La mamma di Paolo Pasqualini sbranato dai cani a Manziana: “Non mi hanno detto subito che era morto”

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“Non ci hanno detto subito che era stato aggredito dai cani. Forse volevano darci speranza”, queste le parole della mamma di Paolo Pasqualini, il 39enne sbranato e ucciso da tre rottweiler.

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Paolo Pasqualini a sinistra e la mamma Simonetta a destra, nello studio di Cinque Minuti di Bruno Vespa.

Hanno provato a darci delle speranze, ci hanno detto che aveva avuto un incidente. Ma non che fosse stato aggredito dai cani – ha spiegato la mamma di Paolo Pasqualini, l’uomo sbranato da tre rottweiler a Manziana lo scorso febbraio – Non ci hanno detto subito che era morto, siamo rimasti con l’ansia fino alle quattro di pomeriggio senza sapere niente”, forse per preparare la famiglia al peggio.

“Io l’ho capito subito che era grave, hanno iniziato a farci troppe telefonate. Da Roma, dove stavamo noi, siamo tornati a Manziana, sul luogo dell’incidente. Poi abbiamo scoperto che era già uscita la notizia della morte su internet”, ha aggiunto la sorella, Priscilla.

Il ricordo del giorno della tragedia

La mamma e la sorella di Paolo Pasqualini, ospiti questa sera a Cinque Minuti di Bruno Vespa nel preserale di Rai Uno, hanno raccontato come è stato vivere quella tragica giornata. “Non capivo questa apprensione, così da Roma siamo andati a Manziana”, ha continuato la sorella.

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Una volta appreso della morte, così violenta, di Paolo, hanno comunque scelto di vederlo per un’ultima, tragica volta. “Ci hanno fatto vedere soltanto una parte del viso – ha precisato la mamma, riferendosi alle condizioni in cui si trovava il corpoÈ stato terribile, ma sono stata contenta di aver trovato il coraggio di farlo. Perché poi non sarebbe più stato possibile”. Con lei, anche la sorella di Paolo. “Non potevamo toccarlo. Siamo tornate indietro più volte a vederlo. Non sembrava più lui. E io forse non lo volevo accettare“.

Per il nuovo avvocato c’è ipotesi di omicidio volontario

Pochi giorni fa, le due hanno nominato un nuovo legale, scegliendo colui che ha seguito la famiglia di Marco Vannini, Celestino Gnazi. Per l’avvocato l’ipotesi è di omicidio volontario.

“Paolo stava camminando. Ma è morto in un punto tranquillo, in mezzo ai prati in cui la domenica si ritrovano i boy scout – continua la sorella – È morto solo lui, ma poteva essere una strage. Non c’era neanche un recinto. Non è stato fatto niente per evitarlo. Era bellissimo nella sua buffa ingenuità”. Una persona generosa e solare è come lo ha ricordato la mamma: “Avrebbe potuto fare molte cose belle e avere tante soddisfazioni“.

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Fonte : Fanpage