Il governo ferma la transizione verde: senza ecobonus si vendono solo auto tradizionali, elettriche al palo

Ad aprile 2024, il mercato auto italiano torna ad avere il segno positivo dopo la frenata di marzo (-3,7%), con un rialzo del 7,5%, complici due giorni lavorativi in più rispetto ad aprile 2023 (20 giorni contro 18), ma rimane da colmare un forte divario rispetto ai volumi pre-pandemia (-22,4% rispetto ad aprile 2019).

In aprile in Italia sono state immatricolate 135.353 autovetture, 586.665 da inizio anno. Male Stellantis che con 42.570 auto vendute in un mese, vede scendere ulteriormente la propria quota di mercato in calo dal 34% al 31,4%. 

Tuttavia andando a guardare i dati nel dettaglio emerge come la stragrande maggioranza di auto vendute sono “tradizionali”. Le autovetture a benzina vedono il mercato di aprile in aumento del 14,1%, con quota di mercato al 31,2%, mentre le diesel calano del 21,1% con quota al 14,3%. Le autovetture elettrificate rappresentano il 45,2% del mercato di aprile.

Come spiegano i protagonisti del settore il mercato dell’auto, se non fosse per le auto immatricolazioni dei dealer – in specie sulle motorizzazioni preferite dagli acquirenti benzina ed ibrido – avanza a stento a causa dello stallo determinato dalla prolungata attesa per i preannunciati, oramai da troppi mesi, nuovi Ecobonus e anche l’andamento degli ordini, in un contesto di incertezza, si mantiene ridotto e sostanzialmente azzerato per i veicoli green (elettrici e plug-in), soprattutto sul canale dei privati. 

Le emissioni medie di Co2 delle nuove immatricolazioni auto in aprile evidenziano una lieve crescita (+0,5%) con 121,9 g/Km, con un trend in salita; 121,3 g/Km nel quadrimestre (+0,9%).

“Prosegue, infatti, l’immobilismo delle vendite di veicoli elettrici e plug-in, il cui parco circolante – spiega Massimo Artusi, il presidente di Federauto – rappresenta poco più dell’1% del totale delle auto circolanti nel nostro Paese: numeri estremamente distanti dagli obiettivi, recentemente confermati dai tecnici del governo, fissati nel Piano nazionale integrato per l’energia e il clima che indica 4,3 milioni di Bev e 2,3 milioni di plug-in al 2030.

“I tassi di interesse ancora elevati e l’incertezza economica delle famiglie in generale – osserva Roberto Vavassori, presidente dell’Anfia – non aiutano a raggiungere un livello di immatricolazioni che consenta di traguardare gli obiettivi ambientali europei. Inoltre, il grave ritardo nell’implementazione della norma sui nuovi incentivi si aggiunge ai fattori che disegnano un quadro non positivo per il settore. L’offerta di modelli a bassa e nulla emissione locale aumenta la possibilità di scelta degli acquirenti, ma questo sembra non essere sufficiente per riportare il mercato a livelli necessari per un efficace rinnovo del parco circolante italiano, tra i più vecchi e inquinanti d’Europa”.

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Fonte : Today