Quasi ogni giorno, da molti anni, mi scrive qualche giovane aspirante giornalista in cerca di aiuto. Di solito quando si arriva alla mia età e si è convinti di aver vissuto l’età dell’oro di una professione, e anche il suo rapidissimo attuale declino, viene facile scoraggiarli. Dire loro frasi tipo: lascia perdere, non è più come una volta, è un settore in crisi eccetera. Nel caso dell’editoria poi la crisi c’è tutta, mica è inventata. Se uno dovesse dare retta soltanto alle diffusioni dei quotidiani dovrebbe pensare che abbiamo gli anni contati; e sperare che i giornali verranno salvati dal numero di followers sui profili social, come se fossimo degli influencer, vuol dire aver capito poco di social e di giornalismo.
In realtà motivi per essere ottimisti ci sono. Il grande giornalismo non è affatto finito ma sempre più spesso si fa lontano dai grandi giornali con i quali siamo cresciuti. Si fa online, in testate nuove, dove giovani talenti possono davvero esprimersi esattamente come accadde a noi quaranta anni fa. Un segnale inequivocabile viene dall’elenco dei finalisti del più importante premio del giornalismo americano, il Pulitzer. Bene, quest’anno, per la prima volta il numero di finalisti che provengono da nuove testate digitali (12) è superiore a quelli di tutte le altre categorie, quotidiani tradizionali compresi (8). Non era mai successo in 44 anni che i quotidiani meritevoli di accedere alla finale fossero meno dei finalisti di un’altra categoria. Certo, il New York Times da solo ha avuto un record di candidature (8) seguito dal Washington Post (6) ma questo è indice del fatto che, a causa della crisi, sempre meno testate tradizionali riescono a mantenere livelli di eccellenza. A me però colpiscono, e danno speranza, le dodici testate digitali che si sono meritate l’accesso alla finale: un paio sono abbastanza famose, come Pro Publica e The Marshall Project, ma altre non le avevo mai sentite e dal nome sembrano testate locali. Immagino siano state fondate da giovani intraprendenti che si sono visti chiudere tutte le porte dagli editori tradizionali e che invece di rinunciare, invece di cercarsi un altro giornale, ne hanno fondato uno e hanno iniziato a fare grande giornalismo.
Fonte : Repubblica