Le annunciate simulazioni di questi giorni con le armi atomiche tattiche non vogliono lasciare spazi a illusioni circa un possibile corso più conciliante della politica russa. Ma per gli esperti “è solo un modo per ricordare che la Russia possiede questo tipo di armi, non che sia più vicino il loro utilizzo”
Mosca (AsiaNews) – Alla vigilia del suo quinto mandato presidenziale, Vladimir Putin ha fatto annunciare dal ministero della Difesa l’inizio di esercitazioni con le armi nucleari tattiche, “in risposta alle dichiarazioni provocatorie e delle minacce di alcuni Stati occidentali nei confronti della Federazione Russa”. Una mossa che non vuole lasciare dubbi o illusioni circa un possibile corso più conciliante della politica russa. La dichiarazione ha in effetti suscitato reazioni di grande sgomento su tutta la stampa internazionale, nonostante riguardi categorie retoriche “apocalittiche” piuttosto usurate da parte del Cremlino in versione putiniana, sempre più simili a quelle del periodo sovietico brezneviano.
L’annuncio delle manovre sollecitate direttamente dal presidente recita che “verrà realizzato un insieme di iniziative per l’elaborazione pratica delle questioni relative alla preparazione e all’utilizzo delle armi nucleari non strategiche”. Una dichiarazione meno roboante di quanto appaia: le armi non strategiche, cioè “tattiche”, sono quelle collocate su missili a medio raggio (quindi non intercontinentali) e a potenza relativamente limitata, a confronto con quelle strategiche. A questa categoria si possono ascrivere anche bombe da sganciamento aereo, quelle da siluro e altri tipi di armamenti.
È dall’inizio della guerra in Ucraina che tali armi vengono evocate dai russi; a marzo 2023 Putin aveva detto di aver intenzione di collocarle sul territorio della Bielorussia, ciò che secondo il presidente Aleksandr Lukašenko sarebbe stato realizzato all’inizio di luglio. A novembre Putin ha firmato una legge per annullare la ratifica del trattato Ctbt sulla messa al bando degli esperimenti nucleari, promettendo che la Russia li avrebbe ripresi solo dopo un’analoga scelta da parte degli Usa.
Come osserva Mariana Budjeryn, specialista di Harvard, all’inizio dell’invasione in Ucraina il rischio dell’utilizzo delle armi tattiche nucleari, almeno una volta come atto dimostrativo, era ritenuto altamente probabile; ma la Russia ha rifiutato di dare seguito a questa intenzione. A suo parere “tra marzo e aprile 2022 il corso della guerra andava chiaramente contro i piani del Cremlino, che non era riuscito a conquistare Kiev, e c’era davvero il pericolo che Putin volesse concludere rapidamente l’operazione con un’azione clamorosa”. Nemmeno questa scelta avrebbe portato a una guerra nucleare globale, ritiene Budjeryn, perché “nessuno avrebbe risposto alla bomba in Ucraina, che non è una potenza nucleare, con una bomba sulla Russia”.
A febbraio di quest’anno, nell’intervista a Tucker Carlson, Putin aveva commentato le accuse alla Russia sull’uso delle armi nucleari, dichiarandole “puramente intimidatorie”. Ora sembra che Mosca abbia deciso di “passare dalla retorica ai segnali d’allarme”, come commenta l’analista militare norvegese Tord Are Iversen, anche se questo non aumenta di molto la reale minaccia di questi piani di guerra atomica. “È solo un modo per ricordare che la Russia possiede questo tipo di armi, non che sia più vicino il loro utilizzo”, ritiene l’esperto, “e a giudicare dalle dichiarazioni, si tratta di una risposta alle discussioni sulla possibile partecipazione diretta della Francia e di altri Paesi occidentali alla guerra in Ucraina”.
Come spiega Pavel Podvig, ricercatore dell’Onu per il disarmo, le manovre annunciate significano il trasferimento delle armi nucleari dai depositi ai “mezzi di invio”, cioè alle strutture per il lancio dei missili e agli altri macchinari. “Si tratta di un’operazione complessa di trasporto e installazione, e la manovra significa che tali procedure vanno messe a punto nella pratica, visto che finora rimanevano solamente delle istruzioni formali”. In realtà tali esercitazioni erano state messe in opera anche in tempi recenti, per esempio nel 2020 in Buriazia, e probabilmente in altre località senza diffondere informazioni, usando delle finte testate nucleari al posto delle bombe vere e proprie. Secondo i calcoli americani, la Russia dispone di circa 2000 testate nucleari tattiche, circa il doppio di quelle degli Usa, riposte in 35 depositi vicini alle strutture di utilizzo bellico; ma non tutte sarebbero pronte all’attivazione. Come ritiene Podvig, per ora queste manovre “assomigliano più che altro a un’opera teatrale”, alla ripetizione della scena dell’Apocalisse.
Fonte : Asia