È la Giornata mondiale della libertà di stampa, le 7 canzoni da ascoltare sul tema

Oggi, 3 maggio, si celebra la Giornata internazionale per la libertà di stampa. La ricorrenza fu proclamata nel 1993 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dietro raccomandazione della Conferenza Generale dell’Unesco. In questa giornata l’attenzione è tutta per i principi in difesa della libertà di stampa, del pluralismo e dell’indipendenza dei media. Nel mondo dello Spettacolo questi temi sono stati toccati più e più volte, da film e libri, ma anche da canzoni di grande successo. Ecco quindi alcuni brani da ascoltare per celebrare la libertà di stampa.

“La libertà”, Giorgio Gaber

Quello della libertà di stampa è un tema che, necessariamente, si intreccia con quello dell’essere liberi a livello assoluto. Uno dei testi di maggior impatto e successo in questo senso è La libertà, del 1972. Essere liberi, per Gaber, è partecipare.

La libertà
non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.

“Mi fa male il mondo”, Giorgio Gaber

In questo brano del 1994, sempre di Giorgio Gaber, viene invece lanciata un’invettiva durissima sui giornalisti che si lasciano controllare e che non combattono per la libertà di stampa e per spezzare i meccanismi di una cattiva informazione:

Mi fa male la stampa, mi fa male che qualcuno creda ancora che i giornalisti si occupino di informare la gente. I giornalisti, che vergogna! Cosa mettiamo oggi in prima pagina? Ma sì, un po’ di bambini stuprati, è un periodo che funzionano.

“Il giornalista”, DisAgiati

Anche il brano dei DisAgiati è critico contro la stampa che non è libera e racconta le imprese di un cronista di provincia che non si schiera mai, attento a non “disturbare” il politico di turno per non perdere i propri miseri privilegi.

Sono un giornalista un poco a destra e un po’ a sinistra
Impegnato a non offendere la massa salutista
Con un occhio ai necrologi
ed ai pubblici servigi
L’importante è la gestione
della pubblica opinione
Amo annusare il vento
se il politico è contento
e se rimane qualche pelo
sulla lingua mi lusinga.

“Sulla frontiera”, Jovanotti

In questa canzone del 2011, Jovanotti racconta di un mondo ipercontrollato e iperconnesso in cui, pur con tutti i limiti, ci si riesce ancora a sentire liberi, guardando dentro se stessi.

Controllano le cose che si fanno la domenica.
Ci fanno propaganda elettorale nella predica.
Ci impongono censure sulle cose da sapere.
Ci danno indicazioni sulle fonti di piacere.
Ci dicon cosa bere.
Ci copiano lo stile.
Ci giudicano in base a quale zona uno vive.
Ci timbrano la mano per uscire dal locale.

Eppure non mi sono mai sentito così libero.
Eppure non mi sono mai sentito così libero.

Perché io danzo.
Perché io danzo.
Sulla frontiera.

“Gente della notte”, Jovanotti

Sempre Jovanotti, in questo brano del 1990, si concentra sull’importanza delle notizie, di quelle buone e di quelle brutte, di cui si viene a conoscenza grazie ai giornali.

E quando sorge il sole dire buonanotte
E leggere il giornale prima di tutti
Sapere in anteprima tutti i fatti belli e brutti.

“I cento passi”, Modena City Ramblers 

Ma ci sono canzoni che celebrano anche il coraggio dei giornalisti, e della stampa in generale. I cento passi, canzone di lotta e di protesta, come tutte le canzoni dei Modena City Ramblers, è diventata popolare perché è stata inserita nella colonna sonora del film di successo diretto da Marco Tullio Giordano, I cento passi, che parla del giornalista e attivista Peppino Impastato e della sua lotta alla mafia. Impastato proveniva da una famiglia mafiosa, ma spezzò i legami di sangue per denunciare – attraverso l’emittente radiofonica Radio Aut – gli interessi e le connivenze tra politica, economia e mafia. Cosa Nostra lo eliminò nel maggio del 1978. Dal film che è nato su di lui, i Modena City Ramblers riprendono i dialoghi e cantano un inno al coraggio di Peppino, il ragazzo che “poteva come tanti scegliere di partire. Invece scelse di restare”.

Nato nella terra dei vespri e degli aranci
Tra Cinisi e Palermo parlava alla sua radio
Negli occhi si leggeva la voglia di cambiare
La voglia di Giustizia che lo portò a lottare
Aveva un cognome ingombrante e rispettato
Di certo in quell’ambiente da lui poco onorato
Si sa dove si nasce ma non come si muore
E non se un’ideale ti porterà dolore

Ma la tua vita adesso puoi cambiare
Solo se sei disposto a camminare
Gridando forte senza aver paura
Contando cento passi lungo la tua strada, allora

Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento passi.

 

“Freedom of Speech”, John Mellencamp

Ma anche libertà di stampa e libertà di parola, di espressione, sono temi intrinsecamente legati. Dei molti brani che parlano della libertà di poter esprimersi, quello di Mellencamp, del 2014, celebra la libertà in tutte le sue forme, attraverso un elemento imprescindibile: il confronto con l’altro.

Libertà di parola
Libertà di dire
Libertà di pensare
Libertà di parola
Questo è il mio giorno fortunato
Libertà di pensiero
Libertà dei sogni
Libertà di credere
Che tutti possiamo essere re
La libertà è tua
La libertà è mia
Libertà di parola
Così posso scrivere queste righe
Se tu ed io siamo d’accordo (traduzione dal testo originale in inglese, ndr).

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Fonte : Sky Tg24