Baby Reindeer è la miniserie del momento. E ora è arrivato un endorsement speciale. Capita spesso che un mostro sacro come Stephen King si appassioni a libri, film o serie e, dall’alto della sua esperienza e autorevolezza, ma anche in spirito di condivisione con i suoi fan, li consigli sui propri profili social. Per chi viene segnalato è sicuramente un grande motivo d’orgoglio, anche perché di storie e produzioni per il grande pubblico il maestro del brivido se ne intende. Non stupisce dunque che nelle ultime ore abbia consigliato di vedere Baby Reindeer. Il suo entusiasmo, però, non si è fermato qui, perché tale è stata la sua passione per la creazione di Richard Gadd che lo stesso scrittore ha firmato un intero articolo, un essay lo chiama lui in inglese, per il London Times: “Non posso credere che mi abbiano pagato per scriverne”, ha commentato su Twitter.
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Nel suo articolo King si spinge a definire il penultimo episodio di Baby Reindeer come “una delle cose migliori che abbia mai visto in televisione (o al cinema, se è per quello)”. In generale lo scrittore ha apprezzato la struttura e lo stile tagliente e inaspettato che Gadd ha infuso in questa sorprendente produzione: “A differenza di molte altre serie in streaming, i cui episodi possono essere gonfiati fino a 50 minuti o anche più, quelli di Baby Reindeer, ciascuno di circa 30 minuti, sono come pugnalate brevi ed agili, inflitte con un coltello affilato”. Non poteva mancare poi l’ovvio rimando alla protagonista del suo Misery non deve morire, uscito nel 1987 e anch’esso incentrato su una donna ossessionata da un uomo: “Il mio primo pensiero è stato: per fortuna che il mio romanzo è venuto prima, sennò tutti avrebbe pensato che avevo copiato da Richard Gadd”.
Stephen King aggiunge poi anche un motivo preciso per cui ha amato la serie, e riguarda l’empatia profonda che si instaura nei confronti del protagonista, in cui Gadd interpreta una specie di versione alternativa di sé stesso: “Il dono grandioso (non lo chiamerò trucco) di Baby Reindeer è che arriviamo a capire perché Donny ci ha messo così tanto a denunciare l’abuso subito. Dentro di sé, Donny crede di meritarselo. Proviamo empatia per lui piuttosto che impazienza, e arriviamo a provare empatia persino per Martha”. E se lo dice uno dei più grandi scrittori del nostro tempo, vuol dire che quest’esperimento narrativo è davvero riuscito.
Fonte : Wired