Dal 1° maggio su Disney+ sono disponibili tutti i 4 episodi che compongono la prima stagione di Shardlake, miniserie tv tratta dalla serie di romanzi di C. J. Sansom, che purtroppo è morto di tumore il 27 aprile scorso, quattro giorni prima dell’uscita di Shardlake su Disney+.
Il titolo della serie fa riferimento al cognome del protagonista, Matthew Shardlake, avvocato/investigatore nell’Inghilterra della prima metà del ‘500: Shardlake, dunque, è una serie che unisce vari generi: le storie in costume, il dramma, il mistery e il crime, o il giallo per dirla in italiano. Non il fantasy (sebbene Cromwell sia interpretato da Sean Bean, indimenticabile Ned Stark di Game of Thrones): C. J. Sansom era laureato in storia e le sue ricostruzioni dell’epoca sono particolarmente accurate.
E cosa c’è di meglio di vedere una miniserie da meno di 4 ore totali di durata, con un mistero da risolvere tra monaci, cavalli e un’atmosfera stile Il nome della rosa, quando fuori dalla finestra la primavera tarda ad arrivare e mezza Italia è sotto la pioggia? Secondo noi niente, e per spiegarlo iniziamo questa recensione con la sintesi della trama, ovviamente senza spoiler.
Di cosa parla Shardlake
In particolare, questa prima stagione è tratta dal primo romanzo di Sansom con protagonista questo strano detective cinquecentesco con la gobba (la displasia alla mano destra è invece un disturbo congenito dell’attore britannico Arthur Hughes). Il titolo del romanzo in questione è Dissolution (titolo italiano L’enigma del gallo nero, ed. Sperling & Kupfer), anche se tra le pagine e lo schermo ci sono alcune differenze.
Matthew Shardlake viene convocato da Thomas Cromwell, consigliere del re Enrico VIII (da non confondere con il suo discendente Oliver Cromwell) che ha appena sposato la sua terza moglie, per indagare sull’omicidio di un emissario del re, che abbiamo intravisto nella prima scena, avvenuto in uno dei tanti monasteri della Chiesa di Roma che Enrico VIII e Cromwell vogliono chiudere e sequestrare nel loro percorso di riforma anglicana.
Ad aiutare Shardlake ci sarà un altro uomo di Cromwell, Jack Barak (nel romanzo l’assistente era Mark Poer, mentre il personaggio di Barak compare nei libri successivi), con due approcci molto diversi: mentre Shardlake ha come guida “verità e giustizia”, a Barak interessa soprattutto trovare un colpevole all’interno del monastero per raderlo al suolo per sempre come vogliono il re e Cromwell.
Quando da Londra arrivano nell’immaginaria cittadina costiera di Scarnsea, però, i due commissari si rendono presto conto che i monaci non cederanno senza prima opporsi in ogni modo possibile: l’indagine sarà parecchio complessa e non esente da incidenti di percorso, per così dire, ma fermiamoci qui e riguardiamo il trailer di Shardlake.
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Shardlake è un “guilty pleasure” d’altri tempi
Guardare questa serie ci ha restituito quelle emozioni che ci regalavano un tempo i gialli di Agatha Christie o di Conan Doyle, o la visione della mitica fiction Rai de Il nome della rosa con Sean Connery: c’è qualcuno che viene ucciso e ci sono gli investigatori che devono trovare il colpevole all’interno di un luogo più o meno chiuso. It’s just that simple, direbbero gli inglesi, che sono maestri di questo genere di storie.
Non è necessario conoscere a menadito la storia dell’Inghilterra, basta ricordarsi che Enrico VIII fondò la Chiesa anglicana fondamentalmente perché il Papa non gli aveva concesso l’annullamento del primo matrimonio (per sposare la famosa Anna Bolena, che in questa serie è stata da poco giustiziata). In compenso, Shardlake trasuda storia in ogni fotogramma.
E tutto ciò con una fotografia dove dominano i grigi e i marroni, dove le tonalità accese sono quasi del tutto assenti, e questo paradossalmente (o no?) contribuisce a regalare un’esperienza di visione che, a dispetto del tema, è rilassante come quei vizi e quelle coccole che ci concediamo quando siamo un po’ giù. Tanto che è quasi un peccato che Shardlake sia composto di soli quattro episodi: ora aspettiamo la prossima stagione.
Voto: 7.7
Fonte : Today