Un gruppo di bambini palestinesi, malati o feriti, è stato trasferito all’ospedale pediatrico triestino Burlo Garofolo grazie all’operazione umanitaria organizzata dall’associazione Gaza Kinder Relief (GKR), in collaborazione con Save a Child. Ne abbiamo parlato con Alisa Kireeva, co-fondatrice della Ong GKR che si è occupata in prima persona, insieme alle altre volontarie, di portare a termine l’intera missione
ascolta articolo
Sono atterrati a Trieste il 30 aprile e, subito, sono stati trasportati all’ospedale infantile Burlo Garofolo. Un gruppo di otto bambini e bambine provenienti da Gaza è stato trasferito in Italia, insieme alle famiglie e agli accompagnatori, grazie a un’importante operazione umanitaria organizzata dall’associazione Gaza Kinder Relief (@gazakinderrelief), in collaborazione con Save a Child. I piccoli pazienti, molti dei quali vittime di amputazioni agli arti o di malattie gravi, riceveranno le cure e l’assistenza necessaria all’interno della struttura triestina, accompagnati da un team di medici e chirurghi ortopedici. Si tratta della prima missione in assoluto in Europa ad essere interamente gestita da associazioni non governative.
Tra i protagonisti di questa operazione ci sono i volontari di Gaza Kinder Relief (GKR), un’organizzazione composta esclusivamente da donne che punta a fornire sostegno alle famiglie colpite dalla guerra in Medioriente, facilitare le evacuazioni mediche e distribuire sul posto gli aiuti essenziali per attenuare la crisi umanitaria che da mesi attanaglia la regione. Ne abbiamo parlato con Alisa Kireeva, co-fondatrice della Ong GKR che si è occupata in prima persona, insieme alle altre colleghe dell’associazione, di organizzare l’intero viaggio da Gaza a Trieste.
Otto bambini di Gaza sono stati trasferiti in Italia qualche giorno fa. Quali sono le loro attuali condizioni di salute?
Degli otto bambini, cinque presentano gravi ferite da esplosione e quattro hanno amputazioni molto gravi agli arti. A uno di loro sono state amputate entrambe le gambe, sopra il ginocchio: un caso molto complicato che richiede protesi e strumenti avanzati. Nel gruppo ci sono anche una bambina affetta da igroma cistico (una malformazione del sistema linfatico dovuta a un accumulo di liquidi dietro la nuca, ndr), e altre due con talassemia major (una malattia del sangue che provoca la distruzione dei globuli rossi, ndr). Il più grande del gruppo ha 14 anni e anch’egli ha subito un’amputazione sopra il ginocchio: un ragazzo davvero coraggioso che, nonostante la situazione, non ha perso la forza e la determinazione. Quando gli è stato proposto di essere portato in barella dall’aereo, ha rifiutato ed è sceso da solo. Tutti gli otto bambini sono stati accolti dai pediatri italiani e riceveranno le cure e le terapie necessarie. In generale le condizioni dei bambini attualmente sono stabili, ma ci vorranno mesi e mesi affinché possano stare meglio.
A quali tipologie di cure o terapie saranno sottoposti i piccoli pazienti?
Un grande gruppo di medici del Burlo Garofolo sta già studiando ogni caso. I bambini rimarranno a Trieste insieme a medici e fisioterapisti. Mentre un team di chirurghi ortopedici e di specialisti in protesi arriverà direttamente da un centro protesico avanzato di Bologna. È stato davvero sorprendente l’approccio dei medici nei confronti dei bambini, non solo per aver fornito loro protesi e strumenti, ma anche per averli supportati psicologicamente, perché questo è uno degli aspetti fondamentali quando si lavora con bambini, soprattutto se sono molto, molto piccoli.
vedi anche
Gaza, Capo Unrwa: “Il numero dei bambini morti è senza precedenti”
Quanto tempo avete impiegato per organizzare la missione di trasferimento dei bambini a Trieste?
Abbiamo impiegato circa cinque settimane per organizzare l’intera missione. Prima di tutto, abbiamo raccolto tutte le cartelle cliniche dei bambini, i loro referti medici, i documenti d’identità, le radiografie, le TAC, tutto ciò che era necessario per analizzare caso per caso. I nostri consulenti medici hanno poi esaminato ogni singola cartella per assicurarsi che tutto fosse in ordine. E infine abbiamo condiviso la documentazione con i nostri partner e organizzazioni internazionali. In questo caso, abbiamo condiviso tutti i documenti con Sally Becker, fondatrice di Save a Child, che li ha a sua volta condivisi con la parte italiana. Una volta che i bambini sono stati accettati dalle strutture ospedaliere italiane, Gaza Kinder Relief si è occupata di ottenere i visti e le pratiche. La maggior parte di questi bambini però proveniva da zone completamente bombardate e tutto quello che avevano, compresi documenti e referti, era rimasto sotto le macerie. Abbiamo così lavorato con le autorità palestinesi a Ramallah per recuperare le pratiche, le tutele legali per i bambini orfani, i passaporti per i minori e per gli accompagnatori, e infine i visti. Operando a stretto contatto con il Ministro della Salute egiziano siamo riuscite a ottenere le autorizzazioni per trasferire i bambini, ad esempio, dalla nave medica emiratina attraccata ad Al Arish al Cairo, e per riunire tutte le famiglie lontane in un unico luogo al Cairo. I nostri volontari in loco al Cairo hanno lavorato a stretto contatto con le famiglie, fornendo loro sostegno emotivo e cibo ogni giorno, accompagnandoli agli appuntamenti in ambasciata e gestendo tutte le pratiche.
Una volta ottenuti i visti, come avete agito?
Sally Backer di Save a Child ha organizzato un jet privato per il trasporto. Mentre l’équipe medica italiana ha volato da Trieste al Cairo per assicurarsi di accompagnare tutti durante il trasferimento in Italia. Siamo molto felici che i bambini siano stati accolti dalla struttura ospedaliera, in particolare la dolcissima Julia che è affetta da igroma cistico: una di quelle patologie che al momento non è accettata per le cure in nessun Paese, tranne che in Italia. È stato un enorme sollievo sapere che i medici italiani fossero così felici di aiutarla.
leggi anche
Arrivati in Italia i primi bambini palestinesi feriti
Un’operazione che, sicuramente, non è stata semplice. Avete incontrato difficoltà?
Sì, abbiamo avuto difficoltà in ogni fase dell’operazione. In realtà, il numero iniziale di bambini che avrebbe dovuto viaggiare era molto più alto e anche la disponibilità di accettazioni che l’Italia aveva dato era superiore a otto pazienti. Ci sono stati bambini che purtroppo non sono stati in grado di partire da Gaza, e altri che invece sono partiti per cure d’emergenza in loco nella regione, perché altrimenti non sarebbero sopravvissuti. Credo che, purtroppo, non esista una formula perfetta per risolvere il problema. Le cose sono molto complicate, ma siamo davvero orgogliosi e grati a tutti coloro che hanno partecipato attivamente a questa missione. Dopo mesi e mesi di tragedie immani per queste famiglie, è stato un grande sollievo vederle finalmente sorridere. Dopo il loro arrivo in Italia, questi bambini hanno fatto cose da bambini, per la prima volta dopo 7 mesi.
Come nasce Gaza Kinder Relief e qual è la sua missione?
Gaza Kinder Relief è un capitolo della Fondazione Kinder Relief. Siamo un’organizzazione composta da sole donne provenienti da tutto il mondo – dagli Stati Uniti all’Italia, fino all’Egitto e alla Giordania – che si occupa di assistere bambini in zone di guerra e conflitti. Ci siamo riunite dopo aver visto quello che stava accadendo a Gaza, anche se nessuna di noi proviene da un contesto umanitario: siamo persone normali che hanno un lavoro e una vita normale, ma che sono rimaste molto colpite dalla guerra in Medioriente e volevano offrire il proprio contributo.
Molte di noi si sono imbattute nella storia di Ahmad Shabbat, un bambino orfano a cui sono state amputate entrambe le gambe: la sua storia è molto tragica, così come quella di migliaia di altri bambini a Gaza. Ahmad è stato il primo bambino a cui abbiamo fornito assistenza e che abbiamo trasferito in Italia per ricevere le giuste cure. Da quel momento la nostra organizzazione ha iniziato a crescere. Abbiamo iniziato a occuparci di molte cose, non solo di fornire evacuazioni e assistenza medica ai bambini, ma anche di sostenere le loro famiglie sul posto. Ci occupiamo anche di numerose missioni in loco: dalla fornitura di pacchi alimentari al latte per bambini, fino agli integratori per aiutare i piccoli affetti da malnutrizione e persino alla costruzione di diversi rifugi a Gaza.
Come avete iniziato a organizzare trasferimenti medici da Gaza?
Lavoriamo con più parti coinvolte per assicurarci che i bambini vengano trasportati da Gaza in Egitto per iniziare le cure preliminari. Poi iniziamo a cercare e valutare diversi percorsi per capire dove possono ricevere cure migliori. Quella italiana è stata la prima e più grande missione di questo tipo gestita da una Ong. E lo abbiamo fatto insieme a Save a Child, gestita da Sally Backer, una donna straordinaria che ha alle spalle oltre 30 anni di esperienza in diverse zone di guerra. È stato incredibile perché l’Italia è stato l’unico Paese ad accettare le cartelle cliniche dei bambini che non erano state accettate in nessun’altra parte del mondo. Al momento stiamo lavorando a un’altra missione simile in Germania. Ciò che è certo è che Gaza Kinder Relief continuerà a lavorare duramente per fornire servizi medici ai bambini in guerra, con la speranza di vedere presto la fine dell’orrore.
vedi anche
Crosetto, 30 bimbi di Gaza in Italia per cure: ponte aereo con Egitto
Fonte : Sky Tg24