Il professore cinese Zhang Yongzhen è un eroe della Medicina. Sta facendo il giro del mondo la sua fotografia pubblicata sul social cinese Weibo, e poi rimossa, nella quale il grande virologo è sdraiato per terra, sotto un piumone, davanti al Public Health Clinical Center di Shanghai: nel suo post – pubblicato lunedì 29 aprile e poi censurato, secondo quanto ha riferito il quotidiano inglese The Guardian – il professor Zhang raccontava di essere stato sfrattato con tutto il suo team di ricercatori e di essere stato poi bloccato all’esterno dalle guardie. Il centro clinico ha dichiarato che al gruppo di scienziati sono stati assegnati altri spazi. Non si conoscono le reali ragioni del trasferimento.
Non è la prima volta che accade. A gennaio 2020 le autorità comuniste avevano chiuso l’intero istituto di Shanghai, impedendo al mondo di conoscere con tempestività la pericolosità del virus della nuova infezione respiratoria, poi chiamata Covid-19, di cui Zhang Yongzhen e il suo laboratorio avevano trascritto per la prima volta il codice genetico. Avevano scoperto, per le parentele tra i virus, che l’epidemia che stava colpendo la città di Wuhan era Sars, la pericolosa sindrome respiratoria acuta grave. Una notizia che la dittatura di Pechino ha tenuta nascosta per settimane, provocando con il suo silenzio la diffusione del contagio nel mondo. E tutto quello che abbiamo poi vissuto.
Quello che non si dice sui virus cinesi
Il pomeriggio del 3 gennaio di quattro anni fa al laboratorio del professor Zhang viene consegnato il campione biologico di un paziente di 41 anni, ricoverato il 26 dicembre per una grave polmonite all’ospedale Centrale di Wuhan. Da quel momento, per tre giorni, nessuno nel centro clinico di Shanghai andrà più a dormire. Zhang Yongzhen (nella foto sotto, secondo l’immagine pubblicata sul social cinese Weibo) con la sua squadra, segmento dopo segmento, codifica l’intera sequenza del filamento di Rna del nuovo virus. Lo chiameranno Wuhan-Hu-1, il primo coronavirus umano del ceppo di Wuhan. Non sanno che all’Istituto di virologia di Wuhan li hanno preceduti di qualche ora. Anche perché loro terranno la notizia segreta.
Il professor Zhang invece registra il genoma del nuovo virus nella banca dati GenBank, usata dai biologi di tutto il mondo. Il titolo del file, ancora oggi, dimostra che a Shanghai avevano ben chiara la pericolosità di quello che stava accadendo a Wuhan: ”Coronavirus sindrome respiratoria acuta grave 2 Wuhan-Hu-1, genoma completo”, è scritto in inglese. Anche per il professore di Shanghai è evidente che si tratta di un nuovo focolaio di Sars. Sono le due di notte di domenica 5 gennaio 2020, quando viene conclusa la registrazione sulla rete GenBank.
La stessa notte Zhang Yongzhen telefona a un collega del reparto di pneumologia dell’ospedale Centrale di Wuhan. Gli dice che il virus è sicuramente più pericoloso dell’influenza stagionale e dell’influenza aviaria. Poi informa il ministro della Sanità cinese e parte per Wuhan. Dove riesce ad avvicinare i dirigenti che seguono l’emergenza soltanto tre giorni dopo. Li avverte che si tratta di un virus tipo Sars. E, altrettanto grave, che il virus si trasmette attraverso il tratto respiratorio, quindi da persona a persona. Martedì 7 gennaio la squadra del professor Zhang consegna alla rivista Nature l’articolo sulla ricerca. Lo firmano in tutto diciannove scienziati. L’unico non cinese è Edward Holmes, un famoso virologo che dall’Australia ha curato la traduzione in inglese.
Cosa sappiamo degli esperimenti dell’esercito cinese
Anche nell’articolo consegnato a Nature sono ben descritti i sintomi e le parentele genetiche del nuovo virus: sia con i coronavirus dei pipistrelli cinesi, sia con lo stesso coronavirus che nel 2003, sempre in Cina, aveva provocato la prima epidemia di Sars. Ma la rivista terrà l’articolo fermo per quasi un mese. Il professore descrive anche quali sono i parenti più prossimi del nuovo virus. Si chiamano ZC45 e ZXC21 (foto sotto), che forse sono all’origine della cortina di ferro calata dalle autorità comuniste sull’importante scoperta fatta a Shanghai. Lo capirò qualche settimana dopo, durante una lunga inchiesta giornalistica sulle origini della pandemia, da cui ho ricavato le notizie verificate per questo articolo.
ZC45 e ZXC21 erano infatti virus dei pipistrelli isolati durante esperimenti maldestri dell’esercito cinese. Così come i militari cinesi guidavano i comitati scientifici all’interno dell’Istituto di virologia di Wuhan. Forse per evitare problemi, il professor Zhang non aggiunge questi dettagli tra i file della banca dati GenBank. Ma nonostante la cautela, il genoma del nuovo virus non viene rivelato al mondo. Eppure la sua conoscenza sarebbe fondamentale: sia per comprendere la pericolosità dell’infezione, sia per avviare gli studi su farmaci e vaccini.
La mattina di sabato 11 gennaio il professor Edward Holmes dall’Australia telefona al collega Zhang Yongzhen. Gli domanda come mai nessuno abbia ancora pubblicato la loro ricerca, né il codice genetico del virus di Wuhan. Nonostante l’evidente pericolosità.
Il raddoppio dei voli Cina-Italia: nel momento sbagliato
Zhang, secondo quanto racconterà in una intervista alla rivista americana Time, dice che ha avvertito tutti: dal ministro della Sanità alle autorità di Wuhan. E che dalla Cina non può fare altro. I dati sono già disponibili su GenBank, ma la comunità scientifica ancora non lo sa. Allora Holmes ottiene il permesso di procedere da solo. E sul forum di discussione scientifica Virological.org appare un post che condensa la sofferenza, la rabbia e il dovere di ogni scienziato libero di fronte all’arroganza delle dittature: il professor Holmes pubblica il genoma.
Il 12 gennaio è domenica. Alla Casa Bianca si preparano allo storico incontro tra il presidente Donald Trump e il vice primo ministro cinese Liu He, per l’abbattimento dei dazi di Pechino sull’esportazione di prodotti agricoli americani. Quella stessa mattina, quando in Europa è ancora notte, un furgone e alcune auto bianche della sicurezza pubblica parcheggiano davanti al Public Health Clinical Center, nei sobborghi di Shanghai. Gli agenti in divisa nera portano il decreto della Commissione sanitaria municipale. È un ordine: i laboratori dove lavorano il professor Zhang e la sua squadra devono chiudere. È evidente come sia una ritorsione alla pubblicazione non autorizzata del genoma del nuovo virus. Verranno riaperti molti mesi dopo.
Così è stata fermata l’inchiesta sugli sprechi Covid – di F. Gatti
Il giorno successivo, il 13 gennaio 2020, Italia e Cina firmano uno storico accordo per il raddoppio immediato dei voli turistici, anche se ormai è risaputo che a Wuhan è in corso un’epidemia di cui non si conoscono le cure. Per il governo di Giuseppe Conte è un grande traguardo. ”L’Italia diventa la nazione europea con il numero più alto di collegamenti aerei con la Cina”, dichiara la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli. L’ultimo volo da Wuhan atterrerà all’aeroporto di Roma Fiumicino alle 4.50 di venerdì 24 gennaio, quando la città cinese è già isolata da ventiquattro ore. Il 30 gennaio viene scoperto il primo caso in Italia: una coppia di turisti, sempre di Wuhan, atterrata a Milano e ricoverata a Roma. Se già il 5 gennaio 2020 il regime comunista, a cominciare dal presidente-dittatore Xi Jinping, avesse dato voce al professor Zhang, il mondo probabilmente avrebbe preso un’altra direzione.
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Fonte : Today