40 anni fa, il 9 maggio 1984, Bruce Sprinsgteen pubblicava il primo singolo dall’album che diventerà il suo più grande successo, Born in the Usa.
«Ci sono album che vivono di vita propria e tu non puoi farci niente» ha detto Bruce a proposito di Born in the Usa che vende 30 milioni di copie nel mondo e lo trasforma nella più grande rockstar degli anni ’80, «Ecco perché decisi di arrendermi al disco che mi cambiò la vita, allargò a dismisura il mio pubblico e mi costrinse a riflettere meglio su come presentare il mio lavoro». Dancing in the Dark è il primo singolo di Springsteen da Open All Night, un pezzo da Nebraska pubblicato il 22 novembre 1982. Un brano minimale, l’unico in cui suona la chitarra elettrica, registrato come gran parte di Nebraska da Springsteen da solo con un registratore a 4 piste nella sua casa di Colts Neck, in New Jersey durante un periodo di isolamento e introspezione.
Il contrasto con Dancing in the Dark non potrebbe essere più forte: due anni dopo la desolazione di Nebraska, Bruce irrompe nella musica del 1984 con un ritmo incalzante che aggiorna il rock’n’roll al suono del decennio, un tempo di 149 bpm al minuto e un intro di organo dirompente suonato da Danny Federici. Diventa la più grande hit della sua carriera, numero due in America il 30 giugno del 1984, primo di una serie da record di sette singoli estratti da Born in the Usa che finiscono tutti nella Top 10, canzone dell’anno secondo la rivista Rolling Stone (che la inserisce anche nell’elenco delle 500 Canzoni che hanno creato il Rock and Roll) e fa vincere a Bruce il suo primo Grammy Award nel 1985.
Il successo si deve anche al videoclip girato da Brian De Palma durante un concerto della E Street Band al Saint Paul Civic Center di Saint Paul, Minnesota il 28 e 29 giugno 1984 in cui sulla coda strumentale, Bruce allunga una mano verso il pubblico e fa salire sul palco a ballare con lui una ragazza, interpretata dall’attrice Courtney Cox, che diventerà famosa con la serie Friends (Bruce ha raccontato che nonostante De Palma gli avesse detto di scegliere Courtney, lui non aveva idea che fosse un’attrice arrivata apposta da New York). Una scena perfettamente costruita che lo fa entrare nell’immaginario rock degli anni ‘80 e porta Springsteen sugli schermi di MTV (vince anche un MTV Award come Best Stage Performance). Ma l’origine di questo incredibile successo è un processo complesso, in cui Bruce dimostra tutta la sua riluttanza a diventare un autore di successo nel nome dell’autenticità. «Più che ricco o famoso o di successo, io volevo soprattutto diventare grande» come ha detto lui stesso.
Per Born in the Usa, Bruce ha scritto circa 80 canzoni, trascorrendo gran parte dell’anno 1983 in una casa sulle Hollywood Hills di Los Angeles, componendo e registrando in uno studio costruito nel garage, prima di ritrovare la E Street Band in studio alla Hit Factory di New York nel maggio 1983 insieme al produttore Jon Landau. Bruce sceglie undici canzoni per la tracklist di Born in the Usa, ma Jon Landau gli dice che ne manca una, un singolo da lanciare subito nella Top 10 americana.
Bruce risponde dicendo che lui non è mai stato e non vuole essere un autore di hit: «Jon, ho scritto 80 canzoni. Se vuoi un singolo, scrivitelo da solo» gli dice. Jon insiste, discutono a lungo, poi Bruce torna nella sua stanza d’albergo e in una sola notte scrive un testo in cui riassume tutto il senso di inadeguatezza che si porta dietro dal successo di The River del 1980, la sua sensazione di isolamento e la sua frustrazione verso il music business in una prima, straordinaria strofa: «Mi sveglio di notte e non ho niente da dire. Torno a casa la mattina, vado a dormire con la stessa sensazione. Sono solo stanco e annoiato da me stesso. Hey piccola potresti essermi d’aiuto”. Il resto lo fa uno dei trucchi che hanno reso Springsteen unico: sceglie un suono trascinante per un testo così disarmante, riuscendo a conquistare il pubblico di tutto il mondo ancora prima arrivare al ritornello.
Fonte : Virgin Radio