Fentanyl, cosa sta succedendo in Italia

La diffusione e l’utilizzo di fentanyl in Italia è un dato oggettivo, ma siamo lontani da quello che sta accendendo negli Stati Uniti“. È il primo dato della conferenza stampa con cui giovedì 9 maggio il governo Meloni ha voluto rendere conto del lavoro svolto fin qui nell’ambito del Piano nazionale di prevenzione contro l’uso improprio di fentanyl e di altri oppioidi sintetici, avviato da Palazzo Chigi lo scorso marzo. Nonostante ciò, i recenti casi di cronaca – una dose di eroina tagliata con il fentanyl a Perugia e la scoperta di una farmacia abusiva che distribuiva la sostanza a Gioia Tauro – invitano a continuare sulla strada del monitoraggio del mercato di questi stupefacenti, oltre che dello studio della sostanza in sé.

Alla conferenza stampa, che si è svolta a Palazzo Chigi, hanno preso parte il ministro degli Affari esteri e vicepremier Antonio Tajani (Forza Italia); il sottosegretario di Stato Alfredo Mantovano; Carlo Locatelli, responsabile di servizio del Centro antiveleni di Pavia, e Sabina Strano Rossi, presidente del Gruppo tossicologi forensi italiani.

Il commercio internazionale

Il fentanyl è un oppioide sintetico, impiegato come anestetico nelle sale operatorie o sui pazienti terminali sottoposti alla terapia del dolore. Si tratta di una sostanza 50 volte più potente dell’eroina e 100 volte più forte della morfina. Causa forte dipendenza e, proprio per questo, il suo utilizzo come stupefacente da parte di sempre più persone ha generato allarme in molti paesi, che hanno avviato un confronto sul tema.

Un dialogo che, fino ad ora, l’Italia ha intrapreso con gli Stati Uniti, dove il fentanyl ha già ucciso migliaia di persone (Tajani ricorda il suo incontro con il segretario di Stato Anthony Blinken sul tema), e con gli altri paesi del G7. Il contrasto alla diffusione di fentanyl, infatti, rientra nel comunicato finale del summit che i ministri degli esteri dei sette paesi più industrializzati al mondo hanno svolto a Capri lo scorso aprile. Ma non solo: Tajani si dice pronto a collaborare con tutti i paesi disposti a lottare contro la diffusione delle droghe sintetiche. In particolare con la Repubblica popolare cinese, da cui sembra provenire parte del fentanyl circolante in Italia.

Il piano del governo

L’impegno politico si concretizza nelle operazioni di polizia e intelligence che, stando a quanto riferisce il sottosegretario Alfredo Mantovano (nella cui delega rientra anche il Dipartimento antidroga della presidenza del Consiglio), oggi lavorano al monitoraggio della diffusione della sostanza. L’intelligence ne studia i processi di vendita e acquisto, che avvengono principalmente nel dark web, soprattutto su siti cinesi, con la spedizione della sostanza via posta e il pagamento in criptovalute, dunque non rintracciabile. “Ciò rende le indagini complesse” spiega Mantovano.

Fonte : Wired