Il “Dambana ng Paghilom” sorge nel cimitero di Laloma a Caloocan City. Alla benedizione presenti diplomatici, religiosi e familiari delle vittime di omicidi extragiudiziali. Una donna racconta di aver firmato a forza un documento secondo cui il marito, con ferite di proiettile, è deceduto per “polmonite”.
Manila (AsiaNews) – In un cimitero cattolico di Metro Manila la Chiesa filippina ha inaugurato un memoriale per le vittime di omicidi extra-giudiziali avvenuti nelle fasi più cruenti della “guerra alla droga” lanciata dall’ex presidente Rodrigo Duterte contrastata con forza da vescovi e sacerdoti per le violenze collegate. La celebrazione si è tenuta il primo maggio con la benedizione del “Dambana ng Paghilom” (Santuario della guarigione) e una prima inumazione delle persone uccise in modo arbitrario, che ora potranno riposare nel cimitero di Laloma a Caloocan City, nella Regione Capitale Nazionale. Il sito commemorativo di 36 metri2 è stato realizzato dalla Arnold Janssen Kalinga Foundation Inc (Ajkfi) col sostegno, tra gli altri, della diocesi di Kalookan che ha donato il terreno.
All’inaugurazione hanno assistito oltre 250 persone, tra cui l’ex senatrice Leila De Lima, l’ambasciatore Ue Luc Veron, l’omologo tedesco Andreas Michael Pfaffernoschke, l’olandese Marielle Geraedts, il britannico Laure Beaufils e la senatrice Risa Hontiveros. Nel corso dell’inaugurazione il sacerdote della Società del Verbo Divino (Svd) p. Flaviano Villanueva ha sottolineato come il santuario e il colombario siano un luogo di riposo e di pace per le vittime. Ed è anche “una dichiarazione di speranza” ha aggiunto p. Villanueva, secondo cui “il male non persisterà mai se uomini, donne, senatori, ambasciatori, persone di buona coscienza, attivisti pro diritti umani, seminaristi, suore, religiosi, emarginati continueranno a difendere vita, verità e pace”.
Nel 2017 il sacerdote ha fondato il Programma Paghilom, iniziativa voluta dalla Chiesa che inizialmente offriva supporto legale e psicosociale a vedove, orfani e famiglie colpite dalla guerra della droga di Duterte. Negli ultimi mesi, essa ha ampliato il programma fino a includere l’esumazione, l’autopsia e la cremazione delle persone decedute, soprattutto le più bisognose. P. Villanueva ha lamentato la situazione delle famiglie delle vittime di omicidi extragiudiziali che, a causa della povertà, non possono garantire una degna custodia dei resti dei loro cari.
Da qui la realizzazione del Dambana ng Paghilom: “Un tempo era solo una speranza, oggi è reale” ha concluso il prete filippino. Aurora Blas, vedova di una vittima, ha detto che il sito commemorativo aiuterà a svelare la verità sulla violenta e sanguinosa campagna di morte voluta dall’ex presidente. “Quando è nato questo progetto, ero molto felice – afferma – perché in questo modo sarebbe venuta fuori la verità, cioè che mio marito non è morto per cause naturali ma per ferite da arma da fuoco”.
La donna, che ha aderito al programma dopo l’uccisione del marito, ha raccontato che il certificato di morte indicava “polmonite” come causa del decesso nonostante il cadavere mostrasse segni evidenti di ferite da arma da fuoco, in particolare sul lato destro della testa. “Anche se la verità era chiara a me e ai miei figli come la luce del giorno, poiché non ero più lucida e desideravo che il suo corpo fosse restituito e preparato il prima possibile [per la sepoltura], ho chiuso un occhio e ho firmato” ha aggiunto Blas. Infine racconta di come le sia stato imposto di firmare una rinuncia ad eventuali ricorsi o denunce nei confronti degli assassini di suo marito. Dopo il taglio del nastro, i familiari hanno assistito all’inumazione di 11 urne contenenti i resti dei loro congiunti.
Ad oggi è aperta una indagine della Corte penale internazionale (Cpi) per stabilire se le uccisioni legate alla violenta campagna antidroga – sulle quali hanno indagato anche le Nazioni Unite – siano frutto di una politica di Stato. Secondo i dati della polizia nazionale filippina (Pnp) sarebbero oltre 6.600 il numero dei morti ufficiali nella “guerra alla droga” voluta dal presidente. In realtà, in base ai resoconti di media e attivisti per i diritti umani, il numero delle vittime è compreso tra le 27mila e le 30mila unità contando gli omicidi commessi dai vigilanti.
(Foto tratte dal sito della Conferenza episcopale filippina)
Fonte : Asia