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L’incredibile racconto del malcapitato tifoso, ammanettato davanti a tutto il pubblico allo stadio e scortato in una saletta dove è stato interrogato con modi spicci, cercando di fargli confessare di essere il criminale che cercavano: “È l’ultima possibilità per te di dire la verità, perché sei stato riconosciuto da un sistema di riconoscimento facciale che difficilmente sbaglia”. Invece aveva sbagliato…
Clamorosa cantonata dell’Intelligenza Artificiale, implementata in Brasile per il riconoscimento facciale di criminali che si trovino confusi in mezzo al pubblico presente in uno stadio. L’episodio – che ha portato all’arresto di un malcapitato tifoso, poi interrogato con modi spicci in una stanza dell’impianto ed infine rilasciato – è stato denunciato dallo stesso protagonista ed ha avuto così ampia risonanza che il sistema di riconoscimento in questione è stato reso inoperativo.
La vicenda è avvenuta qualche giorno fa, in occasione della finale del campionato del Sergipe tra Confiança e Sergipe. Durante l’intervallo della partita, il 23enne Joao Antonio Trindade è stato improvvisamente avvicinato da un nugolo di agenti in assetto da battaglia, che lo hanno prelevato dal suo posto – ricoprendolo di ignominia agli occhi degli altri stupefatti spettatori – e scortato in una saletta dove hanno provato a fargli confessare di essere il criminale che cercavano: “È l’ultima possibilità per te di dire la verità, perché sei stato riconosciuto da un sistema di riconoscimento facciale che difficilmente sbaglia…“.
E invece sì che aveva sbagliato, come ha dimostrato – poco prima della fine dell’incubo – l’esibizione della propria patente digitale da parte del tifoso. Il racconto fatto dal ragazzo, che è un personal trainer, è tra l’incredibile e lo spaventoso, se si prova un attimo ad immedesimarsi nella situazione: “Sembro un delinquente, un fuggitivo, ma quello scortato dalla polizia sono io – ha scritto Joao Antonio a corredo della foto postata che lo ritrae ammanettato dietro la schiena, assieme al video dell’arresto in tribuna – Sabato scorso, nella finale del campionato del Sergipe, ho vissuto una situazione che non avrei mai immaginato fosse possibile e vengo con vergogna e indignazione a condividerla affinché sia fatto qualcosa e questo non accada più“.
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“La partita era nell’intervallo e mi sono seduto per usare il telefonino – ha raccontato il tifoso – Cinque minuti dopo sono arrivati cinque poliziotti e mi sono spostato da una parte, loro sono venuti ancora di più verso di me ed allora mi sono spostato dall’altra parte pensando che volessero passare, finché il primo non mi ha afferrato il braccio. Mi ha detto di non reagire, ‘invitandomi’ a seguirli con le mani indietro, come mostrato nel video. Ero molto imbarazzato, cercavo di nascondere la faccia, non sapevo cosa fare perché tutta la folla dei tifosi mi guardava, conoscenti e sconosciuti“.
La comprensibile sensazione di paura è aumentata durante lo spiccio interrogatorio condotto nel ventre dello stadio: “Una persona mi ha ordinato di mettere le mani sul muro per perquisirmi (in modo duro), ha sentito la chiave della macchina in tasca e mi ha chiesto cosa fosse, quando ho risposto ha messo la mano in tasca e l’ha tirata fuori per controllare. Poi ha chiesto il mio nome: ‘È l’ultima possibilità per te di dire la verità, perché sei stato riconosciuto da un sistema di riconoscimento facciale che difficilmente sbaglia’. Ho detto di nuovo il mio nome, gli ho dato il portafoglio, ha visto la mia carta d’identità, ha chiesto il mio nome, il nome di mia madre. Ho aperto la mia patente di guida digitale, ho detto il mio indirizzo completo, data di nascita, il codice fiscale. Quando l’hanno visto sul loro sistema e hanno confermato che si trattava di un errore, si sono scusati, hanno detto che era una procedura standard, che un altro tifoso quello stesso giorno era stato catturato correttamente e mi hanno rilasciato“.
Se la vicenda è finita qua per Joao Antonio, ha tuttavia avuto risonanza così ampia che il governatore dello stato del Sergipe ha sospeso l’uso della tecnologia di riconoscimento facciale effettuata dalla polizia militare. “Mi rammarico del fallimento dello strumento di riconoscimento facciale avvenuto durante la finale del campionato del Sergipe. Riconosciamo l’importanza della tecnologia per la sicurezza pubblica e, a causa di quanto accaduto, ho disposto la sospensione dell’utilizzo del sistema fino all’attuazione di un nuovo protocollo“, ha scritto il politico sul proprio profilo Facebook.
Fonte : Fanpage