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L’analisi del generale Luigi Chiapperini a Fanpage.it: “Le esercitazioni nucleari della Russia? Non possono che far ulteriormente salire la tensione e risultano quanto meno pericolose. La NATO prenderà sicuramente delle misure volte a mantenere il più possibile forte il supporto a Kiev e la classica postura di deterrenza ma credo evitando l’invio di truppe da impiegare in combattimento”.
Intervista a Luigi Chiapperini
Generale di Corpo d’armata dei lagunari.
“Effettuare esercitazioni è prassi comune, in tempo di pace ma anche di guerra, ma farlo con armamenti nucleari e proprio a ridosso di aree già teatro di scontri violenti e sanguinosi non può che far ulteriormente salire la tensione e risulta quanto meno pericoloso. Se la situazione in Ucraina dovesse peggiorare per Kiev, la NATO in maniera prudenziale potrebbe rafforzare ancora di più il lato Est dislocando per difesa e deterrenza ulteriori forze in rinforzo a quelle locali. Ma eviterà l’invio di truppe da impiegare in combattimento”.
Così Luigi Chiapperini, generale in quiescenza di Corpo d’Armata in quiescenza dei lagunari, già pianificatore nel comando KFOR della NATO, comandante dei contingenti nazionali NATO in Kosovo nel 2001 e ONU in Libano nel 2006 e del contingente multinazionale NATO su base Brigata Garibaldi in Afghanistan nel 2012, autore del libro “Il Conflitto in Ucraina”, attualmente membro del Centro Studi dell’Esercito, ha commentato a Fanpage.it le dichiarazioni di Vladimir Putin relative alle esercitazioni nucleari che le le truppe russe condurranno vicino all’Ucraina.
Generale Luigi Chiapperini.
Il presidente russo Putin ha ordinato esercitazioni su armi nucleari tattiche vicino all’Ucraina che coinvolgono la Marina e l’aviazione. In che cosa potrebbero consistere?
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“Effettuare esercitazioni è prassi comune, in tempo di pace ma anche di guerra, per verificare procedure, stato di prontezza delle unità militari ed efficienza dei sistemi d’arma. L’annuncio fatto però dai più alti vertici della Federazione Russa proprio in questo particolare momento del conflitto in Ucraina, suona come una vera e propria minaccia. Tra l’altro, condurre dette esercitazioni con aerei, missili balistici, navi e sottomarini dotati di armamenti nucleari proprio a ridosso di aree già teatro di scontri violenti e sanguinosi non può che far ulteriormente salire la tensione e risulta quanto meno pericoloso. Sottolineo che queste minacce russe sono rivolte non solo all’Ucraina ma anche a quei paesi che hanno paventato la possibilità dell’invio di truppe a sostegno di Kiev”.
Dovremmo preoccuparci di una eventuale escalation?
“Farci preoccupare è l’obiettivo della Federazione Russa ormai da due anni. Mosca vuole instillare il timore di una escalation nell’opinione pubblica europea allo scopo di orientarne il pensiero e renderla sempre più stanca di questa situazione. Lo fa evocando continuamente il fantasma di un olocausto nucleare e conducendo anche una guerra ibrida fatta di propaganda aggressiva essenzialmente sui social network, ad esempio con agenzie di stampa farlocche che diramano notizie palesemente false o distorte.
Molto probabilmente continuerà a farlo in futuro anche con attacchi cyber e atti di sabotaggio per disarticolare i nostri sistemi infrastrutturali e industriali. Se però l’Europa è convinta che non debba prevalere la legge della giungla, cioè quella che sinora è stata applicata da Mosca in barba al diritto internazionale invadendo un’altra nazione sovrana e causando centinaia di migliaia di vittime anche civili, allora bisognerà continuare ad aiutare quanto più possibile il ragazzino più debole che potrebbe soccombere aggredito da un bullo implacabile. E la cosa non finirebbe lì incoraggiando l’aggressore a politiche sempre più assertive e violente”.
Cosa potrebbero cambiare queste esercitazioni per la guerra in Ucraina?
“Finché rimangono mere esercitazioni, cambierà poco ma come dicevamo potrebbero diventare pericolose. Non sono da escludere errori umani o tecnici che potrebbero provocare un incidente che, trattandosi di armi nucleari, avrebbe ripercussioni imprevedibili con il superamento di quella linea rossa mai raggiunta neanche durante la Guerra Fredda”.
La NATO, secondo un documento che verrà discusso a luglio, difenderà Kiev ma senza inviare truppe. Crede che le cose resteranno davvero così o potrebbero cambiare alla luce delle ultime notizie da Mosca?
“La NATO prenderà sicuramente delle misure volte a mantenere il più possibile forte il supporto a Kiev e la classica postura di deterrenza ma credo evitando l’invio di truppe da impiegare in combattimento. L’Alleanza da statuto rimane vincolata alla difesa dei paesi membri mentre un eventuale impegno al di fuori della propria area di responsabilità, come già avvenuto, si realizzerebbe solo su mandato delle Nazioni Unite. Questa evenienza nel caso dell’Ucraina risulta però impossibile poiché nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU siedono membri permanenti con diritto di veto come la Cina e la stessa Russia.
Potrebbe esserci l’iniziativa unilaterale di qualche paese, come la Francia e la Gran Bretagna, che però non coinvolgerebbe la NATO come organizzazione. Ritengo questi atti unilaterali non solo di scarsa valenza operativa ma anche controproducenti. L’Ucraina non ha bisogno di poche migliaia di soldati ma di equipaggiamenti militari, in primis per la difesa aerea e in prospettiva per riprendere l’iniziativa, e mi riferisco essenzialmente a droni, artiglierie, carri armati, mezzi per lo sminamento e aerei”.
L’Alleanza potrebbe rafforzare il lato Est? Come?
“Se la situazione in Ucraina dovesse peggiorare per Kiev, la NATO in maniera prudenziale potrebbe rafforzare ancora di più il lato Est dislocando per difesa e deterrenza ulteriori forze in rinforzo a quelle locali. Infatti da qualche anno, a seguito della politica aggressiva della Russia che aveva portato nel 2014 all’occupazione della Crimea e di parte del Donbas, sono già state schierate delle unità militari la cui consistenza è man mano aumentata dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022.
Attualmente sono schierate in totale otto Task Force multinazionali di diversa consistenza, dal livello reggimento a brigata, supportate da assetti aerei e navali a seconda delle nazioni interessate che al momento sono, oltre ai tre Paesi baltici, l’Ungheria, la Polonia, la Romania, la Slovacchia e la Bulgaria. Queste forze, alquanto limitate, avrebbero il compito di reagire per prime in caso di aggressione per dare il tempo all’Alleanza di schierare forze aggiuntive, le cosiddette Nato Reaction Forces. È importante sottolineare che queste ultime ammontavano solo a poche decine di migliaia di soldati fino al 2023 e che la NATO è stata costretta ad aumentarne la consistenza proprio a seguito dell’invasione dell’Ucraina”.
Fonte : Fanpage