parte di attivisti che cercheranno di ribaltare il risultato: su X si moltiplicano gli appelli al boicottaggio di Israele a Eurovision Song Contest, con la richiesta di votare per qualcun altro dei candidati favoriti – tra cui la nostra Angelina Mango – per evitare la vittoria di Eden Golan. Insomma, quella di sabato potrebbe essere una serata ricca di sorprese.

Fonte : Wired