I cittadini europei saranno presto chiamati a eleggere i 720 nuovi membri del Parlamento europeo, che resteranno in carica per cinque anni. Quasi 400 milioni di elettori nei 27 Paesi membri potranno recarsi alle urne dal 6 al 9 giugno, in Italia precisamente sabato 8 e domenica 9. L’Europarlamento è l’unica istituzione dell’Ue eletta direttamente dai cittadini, e insieme a due altre grandi istituzioni comunitarie, la Commissione e il Consiglio Ue, partecipa al processo legislativo.
Cosa può fare il Parlamento europeo
Ma lo fa in una maniera leggermente diversa dai Parlamenti nazionali. Questo perché il Parlamento europeo non ha il potere di iniziativa legislativa, questo significa che i deputati non possono proporre delle leggi (o per essere più precisi delle direttive o dei regolamenti, che sono le ‘leggi’ europee). Il potere di proporre delle direttive è soltanto nelle mani della Commissione europea, anche se i deputati possono chiedere alla Commissione di fare una determinata proposta, ma la richiesta non è vincolante. E allora qual è il ruolo del Parlamento?
Il Parlamento, di concerto con il Consiglio Ue (nel quale sono rappresentati i governi dei Paesi membri), ha il potere di approvare le direttive proposte dall’esecutivo, direttive che può anche emendare e quindi modificare. Ma non solo. Il Parlamento è chiamato anche a ratificare agli accordi internazionali e gli allargamenti, e deve approvare il bilancio annuale dell’Ue. L’Europarlamento ha anche un altro importante compito, quello di dare la fiducia alla presidente della Commissione e ai suoi commissari. Il compito di scegliere il candidato alla carica di presidente della Commissione spetta al Consiglio europeo (da non confondere con il Consiglio Ue), che è la riunione dei 27 capi di Stato e di governo. Questi, dopo le elezioni, proporranno un nome ma starà ai deputati poi dargli la fiducia con una votazione a maggioranza semplice.
I partiti europei in realtà propongono loro stessi un candidato presidente, con il sistema del cosiddetto Spitzencandidat, una nuova pratica che però non è prevista dai trattati. La prima volta avvenne nel 2014, quando i popolari (che vinsero le elezioni) proposero Jean-Claude Juncker, che fu poi effettivamente nominato presidente. Sempre i popolari nel 2019 proposero poi Manfred Weber, ma il Consiglio europeo alla fine gli preferì Ursula von der Leyen. Una volta che il presidente (o la presidente) ottiene la fiducia deve nominare, scegliendo tra una rosa di nomi proposti dai governi, i commissari. Questi dovranno poi a loro volta sottoporsi a un’audizione in Aula, per poi ricevere la fiducia. Uno per uno.
I deputati possono anche rigettare una o più candidature. È successo dopo le elezioni del 2019 quando i deputati hanno bocciato le nomine della commissaria rumena Rovana Plumb, di quella francese Sylvie Goulard e di quello ungherese László Trócsányi, con i governi delle tre nazioni che sono stati costretti a presentare un altro nome. E come successe nel 2004, per la prima volta nella storia dell’istituzione, all’italiano Rocco Buttiglione, commissario designato alla Giustizia dall’allora premier Silvio Berlusconi, bocciato dal Parlamento europeo per le sue posizioni troppo conservatrici sul ruolo della donna e sull’omosessualità.
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Così come ha il potere di dare la fiducia, il Parlamento ha anche quello di toglierla, e quindi far cadere un eventuale esecutivo comunitario. Si tratta di una procedura molto difficile e mai avvenuta nella storia, ma il Parlamento può approvare una cosiddetta ‘mozione di censura’, con una maggioranza di due terzi dei voti espressi (che devono però essere almeno la maggioranza dei membri che compongono il Parlamento europeo, in caso una parte dei parlamentari non si presenti in Aula). Se il testo passa i membri della Commissione sono costretti alle dimissioni collettive. In quel caso non si torna però alle urne, ma altri commissari vengono nominati e passano il procedimento della fiducia, restando in carica però solo fino al termine naturale della legislatura.
Fonte : Today