In una intervista con la rivista Rolling Stone, Bruce Springsteen ha raccontato con precisione i momenti fondamentali della sua educazione musicale. Tutto inizia con Elvis Presley che Springsteen vede all’Ed Sullivan Show da bambino, come milioni di americani, in una delle sue tre apparizioni tra settembre 1956 e gennaio 1957: “Ho provato a suonare la chitarra ma ero troppo piccolo. Non riuscivo, l’ho messa via”. Poi nel 1964 c’è la rivelazione: “Ero in auto con mia madre e mentre percorrevamo South Street è passata in radio I Wanna Hold Your Hand dei Beatles”.
Bruce ha raccontato con il suo stile cinematografico la sua reazione. “Sono corso nella sala da bowling, lungo il corridoio illuminato dai neon, fino alla cabina del telefono. Ho chiamato la mia ragazza e le ho detto: hai sentito questa band chiamata The Beatles? Da quel momento in poi per me ci sono state solo le chitarre e il rock’n’roll”. Un anno dopo, nel 1965 è arrivata Like a Rolling Stone di Bob Dylan: “La canzone che ha aperto a calci le porte della mente della mia generazione”.
I riferimenti alla storia del rock’n’roll definiscono la sua ricerca musicale, il talento innato da narratore danno alle sue canzoni la forza espressiva che le fa entrare nella vita delle persone, e la lettura del quotidiano (“Ho passato la vita a misurare la distanza tra il Sogno Americano e la realtà” ha detto) e dell’immaginario americano, tra strade che corrono lungo le spiagge dimenticate del New Jersey ed eroi romantici in fuga da un destino da perdenti, trasfigurato come nelle scene di un film creano il suo stile unico.
Tutto questo crea la canzone che cattura l’immaginazione del suo pubblico, cambia per sempre la sua carriera e per lo stesso Springsteen: “È il brano in cui mi sono inventato. Contiene una certa quantità di passato, presente e futuro del rock’n’roll”. Born to Run è il primo successo di Bruce Springsteen, che si gioca tutto il suo destino in quattro minuti e trenta di rock travolgente e appassionato e in una storia semplice ed universale di ragazzi come lui che cercano di scappare da Freehold, la sua piccola città del New Jersey: “Di giorno sudiamo sulle strade di un sogno americano che sfugge via, di notte corriamo attraverso i palazzi della gloria a bordo di macchine per il suicidio, liberi dalle gabbie sulla Highway 9”. Springsteen ha commentato così la sua canzone simbolo: “Sono riuscito a scrivere bene di una serie di archetipi rock’n’roll: un’automobile, una ragazza, la strada, un ragazzo, la fuga. Sono tutti clichè classici dei B movie americani che sono riuscito a rinvigorire a modo mio e a riportare in vita nel 1975”.
Fonte : Virgin Radio