Ci sono nuovi dettagli sui sintomi nel primo caso umano collegato all’epidemia di virus dell’influenza aviaria H5N1 nelle mucche da latte negli Stati Uniti. Il Dipartimento dell’agricoltura aveva adottato una serie di misure per rallentare un’epidemia senza precedenti, definite però dagli scienziati “Troppo poco e troppo tardi”, come riportato dalla rivista Science. E ci sono preoccupazioni sul monitoraggio dei casi di contagio di cui ci si potrebbe accorgere troppo tardi: per gli esperti potrebbe essere iniziato tutto già nell’autunno del 2023.
Le misure per contrastare l’epidemia di Aviaria negli Stati Uniti e fuori
Le misure sono entrate in vigore un mese dopo i primi casi segnalati e vietano il trasporto di mucche infette da Stato a Stato. Ma il virus sta già infettando le aziende agricole di almeno nove stati e il divieto “è una goccia nel mare”, afferma il biologo evoluzionista Mike Worobey dell’Università dell’Arizona. Gli scienziati sono anche preoccupati dalla mancanza di test diffusi per il virus, un ceppo noto come “clade 2.3.4.4b” che ha devastato gli uccelli e alcuni mammiferi selvatici.
Anche i paesi che importano bovini da latte dagli Stati Uniti si stanno preoccupando. Dal 29 aprile il governo canadese ha imposto il test per l’H5N1 su tutte le mucche in lattazione provenienti dagli Stati Uniti, ha riferito un portavoce della Canadian Food Inspection Agency. La Colombia ha limitato le importazioni di carne bovina dagli stati colpiti dall’epidemia, sebbene non siano stati segnalati casi di H5N1 nei bovini da carne.
Secondo un’analisi di Worobey e colleghi di 202 genomi virali pubblicata l’epidemia negli Stati Uniti è probabilmente iniziata già nell’autunno del 2023. Potrebbe essere iniziata con un singolo evento di salto di specie dagli uccelli selvatici.
Il primo caso umano di aviaria: come si è contagiato e i sintomi riportati
L’unico caso umano segnalato di recente è un lavoratore del settore lattiero-caseario del Texas. L’uomo potrebbe aver contratto un virus con un’origine separata che da allora si è estinto, dice Worobey. Uno studio inedito di Andrew Bowman della Ohio State University e colleghi suggerisce che il virus è già molto diffuso. Su 150 campioni di latte commerciale analizzato provenienti da 10 stati hanno scoperto che 58 sono risultati positivi. “C’e’ molto più virus là fuori di quanto abbiamo creduto”, dice Bowman.
Riguardo i sintomi, questi sono stati descritti in una lettera all’editore pubblicata sul New England Journal of Medicine, firmata da esperti dei Centers for disease control and prevention (Cdc) di Atlanta e da esperti sanitari provenienti da vari enti stati del Texas. A corredo un’immagine: la foto degli occhi del paziente o di qualcuno che ne rappresenta bene lo stato a causa dei sintomi dell’infezione.
Gli effetti finora riscontrati nell’uomo sono una congiuntivite con emorragia a entrambi gli occhi, senza compromissione della vista. Respiro normale, saturazione 97%, polmoni puliti, niente febbre né sintomi respiratori, nessuna alterazione della vista o altro, precisano gli esperti.
“Il lavoratore non ha riferito alcun contatto con uccelli selvatici, pollame o altri animali malati o morti”, ma ha parlato di “un’esposizione diretta e ravvicinata con mucche da latte che sembravano stare bene e con altre che invece mostravano gli stessi segni di malattia delle vacche di altri allevamenti, nella stessa area del Texas settentrionale, con infezione confermata da virus Hpai A(H5N1)”. Sempre secondo il racconto dell’uomo, “quando lavorava con gli animali indossava i guanti, ma nessuna protezione respiratoria o oculare”.
Al paziente è stato raccomandato l’isolamento domiciliare e gli è stato somministrato il farmaco antivirale “oseltamivir orale (75mg 2 volte al giorno per 5 giorni)”, così come ai suoi contatti diretti. “Il giorno dopo – continua la descrizione del caso – il paziente non ha riferito alcun sintomo, tranne un fastidio a entrambi gli occhi”. Alla rivalutazione, dunque, i medici hanno rilevato “emorragia subcongiuntivale in tutti e due gli occhi, senza compromissione della vista. Nei giorni successivi il lavoratore ha riportato la risoluzione della congiuntivite, senza sintomi respiratori, e i contatti familiari sono rimasti in buona salute”.
Fonte : Today