Ivo Bellotto, l’operaio morto a 68 anni colpito da una gru: “A quell’età non si dovrebbe lavorare”

È morto sul lavoro a poche ore dalla Festa dei lavoratori. Autotrasportatore e operaio specializzato, Ivo Bellotto aveva 68 anni, quasi 69, un’età ormai prossima alla pensione. Alla vigilia del 1° maggio, martedì 30 aprile, il nuovo tragico incidente sul lavoro è avvenuto in un cantiere allestito all’esterno di un allevamento di animali da cortile, in via Kennedy a Fiume Veneto (Pordenone). Secondo le prime ricostruzioni della tragedia, l’operaio – residente nella frazione di Lutrano a Fontanelle (Treviso) e impiegato presso la ditta “Biemme costruzioni e scavi” di Fontanelle (incaricata di eseguire i lavori) – ha perso la vita mentre stava operando con una gru. Colpito dal gancio e sbalzato dal mezzo con il quale stava sollevando alcuni materiali edili, l’uomo è caduto a terra perdendo la vita sul colpo.

Sul posto è stato inviato l’elisoccorso del Suem 118, ma per l’uomo non c’era già più nulla da fare. Il medico legale ha accertato il decesso per arresto cardiaco traumatico. La zona dell’incidente è stata transennata: sul posto sono giunti anche i familiari della vittima. Bellotto, nato nel novembre del 1955, viveva a Lutrano con la moglie. Lascia un figlio e una figlia. Iscritto alla cassa edile, era stato assunto come operaio specializzato dalla ditta Biemme costruzioni e scavi a maggio 2020. Per fare chiarezza sulla tragedia, la procura di Pordenone ha aperto un fascicolo d’inchiesta, e nei prossimi giorni potrebbe decidere di far svolgere un’autopsia sul corpo della vittima.

Solo poche ore prima, lunedì 29 aprile, un operaio di 42 anni è morto in un altro incidente sul lavoro, colpito alla testa da un pezzo di ferro di una gru che si è staccato mentre stava lavorando in un cantiere edile di Monza. L’ennesima morte bianca ha suscitato le reazioni sdegnate dei sindacati. “Primo maggio di sangue. Un’altra vittima sul lavoro macchia la festa e consegna a tutti ancora una volta la responsabilità di scendere in piazza, di manifestare, di gridare a gran voce che la sicurezza sul lavoro va garantita a tutti i costi e che non si può, non si deve, perdere più la vita lavorando”, ha detto il segretario generale della Cgil trevigiana, Mauro Visentin.

“Perché un lavoratore si deve ritrovare a quasi 69 anni a manovrare una gru?”

“Le tragedie che si consumano ogni giorno nei nostri cantieri e nei luoghi di lavoro sono inaccettabili – ha commentato Massimiliano Paglini, segretario generale della Cisl Belluno Treviso -. Il lavoro è e deve continuare ad essere uno strumento di vita, non di morte. Anche questo ribadiremo forte nella piazza del primo maggio a Monfalcone. Bisogna porsi domande serie sui motivi per cui un lavoratore si debba ritrovare a quasi 69 anni a manovrare una gru: anche se in ottima salute, i riflessi non sono quelli di un giovane e il tema dell’invecchiamento della forza lavoro in Italia e nel nord est va affrontato quanto prima con programmazione e visione. Chiediamo da tempo che si riapra il tavolo della previdenza proprio per una riforma strutturale che tuteli maggiormente i lavori usuranti e soprattutto eviti che si debba rimanere al lavoro fino a età come quella del lavoratore deceduto a Fiume Veneto”.

“A una certa età non si dovrebbe stare in cantiere”

“Il cantiere è un luogo pericoloso, a una certa età non ci si dovrebbe stare – ha sottolineato Marco Potente, segretario generale della Filca Cisl Belluno Treviso -. Quella di martedì è stata anche la prima giornata di vero caldo, una condizione rispetto alla quale prestare grande attenzione, perché fattore di rischio importante nei cantieri con l’arrivo dell’estate. Le motivazioni dell’incidente andranno verificate, ma di certo bisogna riaccendere un campanello di allarme su alcuni cruciali fattori di rischio, non solo il caldo ma anche il rispetto di tutte le misure di sicurezza. Come è possibile che un lavoratore che sta manovrando una gru venga colpito dallo stesso macchinario che sta utilizzando?”.

Negli stessi minuti in cui nella località friulana si è consumata l’ennesima tragedia sul lavoro, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha lanciato dalla Calabria un appello, in vista delle celebrazioni di oggi. “Non possiamo accettare lo stillicidio continuo delle morti provocate da incurie, da imprudenze, da rischi che non si dovevano correre – è la denuncia del capo dello Stato -. Mille morti sul lavoro in un anno rappresentano una tragedia inimmaginabile”.

Fonte : Today