Crescere per acquisizioni. La strategia di Bending Spoons spiegata dal suo fondatore

Una crescita per acquisizioni. Tante, decine in pochi anni. Tre solo nei primi tre mesi del 2024. Messe spesso a segno negli Stati Uniti, una rarità per una startup italiana. Bending Spoons è un caso. L’azienda milanese è oramai sotto i riflettori della stampa mondiale. Sono passati 11 anni dalla sua fondazione.

Oggi è un piccolo colosso del software: 400 dipendenti, ricavi che nel 2023 sono saliti a 392 milioni e che entro l’anno l’azienda vede a 600. Quasi il doppio. Il ritmo di crescita che una startup dovrebbe avere per scalare il proprio mercato di riferimento. Anche se è piuttosto difficile definire bene quello di Bending Spoons. È tra i principali sviluppatori di applicazioni per dispositivi Apple, da dove arrivano più della metà dei suoi ricavi.

Breve storia di Bending Spoons: da Copenhagen all’app Immuni

Fondata a Copenhagen nel 2013, spostata poco dopo a Milano, negli anni è diventata uno dei leader globali di sviluppo e commercializzazione di app. In Italia è nota soprattutto per aver sviluppato Immuni, l’app anti contagio da Covid-19 creata e donata al governo. Oggi è a tutti gli effetti una delle principali aziende tecnologiche europee.

Bending Spoons oggi vale circa 2,55 miliardi. È tra le poche tech company italiane ad aver raggiunto una valutazione superiore al miliardo, club i cui membri in Italia si contano sulle dita di una mano. Un unicorno, come vengono chiamate queste aziende nel vocabolario delle startup.

Bending Spoons: 2,5 miliardi di valore, 700 milioni di finanziamenti

Ha ottenuto finanziamenti per circa 700 milioni. 200 milioni in aumento di capitale, e poco più di 500 a debito.  Soldi usati per crescere. E crescere per Luca Ferrari, classe 1985, veronese, fondatore e amministratore delegato dell’azienda, vuol dire anche acquisire altre società. Portare nuovi strumenti e competenze nel quartier generale in zona Garibaldi. “Siamo un’azienda tecnologica che acquisisce, sviluppa e fa crescere prodotti digitali grazie a una potente piattaforma proprietaria”, spiega a La Stampa.

L’ultima acquisizione è la piattaforma di video streaming StreamYard. La cifra non è stata rivelata. Come non sono state rivelate quelle delle altre decine di acquisizioni messe a segno negli anni. Poco prima avevano portato a termine l’acquisizione di Evernote, app per organizzare il proprio lavoro. Prima ancora Meetup (organizzazione del lavoro) e Mosaic (sviluppatore app). L’azienda è stata vicina all’acquisto della popolare app di video Vimeo, ma l’affare poi è sfumato.

Crescere per acquisizioni: il caso Bending Spoons

“Benché le app mobile siano una componente importante del nostro portafoglio, gestiamo prodotti di vario genere. Per esempio, Evernonte è una sofisticata suite di produttività usata però principalmente su laptop. E la stessa cosa vale StreamYard, che è uno dei più avanzati strumenti di registrazione live-streaming video”. Ma a cosa servono tutte queste acquisizioni? “Acquisiamo prodotti che riteniamo abbiamo molto potenziale inespresso e, grazie alla nostra piattaforma, cerchiamo di realizzare appieno questo potenziale. Reinvestiamo poi i proventi nel rafforzare la piattaforma ed effettuare acquisizioni ancora più grandi e stimolanti”, spiega il manager, che ha fondato l’azienda con Francesco Patarnello, Matteo Danieli, Luca Querella e Tomas Greber. Esprimere quel potenziale inespresso è la chiave delle operazioni. Il valore generato ne porterà altre.

La ricetta è la stessa: crescere per acquisizioni e creazione del valore. “È il nostro principale motore di crescita. Non abbiamo forti preferenze per quanto concerne il settore, purché si tratti di prodotti, per l’appunto, digitali”, aggiunge. Non si è trattato sempre di acquisizioni indolori. Dopo essersi assicurata Evernote, che da anni non riusciva a diventare redditizia, Bending Spoons a licenziato quasi tutti i 250 dipendenti negli Usa e in Cile, spostando le attività in Europa. Dove però Bending Spoons continua ad assumere. Anche in Italia: “Cerchiamo tanti profili diversi, ma principalmente ingegneri informatici, ricercatori in intelligenza artificiale, analisti e scienziati dei dati e designer di prodotto”, spiega Ferrari.

Intelligenza artificiale e numeri 

L’Ai è diventato un focus anche per Bending Spoons: “Permea molte delle nostre attività, sia nel dietro le quinte che nei prodotti che mettiamo a disposizione dei nostri utenti. Abbiamo sviluppato potenti automazioni che rendono i nostri processi più scalabili ed efficienti. E Remini – modificatore di foto con l’Ai, sviluppato dall’azienda – è il secondo prodotto di intelligenza artificiale generativa più usato al mondo, dietro ChatGpt”. 90 milioni di utenti unici al mese.

Numeri in crescita, dice l’azienda. E i numeri sono quello che più interessa al mercato digitale. Bending Spoons è tra le pochissime realtà italiane a poter vantare una crescita che una startup dovrebbe avere. I numeri che la porterebbero alla consacrazione internazionale, o alla quotazione in borsa. Nessun piano al momento. In futuro, chissà.

Fonte : Repubblica