A giudicare dal successo di quelli che avrebbero dovuto essere disastri annunciati, viene da pensare che a volte, in pasticceria, valga la pena disfarsi dei ricettari. Dalla Tarte Tatin cotta a rovescio alla Crêpe Suzette flambata (al suo primo tentativo) in fretta e furia; dai bassi e appiccicosi brownie — però quanto sono buoni? — a chi dice, addirittura, il panettone. Fatti storici si mischiano a storie leggendarie, come succede spesso parlando di dolci, che stimolano la fantasia più di altre categorie. Chiedendo ai Capresi — che pur, la scurissima torta, la chiamano semplicemente ‘di mandorle’ — non restano dubbi: anche la ricetta della Torta Caprese, a base di mandorle, cioccolato fondente, burro, zucchero e uova, e quindi del tutto senza farina né lievito, è nata per colpa o merito di un frettoloso errore. La storia e i consigli su dove mangiarla.
La Torta Caprese è l’imitazione di qualche dolce viennese? Una leggenda
Forse per elevarne le origini a ranghi più nobili, c’è chi riconduce la ricetta a una richiesta di Maria Carolina d’Asburgo, moglie di Ferdinando IV di Borbone. Ricordato spesso come ‘Re Nasone’, pare che tra i due non ci fosse grande intesa, e che la nobile austriaca soffrisse spesso di nostalgia. Per questo chiedeva spesso le venisse preparato qualche dolce che le ricordasse case, possibilmente a base di cioccolato, come già di moda a Vienna. Nessuna Sacher Torte però, contrariamente a quanto si legge in giro, in quanto la prima apparizione del mitico dolce di cioccolato e confettura non fu che nel 1832, qualche anno più avanti. La chiave, in questo caso, fu la sostituzione da parte degli chef francesi — i monsù a servizio, che poco si intendevano di dolci mitteleuropei — della farina di frumento con quella di mandorle, molto gradita alla nobildonna.
Cosa c’entra Al Capone con la Torta Caprese
La Torta Caprese oggi si trova istoriata con scritte, il profilo dei faraglioni e decorazioni di ogni tipo a zucchero a velo, semplici da tracciare sulla crosticina fragrante, che poi, al taglio, apre a un interno soffice e giustamente umido. Una ricetta che sembra pensata nel dettaglio, ma che invece è nata in fretta e furia nella bottega di Carmine di Fiore. Il cuoco e pasticciere in un pomeriggio del 1920 ricevette la visita inaspettata di alcuni ‘sodali’ del capo della mala italoamericana Al Capone. Si trovavano in viaggio a Napoli per curare relazioni che è meglio non approfondire, e fecero una deviazione sull’isola per comprare le ghette (proprio così) preferite dal boss, prodotte da un artigiano locale. Al loro affacciarsi in pasticceria per chiedere un dolce al cioccolato, di Fiore impastò tutto trafelato una torta alle mandorle, dimenticando — preso dall’ansia — di aggiungere farina. E nemmeno lievito, per ridurre i tempi. Il fortunato ‘incidente’ però fu subito un grande successo, e diventò in fretta una tipicità non solo dell’isola, ma anche di molte pasticcerie e ristoranti in giro per l’Italia (e negli USA!).
Dove assaggiare la Torta Caprese a Capri
Non c’è bar, ristorante o pasticceria di qui che non presenti la sua Caprese, ma tra le versioni a nostro avviso da non mancare c’è quella della Grotta Azzurra 1970 di Anacapri, che la propone addirittura in vasocottura — prêt-à-porter, come la chiamano loro — e anche in kit fai da te con gli ingredienti da impastare a casa. Da Guinness dei primati quella di Buonocore, a Capri, che ne ha sfornata una di ben 3 metri. La Pasticceria Angelica la fa anche in formato ‘mono’ e il bar pasticceria Da Alberto sotto Natale la trasforma in panettone. Va assaggiata anche la versione classica dell’insegna con oltre 80 anni di storia Da Gemma, un ristorante a Marina Grande, così come quella particolarmente raffinata di Le Monzù, ristorante dell’hotel Punta Tragara.
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Fonte : Today