Sabato 26 aprile un ragazzo di 26 anni, un ladro, entra in una casa di Longuelo, un quartiere periferico di Bergamo. Il padrone di casa se ne accorge, prende la pistola che detiene regolarmente ma con cui va perfino a letto (lui stesso ha raccontato di tenerla sotto il cuscino) e gli spara. Lo colpisce: non lo uccide, ma ci va molto vicino. Gli sfiora il collo. “Anche se sono vecchio miro bene. Se avessi voluto li avrei presi”, dice ai giornali. E questa volta, per fortuna, ha funzionato, ma ci si può davvero affidare all’ottima mira? Soprattutto a 85 anni, quando i riflessi e la precisione non sono, giocoforza, quelli di quando si è giovani. E così c’è chi lo osanna per quello che ha fatto, ovvero sparare a un uomo disarmato che si era introdotto in casa sua. Ma è lui stesso a dire: “Non chiamatemi eroe”.
In effetti non si capisce come potrebbe essere un eroe chi va a letto con la pistola sotto al cuscino, sente dei rumori, la impugna, toglie la sicura, carica il colpo in canna e spara. Dice di non aver mirato ai ladri e, ai giornalisti che lo hanno intervistato, mostra il foro lasciato nel muro dal proiettile. Ma i proiettili spesso rimbalzano e chi detiene una pistola deve saperlo. In questo caso, o ha rimbalzato o ne sono stati esplosi almeno due. Altrimenti non è possibile che, se avesse mirato soltanto in alto, la pallottola abbia sfiorato e ferito il ladro. Ma questo sarà l’indagine aperta dalla Procura della Repubblica di Bergamo, da poco guidata da Maurizio Romanelli, a deciderlo: quello che ha fatto l’anziano potrebbe, infatti, essere un reato. Si chiama eccesso di legittima difesa. E non risulta che i reati possano essere eroici.
Il finanziere in pensione dice di aver sparato perché ha pensato alla moglie: “Se mia moglie fosse stata al piano di sotto l’avrebbero massacrata”, dice a Il Giorno. “Avevano già il borsello in mano, gli ho detto: ‘I soldi sono lì, cosa volete di più?’. Ma continuavano a insistere e a strattonarmi. Allora ho messo la mano sotto il cuscino e ho sparato”, dice invece al Corriere della sera. Sta di fatto che, come lui stesso racconta, “appena ho sparato, loro sono scappati”. E chissà, allora, se non bastasse – eventualmente – mostrare l’arma invece di sparare e rischiare di uccidere davvero qualcuno. È lui stesso a dire “un’arma va usata in casi estremi e non certo per offendere”. Ma poi aggiunge: “Ma io mi sono difeso”. Questo, come detto, sarà la magistratura ad accertarlo. Ma intanto la sua “eroicizzazione” proprio non ci sta. Anzi, questo episodio dovrebbe servire a ricordare a tutti, soprattutto a chi inneggia alla legittima difesa per accrescere la psicosi sulla sicurezza degli italiani, il rischio di armare i cittadini.
Giornalista dal 2012, attualmente sono capo area Milano a Fanpage.it. Già direttore responsabile di Notizie.it, lavoro nell’editoria digitale dal 2009. Docente e coordinatore dell’Executive Master in Digital Journalism dell’Università Umanitaria. Autore di tre libri inchiesta sulla criminalità organizzata. Nel 2019 ho vinto il “Premio Europeo di Giornalismo Giudiziario e Investigativo”.
Fonte : Fanpage