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Alla fine della sua esibizione Geolier ha voluto spendere due parole contro le disuguaglianze quotidiane, parlando di razzismo, carceri e violenza sulle donne.
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Geolier al Concertone del Primo Maggio
Ci voleva Geolier per sentire al Concertone del Primo Maggio qualche parola che non sapeva di artificio, semplice, senza troppa retorica, facendo un accenno a ciò che troppi dimenticano, le carceri, argomento troppo spinoso per politici e parte della società civile. Dopo ore di parole che sembravano più vuote che altro, di tanto “No alla guerra”, “Sì alla pace”, insomma slogan vuoti a cui neanche le parole de La guerra di Piero lette da Meta e Noemi hanno dato importanza, perché è troppo facile, talvolta, ritirarsi nel passato per non affrontare le complessità del presente.
Dopo la sua esibizione, dopo il delirio scatenato dal rapper napoletano, Geolier ha detto poche parole, semplici, senza troppi infiocchettamenti, ma toccando alcuni argomenti fondamentali. Capiamoci, tutto molto basico, ma questa semplicità è veicolo verso le tantissime persone che seguono il rapper di I p’ me, tu p’ te: “Tutto quello che viene detto su questo palco ha sempre un peso maggiore, io voglio parlare di una cosa che purtroppo nel 2024 esiste ancora, ovvero la diseguaglianza. Una voce va a tutte quelle persone che vengono trattate in modo diverso sul lavoro per il luogo di provenienza o per il colore della propria pelle”.
A questo punto Geolier tocca un argomento non semplice, ma di enorme attualità, soprattutto pochi giorni dopo le immagini arrivate dal Carcere Beccaria di Milano dove un ragazzo di 15 anni è stato violentemente picchiato dai poliziotti: “Una voce va a tutte quelle persone che vengono maltrattate nelle carceri, una voce va a tutte quelle persone che non hanno niente e si aggrappano alla vita, lavorando, in qualsiasi situazione, senza sicurezza. Una voce va a tutte le donne, troppe, che ancora subiscono. Siamo tutti quanti uguali, finché rimaniamo sotto lo stesso cielo e qualsiasi cosa facciamo Dio lo sa”.
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Fonte : Fanpage