Perché un test su TikTok non può dire se abbiamo subito un trauma infantile

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Instagram e Tiktok sono invasi dal Childhood trauma test, un quiz che attraverso l’interpretazione che il cervello da delle figure ambigue, dovrebbe rivelare se una persona ha vissuto un trauma infantile. Abbiamo chiesto al direttore della neuropsichiatria infantile dell’Ospedale Burlo Garofolo di spiegarci se questi test sono attendibili.

Intervista a Dott. Marco Carrozzi

Direttore della neuropsichiatria infantile dell’Ospedale Burlo Garofolo

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trauma test

Sui social network spopolano video in cui gli utenti si registrano mentre osservano delle figure ambigue, immagini in bianco e nero all’interno delle quali l’occhio umano può scovare una o più figure distinte. Gli utenti quindi dicendo se all’interno di quella che all’apparenza è una macchia informe vedono prima la sagoma di una mela, o di una farfalla, quella di una donna anziana o di una giovane ragazza.

Sotto ai video si trova l’hashtag  #childhoodtraumatest, questo, infatti, dovrebbe essere un quiz in grado di rivelare, a seconda della prima immagine che l’occhio di ciascun utente riesce a trovare nella figura, se si è stati colpiti da un trauma mai indagato risalente all’infanzia. Nessun video, però, da la risposta definitiva al test, spiegando quale immagine indica che abbiamo vissuto un trauma infantile, per questo abbiamo chiesto al direttore della neuropsichiatria infantile dell’Ospedale Burlo Garofolo di spiegarci se e in che modo queste figure ambigue siano in grado di rilevare un trauma subito durante l’infanzia.

Cosa c’entrano le figure ambigue che circolano online con i traumi infantili?

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Nulla, non esiste alcun collegamento tra queste figure ambigue e i traumi infantili. Penso che questi test siano, al pari degli oltre 60.000 che si trovano online, probabilmente auto-prodotti. Nonostante sui social i test in grado di definire la personalità siano tanti e molto seguiti, questo non significa che siano validi. Sarebbe troppo semplice scoprire da un test online di avere avuto un trauma infantile dal momento che agli esperti, per indagarlo, servono delle indicazioni cliniche, che arrivano dopo che il paziente manifesta del disagio.

L’interpretazione di queste immagini cosa ci può dire in realtà?

Gli psicologi cognitivi si sono occupati per anni della capacità del cervello di individuare le figure ambigue e da queste poi discriminare le immagini, studiando come mai possono ingannare il cervello, ma non vi è alcuna correlazione con i traumi infantili.

Quindi le immagini non c’entrano proprio nulla con la neuropsichiatria?

Nella pratica clinica noi utilizziamo i disegni dei bambini, o l’interpretazione delle facce. Quando ci sono dei soggetti abbastanza grandi con un disturbo dello spettro autistico, per esempio, poniamo davanti a loro delle immagini di facce chiedendo se sanno associare ad ogni espressione facciale uno stato d’animo o se non ne sono in grado.

Un altro strumento che si utilizza con i bambini sono invece i disegni infantili, come quello della casa, dell’albero o della famiglia, si chiede per esempio ai bimbi di continuare un disegno già iniziato o di disegnare la propria idea di un determinato concetto e poi lo si analizza nel dettaglio.

Sono pericolosi test di questo genere che girano online?

Quando si entra nel campo della valutazione psicologica noi esperti creiamo una relazione con il soggetto del quale per esempio stiamo valutando il trauma e ogni parola è importante, perché ha una risonanza sulla sua personalità e sulla sua crescita. Un test senza evidenze scientifiche che però comunica a una persona di aver subito un trauma infantile può essere molto rischioso.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.

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Fonte : Fanpage