Non ama essere definito l’anti-Vannacci e in effetti non lo è, semmai si potrebbe dire il contrario. Il generale Vincenzo Camporini, ex capo di Stato Maggiore della Difesa candidato nelle liste di Azione di Carlo Calenda, è un uomo colto e mite, mai una parola fuori posto e idee molto chiare su quelle che sono le sue specifiche competenze, non su tutto lo scibile. Ed è davvero un peccato, per mere ragioni di agenda politica, doverlo accompagnare sul campo di quel suo collega “tuttologo”, che sta portando avanti una campagna elettorale parlando alla pancia di un pezzo del Paese.
“Il generale Roberto Vannacci – spiega Camporini a Today.it – è un diverso. Nel senso che in oltre 45 anni di servizio nelle forze armate posso dire di aver avuto a che fare con persone di ben altro spessore e soprattutto rispettose del loro ruolo, delle loro responsabilità e della divisa che indossavano. Sin dal 1999, ho lavorato sui temi dell’integrazione delle capacità operative e militari dei Paesi dell’Unione Europea, ovvero per la famosa ‘difesa comune’ di cui si parla da tanto tempo. Per questo penso di avere le competenze necessarie per poter lavorare all’avanzamento di questo obiettivo. Quanto a Vannacci, la differenza tra noi sta anche nel fatto che lui ha espresso le sue posizioni politiche da militare in servizio, cosa che io non ho mai fatto. Fui nominato dal ministro Arturo Parisi ai tempi del governo guidato da Romano Prodi, ma nessuno, in quegli anni, mi ha mai contestato una condotta di parte, anzi: recentemente sia Maurizio Gasparri che il presidente del Senato, Ignazio La Russa, parlando di me hanno ribadito questo aspetto”.
“Un militare in servizio deve essere estraneo alla lotta politica”
Camporini si confronta con la politica e con i politici da molti più anni della “recluta” Vannacci, ma proprio per questo, nel mezzo secolo in cui ha indossato la divisa, non ha mai fatto parlare di sé. “È vero che l’articolo 21 della Costituzione dice che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero – spiega – ma poi c’è l’articolo 98 che dice altrettanto chiaramente che per alcune categorie di cittadini, e tra queste ci sono i militari, si possono limitare i diritti politici. È un articolo a cui non si è mai fatto seguito delle leggi, ma il principio costituzionale è chiaro: il militare in servizio, proprio perché ha il privilegio dell’uso legittimo della forza, deve essere estraneo alla lotta politica. E deve anche apparire al di sopra di essa, come la moglie di Cesare. Insomma, per me quello che sta facendo Vannacci contraddice uno degli elementi chiave delle forze armate, che per essere credibili devono essere neutre”.
“La normalità non è una questione statistica. Le ‘cose buone’ fatte da Mussolini si sarebbero fatte comunque”
Pluridecorato, considerato uno dei migliori piloti a livello internazionale, Camporini sta al gioco e accetta di commentare alcune frasi del candidato di punta della Lega di Matteo Salvini. Inizio da due citazioni: la frase rivolta al deputato del Partito Democratico, Alessandro Zan, che secondo il generale non rappresenterebbe la “normalità” in quanto omosessuale e quella sull’odore dei nordafricani, che secondo l’ex Folgore emetterebbero una “puzza” diversa. “La normalità – ribatte Camporini – non è mai stabilita dalla statistica. E la sfera sessuale di una persona è privata, personale e libera. Non mi sono mai domandato, fra i miei collaboratori, se ci fossero persone omosessuali o eterosessuali. Per me contava soltanto la capacità operativa, la onestà intellettuale, la disponibilità a operare secondo i principi dell’etica militare, a prescindere dall’orientamento sessuale. Normalità e omosessualità non sono due elementi che possono andare nella stessa frase. Ovviamente vale lo stesso per il colore della pelle”.
Proseguo con una battuta sul vecchio adagio “Mussolini ha fatto anche cose buone” recentemente rispolverato da Vannacci: “Ogni governo – continua il candidato di Azione – si trova ad affrontare problemi pratici, questo non deve costituire un alibi politico per tante altre cose che hanno condannato definitivamente quel regime, a partire da una politica coloniale scriteriata come quella condotta contro l’Etiopia, che portò alla condanna, da parte della Società delle Nazioni, del comportamento del governo italiano dell’epoca. La macchia delle leggi razziali è qualcosa che non può essere in nessun modo attenuata neanche dalle più grandi scoperte scientifiche, così come l’errore clamoroso di inseguire Hitler in quella guerra sciagurata. Certo che sono state fatte delle cose buone, ma sarebbero state fatte comunque perché bisognava farle: non erano parte di quel progetto politico. E quel progetto politico era nefasto”. Tra le tante “perle” di Vannacci, la promessa di lanciarsi col paracadute su Bruxelles in caso di elezione: “Gli faccio tanti auguri. Io ero un pilota da caccia e ho avuto la fortuna di non lanciarmi mai, anche se ho avuto degli incidenti. L’idea di lanciarmi col paracadute non mi entusiasma”, scherza il generale.
“Le donne non sono fattrici e non sono mercanzia”
I toni si fanno decisamente più cupi quando cito le frasi del collega “tuttologo” che toccano i diritti, il ruolo e soprattutto il corpo delle donne. “Io credo – spiega ancora Vincenzo Camporini – che noi dovremmo rispettare un principio fondamentale: il corpo della donna non può mai essere strumentalizzato. E strumentalizzarlo vuol dire anche relegarle al mero ruolo di fattrici. L’interruzione di gravidanza è un atto doloroso che merita rispetto proprio per il conflitto interiore che genera e se una donna vi ricorre non deve subire nessuna pressione e tutti devono accettare la sua scelta”.
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A quel punto, per cercare di riportare la chiacchierata su toni più leggeri, cito una delle ultime uscite di Vannacci, quella sui “puttan tour” a cui avrebbe partecipato per “guardare la mercanzia delle signore”. L’alto ufficiale resta in silenzio per qualche secondo e quando riprende a parlare ha la voce rotta dalla commozione: “Che le devo dire, si commenta da solo. Una donna non può mai essere una mercanzia. Io nella mia vita ho avuto la fortuna di incontrare due donne meravigliose (la prima e la seconda moglie, recentemente scomparse, ndr), che mi sono state strappate dalla morte una dopo l’altra. Il rispetto dovuto a un altro essere umano che condivide con te questa avventura sulla terra fa sì che l’utilizzo della parola mercanzia sia qualcosa di vergognoso. Ha detto una cosa molto brutta”.
“L’interruzione di gravidanza è un atto doloroso che merita rispetto proprio per il conflitto interiore che genera e se una donna vi ricorre non deve subire nessuna pressione e tutti devono accettare la sua scelta”. Così Vincenzo Camporini a Today.it
Le parole e la sensibilità del generale mi invitano a riportare la discussione su questioni più alte, abbandonando le battute a effetto da talk show per tornare a parlare di cose serie. E di questioni decisamente più serie delle uscite di Vannacci ce ne sono tante, dalle guerre in Ucraina e Medio Oriente alla spinosa questione ad esse collegata, quella della spesa militare.
“Non c’è la possibilità di incrementare la spesa militare, ma si può spendere meglio”
Di questo avevamo parlato, proprio col generale, durante la prima tappa del tour elettorale di Carlo Calenda, da Roma ad Ancona. I Paesi europei della Nato temono un ritorno di Donald Trump, che in caso di vittoria delle presidenziali Usa ha già annunciato un disimpegno su questioni che non riguarderanno direttamente il suo Paese. E la stessa Ursula von der Leyen ha ribadito la necessità che ogni Stato Membro raggiunga l’obiettivo del 2 per cento del Pil investiti sulal difesa. “Al di là dell’entità della spesa militare complessiva dei paesi dell’Unione – spiega Camporini – quello a cui bisogna puntare è la razionalizzazione, ovvero bisogna spendere meglio. L’Italia ha i problemi finanziari che conosciamo, spesso dovuti a una serie di decisioni del passato, anche remoto, per cui è chiaro che oggi pensare di sottrarre risorse ad altri settori per dedicarle alle forze armate non è politicamente pensabile”.
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“Le priorità indicate da Azione per la spesa pubblica – continua – sono la sanità, l’educazione, il lavoro. Quindi non credo che oggi ci sia la possibilità di incrementare più di tanto la spesa militare. Però, anche da noi, si può spendere meglio; faccio un esempio: i sistemi logistici di Marina, Esercito e Aeronautica, che oggi sono separati, se venissero integrati costerebbero molto meno dalla somma dei tre. Quanto al 2 per cento del Pil che sarebbe imposto dalla Nato, in realtà fu una decisione collegiale di tutti i Paesi membri. La posizione di Trump, che in parte era anche quella di Obama, secondo me non tiene conto del fatto che se è vero che l’Europa investe meno in difesa rispetto agli Usa, è anche vero che loro hanno interessi globali assai maggiori degli altri. E infine non dobbiamo dimenticare una buona parte della spesa militare europea finisce nell’industria statunitense, quindi se spendiamo poco, quel poco che spendiamo lo spendiamo anche a favore dell’industria americana. Le lagnanze americane hanno qualche fondamento ma devono essere temperate”.
Fonte : Today