“È una presa in giro. Un titolo da dare in pasto alla stampa il giorno del primo maggio”. Il capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Finanze della Camera, Emiliano Fenu, commenta così, a Today.it, il “bonus 100 euro” contenuto nel dlgs attuativo della delega fiscale varato dall’ultimo Consiglio dei Ministri e annunciato dalla premier Giorgia Meloni nel giorno della Festa dei lavoratori.
Perché è una presa in giro?
“Si tratta di un bonus una tantum, che arriverà se tutto va bene a gennaio 2025, valido solo per quel mese e basta, che sarà tassato al 23 per cento, che è destinato solo a chi supera la “no tax area” di 8.500 euro di reddito annuo, cioè ai soggetti capienti, che è destinato solo a chi è sposato e non separato, con almeno un figlio e con moglie e figlio a carico”.
Il bonus da 100 euro non sarà di 100 euro: quanti soldi arrivano davvero e chi viene “beffato”
“Di fatto – continua Fenu – sostituisce la promessa non mantenuta di detassare le tredicesime. Come se non bastasse, è rapportato ai mesi effettivi di lavoro; quindi se il lavoratore è stato assunto ad esempio nel mese di giugno, il bonus sarà di 50 euro lordi”.
Con queste cifre e con tutti questi paletti diventa difficile anche definirla “mancetta elettorale”…
“Il problema è che il lavoratore scoprirà la beffa a elezioni già passate da un pezzo. Ammesso che alla fine gli convenga farne richiesta”.
Potrebbe non convenire chiederlo?
“È probabilmente la cosa più fastidiosa di questo provvedimento. Il bonus non sarà automatico, ma il lavoratore dovrà farne richiesta dopo aver verificato di averne diritto. E quindi, siccome i lavoratori non sono tutti commercialisti o consulenti del lavoro, si dovranno recare nei patronati o chiedere aiuto a un professionista che potrebbe costare più dello stesso bonus. E poi dovrà essere lo stesso lavoratore a inoltrare la richiesta alla sua azienda che provvederà a versare l’anticipo in busta paga. E se ci dovesse essere qualche errore, in fase di conguaglio potrà trattenere nuovamente la cifra”.
Fossi un lavoratore che ne ha diritto avrei appena rinunciato.
“Ovviamente vista la situazione in cui versano molte famiglie ci sarà chi lo chiederà, perché anche pochi euro possono far comodo, ma parliamo di una misura che ovviamente non toglie i lavoratori dallo stato di povertà. Il tema di fondo è che per questo governo il lavoro deve restare povero: sia nel def dello scorso anno che in quello di questo anno c’è scritto che l’impegno principale è quello di mantenere la moderazione salariale, che tradotto vuol dire lavoro sottopagato. L’esecutivo addebita tutte le colpe delle spinte inflazionistiche ai salari, che però sono praticamente fermi da trent’anni, ma non tocca le vere cause dell’inflazione, dal costo dell’energia e dei servizi essenziali, dovuto ai monopoli e agli oligopoli, agli extraprofitti delle banche; inizialmente volevano tassarli ma poi si sono tirati indietro facendo una figuraccia. Il “bonus 100 euro” è l’ennesimo provvedimento vuoto, una pubblicità ingannevole prima delle elezioni”.
Fonte : Today